L’impatto ambientale dello spreco di cibo: tutte le cifre

Sono 931 milioni le tonnellate di cibo che, secondo i dati FAO e UNEP sono stati sprecati nel 2019, dati allarmanti che hanno effetti anche a livello ambientale

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, lo spreco alimentare rimane un problema di grande importanza a livello mondiale. Secondo le stime FAO e UNEP, infatti, nel 2019 sono stati prodotti 931 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari. Lo spreco alimentare ha diverse cause e produce effetti importanti anche a livello ambientale.

Si pensi, ad esempio, all’inquinamento prodotto dallo smaltimento di tali quantità di rifiuti alimentari o all’impatto delle emissioni dei mezzi di trasporto di alimenti e di rifiuti alimentari. Adnkronos e Datafactor di Expleo hanno condotto un’indagine sul fenomeno dello spreco alimentare a partire dall’analisi dei dati forniti da diverse fonti: FAO, UNEP, ISTAT e To Good To Go.

Quasi il 20% del cibo viene sprecato

I dati sullo spreco alimentare sono allarmanti. Ogni anno, nel mondo, vengono generate 931 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari. Di questi, il 61% sono prodotti dalle famiglie, il 26% dalla ristorazione e il 13% dalla vendita al dettaglio. In totale, si stima che il 17% del cibo prodotto nel mondo venga sprecato.

Questo significa che, ogni anno, vengono buttati via circa 160 milioni di tonnellate di cibo. Lo spreco alimentare è un problema globale che non riguarda solo la fame nel mondo, ma anche le conseguenze che questi rifiuti hanno sull’ambiente.

I dati 2021 sullo spreco di cibo

Il continente africano è quello che registra il più grande spreco di cibo a livello domestico, con 100 kg per persona all’anno. Secondo l’UNEP, ci sono due principali ragioni per questo: il campionamento inadeguato della popolazione più povera e il fatto che il dato comprende anche le parti non commestibili del cibo che spesso nei Paesi più poveri non sono oggetto di trasformazione e riutilizzo.

Nel settore della ristorazione, i continenti più spreconi sono Asia, America e Africa, con 28 kg di alimenti sprecati per persona all’anno. Infine, nel commercio al dettaglio, il più alto livello di spreco alimentare si registra in Asia con 17 kg per persona all’anno. L’Europa in questo settore è la meno sprecona, con 13 kg per persona all’anno.

La situazione in Europa

Secondo il Food Waste Index relativo al 2021, la Grecia detiene il triste primato di spreco alimentare domestico, con 142 kg di alimenti buttati per persona ogni anno. Seguono Malta con 129 kg e Cipro con 95 kg La più virtuosa è la Slovenia con “solo” 34 kg sprecati per persona. L’Italia si pone bene in questa graduatoria, con 67 kg per persona per anno, infatti, siamo tra gli 8 Paesi EU che sprecano di meno.

Un dato che ci pone ben al di sotto di Paesi di grandi dimensioni come Germania (75 kg per persona per anno), Spagna (77 kg) e Francia (85 kg). Ancora meglio il nostro Paese ha fatto nel settore del commercio al dettaglio dove siamo il Paese EU più virtuoso con uno spreco alimentare contenuto in soli 4 kg per persona per anno. In questo settore le peggiori sono Danimarca e Francia rispettivamente con 30 e 26 kg di alimenti sprecati per persona per anno. Infine, nel settore dei servizi alimentari il valore più elevato si registra in Irlanda con 56 kg per persona annui.

Lo spreco nei processi produttivi

Lo spreco di cibo riguarda anche la ristorazione, il commercio al dettaglio, ma anche quello che avviene nelle fasi precedenti alla vendita: trasporto e stoccaggio degli alimenti. Secondo i dati FAO aggiornati al 2020, l’Europa, con il 7,03%, è il continente che registra il minor spreco alimentare rispetto agli altri continenti.

L’Africa è quello che ne soffre maggiormente. Questo è dovuto principalmente alla mancanza di tecnologie e infrastrutture adeguate in molte parti del continente. La situazione è particolarmente grave in alcuni Paesi, dove la percentuale di cibo sprecato è superiore al 18%. Questo è un problema che va affrontato con urgenza, per garantire il diritto al cibo a tutti i cittadini africani.

L’impatto ambientale

Lo spreco alimentare è un problema serio che ha un impatto negativo sull’ambiente. Gli alimenti scartati diventano rifiuti da smaltire, con tutte le conseguenze inquinanti che ne derivano.

Secondo i dati della FAO, la Spagna è il Paese con il maggior numero di emissioni di metano legate allo smaltimento dei rifiuti alimentari, seguita da Grecia e Italia. Questo è un dato allarmante che ci fa riflettere sull’importanza di ridurre lo spreco alimentare per salvaguardare l’ambiente.

Le emissioni di CO2 legate al trasporto

Ci sono diversi fattori che contribuiscono all’inquinamento atmosferico, ma uno dei principali è sicuramente quello legato al trasporto degli alimenti. Ogni anno, i mezzi di trasporto che vengono utilizzati per il trasporto degli alimenti immettono nell’atmosfera una enorme quantità di anidride carbonica CO2.

Secondo i dati del 2019, i Paesi dell’Unione Europea più inquinanti sono Francia, Italia e Germania, con valori che superano ampiamente la media UE. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante perché l’aumento della CO2 nell’atmosfera contribuisce all’effetto serra, che a sua volta causa il riscaldamento globale. Pertanto, è evidente che è necessario fare qualcosa per ridurre il trasporto degli alimenti e, in generale, il consumo di combustibili fossili.

Gli alimenti che vengono maggiormente sprecati

Si stima che ogni anno vengano sprecati circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo in tutto il mondo. Questo è un dato allarmante, soprattutto se si pensa che ci sono milioni di persone che soffrono la fame.

La maggior parte degli alimenti che vengono sprecati sono frutta e verdura, pesce e frutti di mare, cereali. I latticini sono invece la categoria di alimenti meno sprecata. Si può fare molto per ridurre lo spreco di cibo, ad esempio donando gli alimenti in eccedenza alle persone bisognose o compostando i rifiuti organici.