Ucraina, Kissinger aveva già previsto tutto: la “profezia” di 8 anni fa

Mentre nella guerra della Russia contro l'Ucraina ora entra in gioco la Cina, gli equilibri si fanno sempre più esplosivi: ecco cosa scriveva Kissinger nel 2014

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Oggi lunedì 14 marzo potrebbe essere il giorno della svolta. Ucraina e Russia si siederanno ancora una volta, ma virtualmente, allo stesso tavolo, per un nuovo round di negoziati. Secondo Leonid Slutsky, uno dei negoziatori schierati dalla Russia, sarebbero stati fatti “progressi sostanziali” dalle delegazioni di Mosca e Kiev. Presto le parti potrebbero riuscire a raggiungere una posizione comune, ha detto.

Spiragli di pace? Il ruolo della Cina

Dal canto suo Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha evidenziato che “ci sono varie proposte sul tavolo dei negoziati ora. Comprese quelle sull’accordo politico e, soprattutto, sull’accordo militare”. Significa che c’è qualche spiraglio di vero cessate il fuoco e, forse, persino di ritiro delle truppe.

Ma soprattutto oggi, in casa nostra, a Roma, si terrà un fondamentale confronto tra gli Usa e la Cina. Il Consigliere per la sicurezza Usa, Jake Sullivan, incontrerà Yang Jiechi, membro del Politburo del partito comunista cinese e direttore della Commissione Affari esteri.

La Russia avrebbe chiesto a Pechino di fornire equipaggiamento militare a sostegno dell’invasione in Ucraina. La richiesta ha alimentato le preoccupazioni della Casa Bianca riguardo alla possibilità che la Cina possa compromettere gli sforzi dell’Occidente per sostenere l’Ucraina contro l’attacco ordinato da Vladimir Putin.

La “profezia” di Kissinger 8 anni fa

Intanto, come già accaduto altre volte nel corso della storia, anche in questo caso qualcuno aveva già previsto tutto, o quasi. L’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger, oggi 98enne, aveva sostanzialmente predetto l’attuale situazione che ha portato all’invasione russa dell’Ucraina in un editoriale pubblicato ben otto anni fa.

Il suo articolo comparve sul Washington Post il 5 marzo 2014, con questo titolo: “Per risolvere la crisi in Ucraina, inizia dalla fine”: allora l’Ucraina era indipendente solo da 23 anni, ma Kissinger già descriveva nel dettaglio gran parte di ciò a cui stiamo assistendo in queste settimane con la barbara invasione russa. Il suo editoriale iniziava così: “La discussione pubblica sull’Ucraina riguarda il confronto. Ma sappiamo dove stiamo andando? Nella mia vita ho visto iniziare quattro guerre con grande entusiasmo e sostegno pubblico, tutte che non sapevamo come finire e da tre delle quali ci siamo ritirati unilateralmente. Il test della politica è come finisce, non come inizia“.

La politica dell’Ucraina post-indipendenza dimostrava chiaramente, secondo lui, che la radice del problema risiedeva negli sforzi dei politici ucraini di imporre la loro volontà alle parti recalcitranti del Paese, prima da una fazione, poi dall’altra.

Perché l’Ucraina è così decisiva

Kissinger definì gli ucraini “l’elemento decisivo” perché vivono in un Paese con una storia profonda e una “composizione poliglotta”. La parte occidentale fu incorporata nell’Unione Sovietica nel 1939, quando Stalin e Hitler si divisero il bottino. La Crimea, la cui popolazione è per il 60% russa, divenne parte dell’Ucraina solo nel 1954, quando Nikita Krusciov, ucraino di nascita, lo assegnò come parte della celebrazione del 300° anno di un accordo russo con i cosacchi.

L’ovest – proseguiva Kissinger nel suo editoriale – è in gran parte cattolico e parla ucraino; l’est è in gran parte russo-ortodosso e parla principalmente russo. Qualsiasi tentativo da parte di una parte di dominare l’altra porterebbe alla fine alla guerra civile o alla rottura. Trattare l’Ucraina come parte di un confronto est-ovest farebbe fallire per decenni qualsiasi prospettiva di portare Russia e Occidente, in particolare Russia ed Europa, in un sistema internazionale cooperativo.

Quell’analisi di 8 anni descriveva bene il motivo per cui molti russi storicamente ritengono che l’Ucraina non sarà mai un Paese indipendente. “L’Occidente deve capire che, per la Russia, l’Ucraina non può mai essere solo un Paese straniero. La storia russa è iniziata in quella che è stata chiamata Kievan-Rus. La religione russa si è diffusa da lì. L’Ucraina fa parte della Russia da secoli e le loro storie sono state intrecciate prima di allora. Alcune delle battaglie più importanti per la libertà russa, a partire da quella di Polyvana nel 1709, sono state combattute su suolo ucraino”.

L’idea di fondo, sosteneva l’ex Segretario di Stato dal 1973 al 1977, è che la Russia deve accettare il fatto che cercare di costringere l’Ucraina a diventare un satellite, allargando ancora i propri confini, condannerebbe Mosca a ripetere la sua storia, ciclicamente.

Quale soluzione possibile

“Troppo spesso la questione ucraina viene presentata come una resa dei conti: cioè se l’Ucraina si unisce all’est o all’ovest”. Esattamente ciò che è accaduto ora. “Ma se l’Ucraina vuole sopravvivere e prosperare, non deve essere l’avamposto di nessuna delle due parti contro l’altra: dovrebbe fungere da ponte tra di loro” scriveva Kissinger.

Tutto si risolverebbe in quella che il grande statista definiva “non la soddisfazione assoluta, ma l’insoddisfazione equilibrata“. Se non si raggiunge una soluzione in questo senso, la deriva accelera, fino a esplodere, proprio com’è stato il 24 febbraio, quando la Russia ha ufficialmente invaso l’Ucraina. In questo complicato scenario, quale ruolo per l’Unione europea? L’Ue dovrebbe riconoscere che la sua eccessiva burocrazia e la subordinazione dell’elemento strategico alla politica interna nel negoziare le relazioni dell’Ucraina con l’Europa hanno contribuito a trasformare il negoziato in una crisi.

La politica estera è l’arte di stabilire delle priorità. Tanto che l’ex Segretario di Stato amico di Nixon, in quell’articolo di 8 anni fa, esponeva anche la sua idea di un risultato compatibile con i valori e gli interessi di sicurezza di tutte le parti in gioco, in un piano in 4 punti strategici:

  • l’Ucraina dovrebbe avere il diritto di scegliere liberamente le sue associazioni economiche e politiche, anche con l’Europa
  • l’Ucraina non dovrebbe aderire alla NATO
  • l’Ucraina dovrebbe essere libera di creare qualsiasi governo compatibile con la volontà espressa del suo popolo. I leader ucraini opterebbero quindi per una politica di riconciliazione tra le varie parti del loro Paese. A livello internazionale, dovrebbero perseguire un atteggiamento paragonabile a quello della Finlandia, indipendente ma capace di collaborare con l’Occidente nella maggior parte dei campi, pur evitando accuratamente qualsiasi minaccia di ostilità, anche indiretta, nei confronti della Russia
  • è incompatibile con le regole dell’ordine mondiale esistente l’annessione della Crimea da parte della Russia. Ma dovrebbe essere possibile porre le relazioni della Crimea con l’Ucraina su basi meno complicate. Mosca dovrebbe riconoscere la sovranità dell’Ucraina sulla Crimea, e allo stesso tempo il governo di Kiev dovrebbe rafforzare l’autonomia della Crimea nelle elezioni che si tengono alla presenza di osservatori internazionali. Questo eviterebbe anche qualsiasi ambiguità sullo stato della flotta del Mar Nero a Sebastopoli.