I giovani italiani sono campioni dello spreco alimentare

Secondo il rapporto Opinionway-Smartway gli italiani tra i 18 e 24 anni sono sì attenti, ma anche "campioni dello spreco", che costa ogni anno 22,8 miliardi di euro.

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Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Nonostante la crisi economica e l‘inflazione crescente abbiano rallentato lo spreco alimentare, il cibo gettato via è ancora troppo, come riporta lo “Studio OpinionWay-Smartway: Gli italiani e lo spreco alimentare”.

Cifre allarmanti sullo spreco alimentare

Il rapporto mette in luce un dato allarmante: nel 2022, ogni persona in Italia ha buttato via settimanalmente circa 595,3 grammi di cibo. Questo rappresenta un aumento del 15% rispetto all’anno precedente, un incremento dovuto principalmente alla ripresa della vita sociale dopo i periodi di restrizioni dovuti alla pandemia. I dati di Waste Watcher International, tuttavia, registrano una diminuzione dello spreco nel 2023. A livello globale, soprattutto a causa dell’inflazione, si è ridotto e in alcuni casi in modo molto significativo

Per comprendere meglio i comportamenti e le abitudini degli italiani riguardo al consumo e allo spreco alimentare, l’organizzazione Smartway, che sostiene la grande distribuzione nella lotta contro lo spreco, insieme all’Istituto OpinionWay, hanno interrogato gli italiani per la prima volta. I risultati dello studio svelano un quadro complesso. Innanzitutto, il 97% degli italiani dichiara di prestare attenzione agli sprechi alimentari, con il 62% che afferma di farlo con molta attenzione. Questo dimostra un elevato livello di consapevolezza del problema tra la popolazione italiana.

I giovani sono attenti, ma spreconi

Una delle rivelazioni più sorprendenti dello studio è che i giovani, spesso considerati sensibili alle questioni ambientali, si sono rivelati essere i principali spreconi, o semplicemente più sinceri. Tra i 18 e i 24 anni, si butta via fino a 4 volte più cibo rispetto agli adulti di età superiore ai 65 anni. Ad esempio, il 47% dei giovani butta la frutta almeno una volta al mese, in confronto al 22% degli anziani. Questa tendenza si verifica anche per i prodotti secchi, con il 33% dei giovani che spreca latticini, rispetto all’8% degli anziani.

Nonostante questi dati sconcertanti, c’è una nota positiva: il 34% dei giovani tra i 18 e i 24 anni vuole essere informato su come ridurre lo spreco alimentare. Questo suggerisce un potenziale per il cambiamento e per l’adozione di comportamenti più responsabili in futuro.

Frutta e verdura sono i cibi più sprecati

Il rapporto ha anche analizzato quali alimenti vengono sprecati con maggiore frequenza. La frutta e la verdura si classificano al primo posto:

  • il 59% degli intervistati che butta almeno un tipo di prodotto di questo genere ogni mese.
  • il 46% cestina i prodotti a causa di cattivo odore o aspetto
  • il 33% a causa della data di scadenza
  • il 31% a causa del deterioramento del prodotto

La data di scadenza gioca un ruolo cruciale nel comportamento di acquisto e di spreco alimentare degli italiani. L’88% degli intervistati afferma di controllare sempre la data di scadenza prima di acquistare un prodotto. Tuttavia, i giovani sembrano meno attenti in questo senso, con solo il 71% che verifica la data di scadenza prima dell’acquisto.

La richiesta di promozioni e sconti per sprecare meno

Un altro aspetto evidenziato dal rapporto è la richiesta di sconti sui prodotti alimentari vicini alla data di scadenza. Il 90% degli italiani chiede alle insegne di proporre maggiori sconti su questi prodotti, ma qui emerge un divario generazionale significativo. Il 79% dei giovani tra i 18 e i 24 anni sostiene questa richiesta, mentre il 94% degli anziani è d’accordo.

lo spreco alimentare rappresenta una sfida crescente per l’Italia e il mondo intero. Nonostante il 97% degli italiani dichiari di prestare attenzione a questo problema, i dati indicano che c’è ancora molto lavoro da fare per ridurre il cibo sprecato. La sorprendente scoperta che i giovani sono tra i principali spreconi ci ricorda che l’educazione e la sensibilizzazione sono fondamentali per affrontare questa questione. È necessario promuovere comportamenti responsabili e sostenibili, fornendo informazioni e incoraggiando l’adozione di pratiche che riducano lo spreco alimentare. Solo attraverso un impegno condiviso di tutta la società possiamo sperare di invertire questa tendenza e preservare le risorse alimentari del nostro pianeta per le generazioni future.

Il conto salato dello spreco alimentare

La gravità dello spreco alimentare in Italia emerge chiaramente dai dati che rivelano che ogni cittadino italiano spreca cibo pari a 385 euro, il che equivale a un costo totale di 22,8 miliardi di euro all’anno. Questo spreco non solo ha un impatto economico significativo a livello individuale e collettivo, ma ha anche conseguenze ambientali notevoli. Ogni anno, lo spreco alimentare in Italia genera un’impressionante quantità di emissioni di CO2, con una media di circa 0,40 kg per persona.

I dati provengono dallo studio condotto dal Centro Studi Divulga, intitolato “Spreco e fame,” e sono stati resi pubblici in occasione della Giornata Internazionale contro lo spreco alimentare. Questa ricerca, basata su statistiche Eurostat. Nel contesto italiano, la maggior parte degli sprechi avviene nelle famiglie, contribuendo al 73% del totale, pari a circa 107 kg pro-capite. Seguono la produzione, trasformazione e commercializzazione con il 21% degli sprechi, equivalenti a 30 kg pro-capite, e la distribuzione e la ristorazione con il 6%, pari a 9 kg pro-capite. Il Centro Studi Divulga ha calcolato che ben il 79% delle perdite economiche, corrispondenti a 17,92 miliardi di euro, si verifica all’interno delle abitazioni, mentre il rimanente 21% è suddiviso tra la produzione primaria (11%, pari a 2,4 miliardi di euro), l’industria alimentare (4%, con 960 milioni di euro), la distribuzione (4%, con 970 milioni di euro) e i servizi di ristorazione (2%, con 550 milioni di euro).

In termini di impatto economico, l’Italia si classifica al quinto posto tra i paesi con le maggiori perdite per abitante, con un costo pro-capite superiore al 15,6% rispetto alla media europea, che si attesta a 333 euro per persona. Questa classifica vede il Belgio in testa con 552 euro pro-capite, seguito da Danimarca (518 euro), Portogallo (506 euro) e Grecia (475 euro), mentre Slovenia (188 euro), Croazia (189 euro) e Bulgaria (191 euro) registrano perdite inferiori. Complessivamente, nell’Unione Europea, il fenomeno degli sprechi alimentari comporta un costo di circa 148,7 miliardi di euro, di cui oltre 33,7 miliardi derivano dal settore della produzione agroalimentare e 88,5 miliardi dai consumi delle famiglie.