Gas dalla Russia, ok all'”éscamotage” anti-sanzioni: Eni apre conto in rubli

L'Unione Europea ha deciso che le aziende dei 27 possono continuare ad acquistare gas dalla Russia senza violare le sanzioni. Ecco cosa farà Eni

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Dopo giorni di tensioni e “ammiccamenti”, pur in una cornice di guerra, l’éscamotage è arrivato. Dopo che la Russia ha bloccato per la prima volta il gas, l’Unione Europea ha deciso che le aziende dei 27 possono continuare ad acquistare gas da Mosca senza violare le sanzioni. La Commissione europea ha inviato le sue linee guida riviste agli Stati membri, e ha trovato il modo per superare le barriere.

Cosa ha deciso l’UE sul gas

Il concetto è semplice: le sanzioni UE non impediscono agli operatori economici di aprire un conto bancario presso una banca designata per i pagamenti dovuti in base a contratti di fornitura di gas naturale “nella valuta specificata in tali contratti”, ha affermato la Commissione. “Gli operatori dovrebbero dichiarare chiaramente che intendono adempiere ai propri obblighi derivanti dai contratti esistenti e considerare i propri obblighi contrattuali relativi al pagamento già adempiuto pagando in euro o dollari, in linea con i contratti esistenti”.

La guida non impedisce quindi alle società di aprire un conto presso Gazprombank, cosicché Bruxelles consente di fatto di acquistare gas nel rispetto delle sanzioni. Come? Di fatto soddisfacendo la richiesta di Mosca di aprire un secondo conto in rubli, che secondo quanto stabilito da un decreto del presidente Vladimir Putin è necessario per completare i pagamenti.

Le discussioni sui pagamenti del gas in rubli erano iniziate quando, a fine marzo, Putin aveva firmato un decreto che obbligava Gazprombank a convertire in rubli qualunque pagamento ricevuto per il gas dai Paesi considerati “ostili”, cioè tutti quelli occidentali. Il decreto era un modo per aggirare le sanzioni, ma soprattutto un espediente per l’Occidente per continuare a pagare il gas russo in euro o dollari, e per la Russia per ricevere l’equivalente in rubli.

La decisione di Eni

Cosa stanno facendo, oggi, le aziende europee, dopo le nuove direttive Ue? Stanno andando avanti per soddisfare le richieste russe e mantenere i flussi di gas. In prima linea c’è il “nostro” Eni. Il colosso energetico italiano aprirà conti in rubli ed euro con Gazprombank già probabilmente entro domani (mercoledì 18 maggio) in modo che possa effettuare pagamenti in tempo per questo mese ed evitare qualsiasi rischio per le forniture di gas. Prima di prendere questa decisione, Eni ha atteso che le linee guida fossero pubblicate formalmente.

In un comunicato stampa ufficiale, Eni ha spiegato che, in vista delle imminenti scadenze di pagamento previste per i prossimi giorni, ha avviato “in via cautelativa” le procedure relative all’apertura presso Gazprombank dei due conti correnti denominati K, uno in euro e uno in rubli, indicati da Gazprom Export secondo una pretesa unilaterale di modifica dei contratti in essere, in coerenza con la nuova procedura per il pagamento del gas disposta dalla Federazione Russa.

Eni, tuttavia, ha già da tempo rigettato queste modifiche. Pertanto, l’apertura dei conti avviene su base temporanea e “senza pregiudizio dei diritti contrattuali della società”, che prevedono il soddisfacimento dell’obbligo di pagare a fronte del versamento in euro.

La decisione, condivisa con il governo Draghi e le altre istituzioni italiane precisa il colosso energetico italiano, è stata presa nel rispetto dell’attuale quadro sanzionatorio internazionale e nel contesto di un confronto in corso con Gazprom Export per confermare espressamente l’allocazione a carico di Gazprom Export stessa di ogni eventuale costo o rischio connesso alla diversa modalità esecutiva dei pagamenti.

Perché si sta andando in questa direzione

Da un lato, a oggi, Gazprom Export e le autorità federali russe competenti hanno confermato alcuni punti nodali:

  • che la fatturazione, effettivamente giunta ad Eni nei giorni scorsi nella valuta contrattualmente corretta, e il relativo versamento da parte di Eni continueranno a essere eseguiti in euro, così come contrattualmente previsto
  • che le attività operative di conversione della valuta da euro a rubli saranno svolte da un apposito clearing agent operativo presso la Borsa di Mosca entro 48 ore dall’accredito e senza coinvolgimento della Banca Centrale Russa
  • che, nel caso di ritardi o impossibilità tecniche nel completare la conversione nei tempi previsti, non ci saranno impatti sulle forniture.

Dall’altro lato, questo tipo di pagamenti “non riscontra al momento nessun provvedimento normativo europeo che preveda divieti che incidano in maniera diretta sulla possibilità di eseguire queste operazioni” prosegue Eni, che, in linea con le indicazioni della Commissione Europea, ha già chiarito da tempo a Gazprom Export che l’adempimento degli obblighi contrattuali si intende completato con il trasferimento in euro, e rinnoverà il chiarimento all’atto di apertura dei conti K.

Se la nuova procedura appare quindi compatibile con le sanzioni UE, un mancato pagamento esporrebbe Eni sia al rischio di violazione dell’obbligo di dar corso in buona fede ad eventuali richieste contrattuali di Gazprom Export imposte alla stessa dalla propria autorità, sia di inadempimento dei propri impegni di vendita con i clienti a valle in caso di interruzione delle forniture.

Eni, tuttavia, in assenza di future risposte complete, esaustive e contrattualmente fondate da parte di Gazprom Export, avvierà un arbitrato internazionale sulla base della legge svedese, come previsto dai contratti in essere, per dirimere i dubbi rispetto alle modifiche contrattuali richieste dalla nuova procedura di pagamento e alla corretta allocazione di costi e rischi.

In ogni caso, ribadisce che rispetterà qualsiasi eventuale futuro provvedimento normativo che dovesse intervenire a sanzionare il trading del gas o le attuali controparti.

Polonia contraria

Anche il colosso tedesco Uniper SE e l’austriaca OMV AG hanno affermato che si aspettano che gli acquisti di gas continuino. Il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha espresso ottimismo sul fatto che le società di servizi pubblici tedesche saranno in grado di effettuare i prossimi pagamenti di gas a Mosca, nonostante il regime delle sanzioni e le nuove regole volute da Putin. “Le società pagheranno le loro prossime bollette in euro”, ha detto Habeck.

Fortemente contrario invece il premier polacco Mateusz Morawiecki, che ha criticato Bruxelles per aver ammorbidito la sua posizione sui pagamenti in rubli. “Sono deluso nel vedere che nell’Unione europea c’è il consenso a pagare il gas in rubli”, ha attaccato. “La Polonia si atterrà alle regole e non cederà al ricatto di Putin”. La Russia ha interrotto i flussi di gas verso la vicina Polonia a fine aprile.

Sul fronte economico però la Russia è sempre più isolata. Non solo la decisione storica di McDonald’s di chiudere tutti i suoi ristoranti, dopo che moltissimi prima di lui avevano fatto la stessa cosa – azione di grande impatto simbolico – ma il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner si è detto aperto all’idea di sequestrare beni statali russi per finanziare la ricostruzione dell’Ucraina.

I ministri delle finanze del G7 intanto continuano a discutere della realizzazione di un pacchetto di aiuti da 15 miliardi di euro per l’Ucraina.