Bonus Tari, a chi spetta e come ottenere lo sconto sui rifiuti

Lo sconto sulla Tari viene stabilito dalla legge in favore delle famiglie a basso reddito, ma l'applicazione concreta viene demandata ai comuni di appartenenza. Ecco chi ne ha diritto

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Il bonus Tari 2023 ha resistito alla stretta imposta dalla Manovra finanziaria del governo Meloni che, data la scarsità delle risorse, ha allontanato le pensioni e ha imposto un giro di vite su una serie di agevolazioni fiscali. Lo sconto sulla Tari rimane così a disposizione delle famiglie a basso reddito insieme ad altre agevolazioni come il bonus idrico e il bonus bollette.

Bonus Tari: come funziona

A differenza di altre misure che vanno richieste avanzando un’istanza alle autorità preposte, lo sconto sulla Tari viene erogato in automatico alle famiglie che presentano determinati requisiti in base alle fasce di reddito, così come disposto dal decreto fiscale del 2021 che ha introdotto il Bonus sociale automatico. L’unica cosa di cui premurarsi è quella di avere un Isee aggiornato.

I requisiti generali sono i seguenti:

  • far parte di un nucleo familiare con Isee fino a 8.265 euro;
  • il limite economico sale a 20mila euro in caso di famiglie numerose;
  • essere beneficiari del reddito di cittadinanza o della pensione di cittadinanza.

Ma attenzione: si è parlato di requisiti “generali” perché la Tari (TAssa sui RIfiuti) è un tributo locale e quindi l’applicazione dello sconto, in concreto, viene gestita in maniera autonoma e differenziata dai vari comuni di residenza che decidono le tariffe spettanti e le esenzioni. Alcuni comuni applicano sconti sostanziosi, o anche la totale esclusione dal pagamento, mentre altri comuni applicano bonus meno incisivi. Le informazioni al riguardo sono reperibili sul portale istituzionale del comune di appartenenza.

Si ha diritto a uno sconto sulla Tari anche se si riesce a dimostrare il mancato servizio, cioè quando la raccolta dei rifiuti è carente, discontinua o per lunghi periodi non viene affatto messa in atto.

Tari e pagamento a rate

Prevista inoltre la possibilità di pagare la Tari a rate, con importo minimo di 100 euro, in presenza di situazioni particolari:

  • se l’importo addebitato supera del 30% il valore medio riferito alle fatture emesse nell’ultimo biennio;
  • per gli utenti che abbiano dichiarato di essere beneficiari del bonus sociale per disagio economico previsto per luce, gas e acqua;
  • per gli utenti che si trovino in condizioni economiche disagiate (secondo i criteri stabiliti dal comune di residenza).

Beneficiare di sconti o rateazioni non cambia le modalità di pagamento della Tari, che va versata di consueto tramite i canali stabiliti dal comune di appartenenza (i più frequenti sono modello F24, Mav e bollettino postale).

Dopo il pagamento, a rate o per intero, si consiglia di conservare le ricevute per almeno 10 anni (problema che non si pone in caso di pagamenti digitali tramite home banking).

La Tari più alta d’Italia (e la più bassa)

Una rilevazione della Uil svela che negli ultimi 5 anni la Tari è aumentata mediamente del 7,7%. Il costo medio al 2022 era di 325 euro. Il podio della Tari più alta d’Italia lo vincono Pisa (519 euro a famiglia di media), Brindisi (518 euro) e Genova (489 euro). Tari bassissima invece a Belluno (169 euro), a Novara (174 euro) e ad Ascoli Piceno (181 euro). Questo per quanto riguarda i costi medi assoluti. Per quanto riguarda gli aumenti, invece, il podio spetta a Potenza (+85,9%), Fermo (+57,3%) e  Cosenza (+42,2%). Le rilevazioni sono state fatte dal Servizio Lavoro Coesione e Territorio della Uil tra il 2021 e il 2022.