Il 2023 è “l’anno più caldo nella storia”

Il 2023 Annus Horribilis del clima. Temperature record e impatti disastrosi: è quanto emerge dall’analisi della Coldiretti

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Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Pubblicato: 31 Dicembre 2023 10:00

Il 2023 è l’anno più caldo registrato sulla Terra, evidenziando una emergenza climatica crescente, con implicazioni importanti. Le temperature globali hanno superato la media del ventesimo secolo, generando fenomeni climatici estremi. In Italia, la situazione si aggrava con temperature di 1,05 gradi superiori alla media storica. La Coldiretti esprime profonda inquietudine per il futuro agricolo del Paese, mentre gli impatti globali evidenziano la necessità di azioni concertate per affrontare la crisi climatica.

Emergenza climatica globale: implicazioni e preoccupazioni nazionali

Il 2023 si annuncia come l’anno più caldo mai registrato sulla Terra, con più del 99% di probabilità, secondo le analisi della Coldiretti basate sui dati del National Climatic Data Centre. La temperatura superficiale di terra e oceani ha superato di 1,15 gradi la media del ventesimo secolo nei primi undici mesi dell’anno. Questo trend al riscaldamento globale si manifesta anche in Italia, dove la temperatura è risultata 1,05 gradi superiore alla media storica, con picchi anomali di dieci gradi in alcune zone a fine dicembre. L’inusuale calura invernale ha sconvolto la natura, rischiando di far rifiorire le piante e mettendo a repentaglio le coltivazioni in previsione di un forte calo delle temperature.

La Coldiretti esprime profonda preoccupazione per le conseguenze della crescente anomalia climatica in Italia. Oltre al surriscaldamento, il Paese è minacciato da possibili periodi di siccità, soprattutto nelle regioni centro-meridionali, dove emergono segnali di stress idrico. Questi fattori, uniti alla mancanza di neve in molte zone alpine e sull’Appennino, generano un allarme per le risorse idriche. La persistenza di temperature miti potrebbe anche consentire la sopravvivenza invernale di popolazioni di insetti dannosi alle coltivazioni, minacciando le colture nella successiva primavera. La classifica degli anni più caldi, che negli ultimi due secoli ha visto il 2022, il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020 in vetta, è destinata a modificarsi con il 2023 in prima posizione, secondo le previsioni della Coldiretti.

Impatto disastroso sulla produzione agricola: prospettive e richiesta d’intervento

L’anomalia climatica del 2023 in Italia è accompagnata da una media di oltre 9 eventi climatici estremi al giorno, tra grandinate, trombe d’aria, bombe d’acqua, ondate di calore e tempeste di vento, con conseguenti vittime e danni. Secondo l’analisi della Coldiretti basata sui dati dell’European Severe Weather Database, il risultato è il crollo dei raccolti nazionali, mettendo a rischio gli alimenti base della dieta mediterranea. Le riduzioni sono significative, dal 20% per il vino al 30% per le pesche e nettarine, con la produzione stimata di olio extravergine nazionale a soli 290mila tonnellate, ben al di sotto della media dell’ultimo quadriennio. L’agricoltura italiana, già fortemente impegnata, deve affrontare danni stimati oltre i 6 miliardi di euro a causa dei cambiamenti climatici.

Coldiretti sottolinea la chiara tendenza alla tropicalizzazione del clima, con manifestazioni climatiche sempre più violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense, e rapidi cambiamenti meteorologici. “L’agricoltura italiana è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli”, afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Un obiettivo che – conclude Prandini – richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm”.

Caldo record: problemi climatici in Italia

L’allarme non giunge solo da Coldiretti. L’ultimo anno ha segnato un rischio climatico senza precedenti sulla Terra, con i dodici mesi più recenti che si sono rivelati i più caldi nella storia dei dati registrati. Da ottobre 2022 al mese scorso, la temperatura globale ha registrato un aumento di 1,3°C rispetto ai livelli preindustriali, anticipando ciò che potrebbe diventare la norma quotidiana se superassimo la soglia critica di +1,5°C. Un impatto evidente su scala globale è il drammatico aumento delle ondate di calore, affrontate da uno su quattro di noi in tutto il mondo. Roma ha vissuto 19 giorni con temperature estreme che superavano “il 99% dei giorni nella media trentennale”, mentre Milano ne ha registrati nove.

Le analisi di Climate Central evidenziano il preoccupante aumento delle temperature in Italia. Nel corso di oltre 30 giorni, l’intera popolazione italiana è stata esposta a un cambiamento climatico che ha reso le temperature elevate almeno tre volte più probabili, secondo il Climate Shift Index. Nel dettaglio, quasi un terzo degli italiani, pari a 17 milioni di persone, ha affrontato questa probabilità per oltre 100 giorni. Alcune città, come Milano e Roma, hanno addirittura raggiunto il livello 5 del Climate Shift Index, indicato come “eccezionale”, con temperature elevate cinque volte più probabili a causa della crisi climatica.

Le conseguenze del caldo

Il Servizio per il Cambiamento Climatico di Copernicus ha recentemente confermato il trend di riscaldamento globale, indicando ottobre 2023 come il più caldo mai registrato. Complessivamente, in 170 Paesi, il 99% della popolazione mondiale ha sperimentato temperature superiori alle medie trentennali. L’analisi rivela che solo Islanda e Lesotho hanno registrato temperature inferiori alla norma, mentre altri Paesi, tra cui Giappone, Indonesia, Filippine, Vietnam, Bangladesh, Iran, Egitto, Etiopia, Nigeria, Francia, Spagna, Regno Unito, Brasile, Messico e molti altri, hanno subito almeno trenta giorni di temperature sopra la media, rese tre volte più probabili dal surriscaldamento.

Le temperature estreme hanno colpito la vita quotidiana nelle metropoli, con 500 milioni di cittadini in 200 città che hanno affrontato il caldo estremo nei dodici mesi analizzati. Houston ha stabilito un record con 22 giorni consecutivi di temperature elevate. Secondo Andrew Pershing, vicepresidente scientifico di Climate Central, questi record sono la diretta conseguenza del cambiamento climatico alimentato dall’inquinamento da carbonio. Gli esperti del Climate Center avvertono che, con lavanzare dell’El Niño, il prossimo anno potrebbe vedere ulteriori ondate di calore anomalo, coinvolgendo miliardi di persone. Nonostante queste evidenze, i governi mondiali, secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, sembrano direzionarsi verso un raddoppio della produzione di combustibili fossili entro il 2030, aumentando ulteriormente il rischio di innalzamento delle temperature. Gli scienziati sottolineano l’urgenza di porre fine alle emissioni di gas serra, sottolineando la necessità di politiche globali coerenti per affrontare la crisi climatica.