Un hobbista deve aprire la partita Iva? Cosa dice la legge

Quando si vendono prodotti realizzati per hobby non è generalmente necessario aprire la partita Iva se l'attività non diventa professionale

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 26 Maggio 2025 07:00

Quale confine intercorre tra hobby e lavoro? Quando è necessario aprire la partita Iva? Il passo che intercorre tra la passione è una vera e propria attività professionale spesso è labile. Onde evitare di ricevere delle contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate è necessario comprendere quando arriva il momento nel quale è necessario iniziare a gestire imprenditorialmente la propria attività, senza per questo essere costretto a versare i contributi previdenziali all’Inps o a qualsiasi altra cassa previdenziale.

Limiti e requisiti per essere degli hobbisti

Purtroppo nel nostro Paese non è ancora presente una normativa attraverso la quale venga definito con precisione chi sia un hobbista. Regole e definizioni sono state demandate alle varie Regioni, che hanno emanato una serie di disposizioni, le quali, in linea di principio, definiscono come hobbista la persona che realizza, propone o baratta dei prodotti di modico valore. L’attività deve essere svolta in modo non professionale e occasionale.

Questo significa, in altre parole, che per il singolo soggetto si deve trattare di un vero e proprio hobby non di un’attività commerciale vera e propria. Proprio la mancanza di una normativa a livello nazionale costringe a fare riferimento ai regolamenti emanati a livello regionale, che possono variare da luogo a luogo, facendo in modo che si venga a realizzare una sorta di incertezza normativa.

A ogni modo chi realizza dei prodotti per hobby è un soggetto che ha una produzione limitata e sporadica. Ma soprattutto non ha una struttura organizzata. Le vendite devono essere effettuata in modo occasionale.

Chi si può considerare un hobbista

Ai fini strettamente fiscali e contabili un hobbista non è un imprenditore. Ma per essere considerato tale è necessario rispettare una serie di requisiti, legati all’attività svolta, alla frequenza delle vendite e all’ammontare dei ricavi. Volendo entrare un po’ più nel dettaglio, i requisiti per essere considerati un soggetto che ha semplicemente un hobby sono i seguenti:

  • valore modico dei prodotti;
  • occasionalità dell’attività.

I prodotti devono avere un valore modico, devono dunque essere realizzati artigianalmente e avere un pezzo massimo pari a 250 euro. Anche in questo caso la soglia massima è definita a livello regionale, ma in linea di massima il valore si attesta intorno a questa cifra. Volendo sintetizzare al massimo, questo significa che ogni singolo prodotto deve avere un valore contenuto e non deve superare l’importo deciso a livello locale. L’obiettivo di questa regola generalmente è quella di evitare che l’attività svolta per hobby possa trasformarsi in un’attività commerciale vera e propria.

L’eventuale vendita dei prodotti deve essere occasionale, in modo da non essere considerata come commerciale. In altre parole è possibile partecipare a uno o due mercatini nel corso dell’anno, ma se la presenza è settimanale siamo davanti a un’attività imprenditoriale. Questa è una regola ben precisa, il cui scopo è quello di evitare che i soggetti che abbiano un hobby diventino di fatto dei commercianti. L’aspetto occasionale, quindi, è fondamentale e deve essere documentato in modo da poter dimostrare che non si sta svolgendo un’attività di tipo commerciale, che per sua stessa natura è professionale.

I confini che abbiamo visto fino a questo momento sono stati pensati per creare una netta separazione tra quanti stanno svolgendo un’attività professionale da quelli che hanno un semplice hobby. Nel caso in cui vengano rispettati questi limiti è possibile evitare l’apertura della partita Iva ed essere soggetti alle regole fiscali attualmente vigenti, oltre a evitare di versare i relativi oneri fiscali.

È necessario, però, tenere sempre sotto controllo il volume delle vendite e la frequenza della partecipazione ai vari mercatini, in modo da evitare di sconfinare in un’attività per la quale è richiesto mettersi in regola.

Quando giunge il momento di aprire la partita Iva

A un certo punto, però, l’hobby potrebbe superare uno dei limiti che abbiamo appena elencato. A questo punto il contribuente è tenuto ad aprire la partita Iva e iniziare a gestire imprenditorialmente la propria attività. Ma quali sono i segnali attraverso i quali si comprende che si deve aprire la partita Iva? I più importanti sono i seguenti:

  • l’attività inizia a non essere più occasionale ma continuativa e si inizia a vendere in maniera regolare nei mercati o tramite un sito di e-commerce;
  • le vendite vengono effettuate in modo organizzato e professionale, magari arrivando a utilizzare un marchio, della pubblicità o un locale fisico.

I contributi previdenziali per chi ha un hobby

Indubbiamente una delle principali preoccupazioni dei soggetti che hanno semplicemente un hobby e che si preparano a diventare degli imprenditori sono gli aspetti previdenziali. Quanti contributi devono essere versati? Stiamo parlando di un costo che potrebbe diventare un vero e proprio ostacolo all’apertura di una qualsiasi attività commerciale.

Per fortuna, però, esistono delle esenzioni, ma solo per quanti siano dei lavoratori dipendenti. Una soluzione che permette di rendere leggermente più agevole la fase di transizione.

Nel caso in cui l’hobbista abbia un contratto di lavoro dipendente a tempo pieno e indeterminato, non è obbligato a iscriversi alla gestione artigiani e commercianti dell’Inps. La normativa, infatti, prevede che nel caso in cui l’attività prevalente sia quella di lavoro dipendente, il contribuente non è obbligato a effettuare il versamento dei contributi per l’attività secondaria.

Attenzione, però, questa esenzione rimane in piedi fino a quando il lavoro dipendente è considerato come l’attività principale del contribuente, dunque fino a quando i redditi derivanti dal lavoro risultano essere prevalenti rispetto a quelli derivanti dall’attività che è esercitata con la partita Iva.

Siamo davanti a un vero e proprio risparmio economico per gli hobbisti, oltre che a una semplificazione amministrativa. I contributi che è necessario versare alla gestione artigiani e commercianti dell’Inps sono onerosi, soprattutto per quanti siano all’inizio della loro attività commerciale. L’agevolazione permette di avviare il proprio percorso imprenditoriale in modo leggermente più sostenibile, senza doversi prendere in carico dei costi previdenziali elevati.