Con la crisi del Canale di Suez gli italiani rischiano di spendere oltre 400 euro in più all’anno

I ribelli Houthi attaccano le navi in transito nel Mar Rosso causando un rialzo dei costi di navigazione per quegli armatori che scelgono rotte alternative e più lunghe

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La guerra fra Israele e Hamas ha innescato una serie di reazioni internazionali, una delle quali è rappresentata dagli attacchi dei ribelli Houthi contro le navi in transito nel Mar Rosso, dopo avere attraversato il Canale di Suez. Diverse compagnie di navigazione hanno abbandonato la rotta del Mar Rosso, preferendo circumnavigare l’Africa. Altre hanno ingaggiato contractors armati per respingere gli attacchi degli Houthi. Ogni opzione porta però a un aggravio dei costi per gli armatori, che alla fine della filiera rischia di ripercuotersi sugli utenti finali.

Chi sono i ribelli Houthi

Gli Houthi sono un gruppo insurrezionale yemenita di religione sciita zaydita. Sono alleati dell’Iran e anti-occidentali. Puntano alla distruzione di Israele e per questo aggrediscono gli interessi commerciali dei partner di Tel Aviv. Sono inoltre ostili alla monarchia saudita, anche per via dei suoi legami con gli Usa. Gli Houthi si riferiscono a sé stessi definendosi Ansar Allah, “partigiani di Dio”.

Crisi sul Mar Rosso, gas e benzina più cari

La seconda settimana di gennaio si è chiusa con un prezzo del petrolio in aumento del +4%.

Assoutenti ha calcolato i possibili impatti della crisi sul portafoglio delle famiglie italiane. Un rincaro del 10% sulla benzina si tradurrebbe in una spesa di 213 euro in più in un anno. Un rincaro dello stesso importo sul gas porterebbe a una maggiore spesa annua di 200 euro.

“Le quotazioni del petrolio sono immediatamente salite come conseguenza dell’escalation militare in Medio Oriente, mentre le petroliere cambiano rotta e registrano forti ritardi nelle consegne. Fattori che rischiano di determinare a breve un incremento dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa: un aumento ipotetico del 10% dei listini al pubblico praticati dai distributori, porterebbe il prezzo medio della verde a 1,950 euro al litro, equivalente ad una maggiore spesa su base annua pari a +213 euro a famiglia solo a titolo di rifornimenti di carburante”. Così spiega Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti.

Rincari attesi su tutti i beni di consumo

Questo solo calcolando i maggiori prezzi alla pompa e in bolletta. Si tenga presente, però, che il prezzo dei combustibili fossili incide anche sui costi di estrazione, trasformazione, produzione e distribuzione delle merci.

Il Mar Rosso è “una rotta strategica per l’Italia dove transita il 40% del nostro import-export marittimo per un totale di 154 miliardi di euro“, afferma Melluso. “I cambi di rotta operati nelle ultime ore dalle navi in transito nella zona determinano un forte incremento dei costi di trasporto e pesanti ritardi nelle consegne che, unitamente ai rialzi dei carburanti, potrebbero riflettersi in modo diretto sui prezzi al dettaglio delle merci vendute in Italia dando vita ad una spirale inflattiva”.
Assoutenti calcola che un incremento di appena il +1% del tasso di inflazione pesa, considerando i consumi di una famiglia con due figli, per +411 euro all’anno“.

La Repubblica riporta una stima del fenomeno: spedire un container di 10 metri da Shanghai a Genova costava 1.600 dollari a metà novembre 2023. Oggi, dopo 28 attacchi dei ribelli Houti contro navi occidentali, lo stesso tipo di trasporto costa 5.200 dollari. E sono aumentati anche i tempi di navigazione: da una media di 29 giorni a una media di 43 giorni.