Le sigarette non si pagano con la carta, annullato l’obbligo del Pos

La sentenza di un giudice di pace di Genova che ha dato ragione a un tabaccaio apre la strada alla rimozione dell'obbligo del Pos per i monopoli di Stato come le sigarette

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 16 Luglio 2025 08:43

Un giudice di pace di Genova ha stabilito in una sentenza che i tabaccai non sono obbligati ad accettare pagamenti per le sigarette e altri prodotti sottoposti a monopolio di Stato con la carta di credito o di debito. La ragione è che il margine di guadagno per i rivenditori su questo tipo di prodotti è molto basso e il prezzo non può essere modificato.

Di conseguenza, secondo il giudice, la commissione del pagamento erode questa somma in modo significativo e quindi rifiutare il pagamento con carta di credito o di debito è in questo caso legittimo. La sentenza riapre la questione dell’obbligatorietà del Pos, che il Governo Meloni ha già provato ad allentare, senza successo.

Niente Pos per le sigarette

La vicenda che ha portato alla sentenza risale al 2024. Un tabaccaio si è rifiutato di permettere a un cliente di pagare un pacchetto di sigarette con la carta. Il cliente ha chiamato la guardia di finanza, che ha stilato un verbale di contestazione all’esercente, impugnato senza alcun risultato davanti al prefetto di Genova.

A questo punto il tabaccaio ha chiamato in causa il giudice di pace, che ha deciso di deliberare in suo favore. Il verbale è stato annullato, come la multa da pagare per essersi rifiutato di far pagare un cliente con il Pos. La ragione per la sentenza sta in una legge del 2010, modificata nel 2017, che vieta di aumentare il prezzo di un bene se il compratore paga attraverso mezzi elettronici.

Il tabaccaio, si legge nella sentenza:

Autorizzato dal monopolio dello Stato agisce nell’esclusivo interesse del beneficiario del pagamento, al quale riversa interamente il prezzo dei prodotti del Monopolio, avendo diritto unicamente a una percentuale.

L’esercente si ritrova quindi a non poter aumentare i ricavi e, essendo sottoposto a monopolio di Stato, nemmeno a ridurre le spese.

Non serve la Corte Costituzionale

È proprio questa circostanza che, secondo la sentenza, violerebbe il diritto all’attività di impresa stabilito dalla Costituzione. Anche se esiste un riferimento alla carta costituzionale però, non è necessario fare riferimento alla Corte Costituzionale in un caso che coinvolge soltanto il giudice di Pace.

La sentenza quindi è immediatamente valida e crea un precedente molto importante per quanto riguarda la vendita dei monopoli di Stato. Si riapre, inoltre, il dibattito sull’obbligatorietà del Pos, che il Governo Meloni aveva già provato ad abolire.

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Il Governo Meloni e l’obbligo del Pos

Tecnicamente, in Italia l’obbligo di permettere pagamenti elettronici è in vigore dal 2014. Ai tempi però non era prevista nessuna sanzione per far rispettare questo obbligo e, di conseguenza, nonostante la diffusione di questi strumenti, l’applicazione della norma era molto saltuaria. Soltanto nel 2022 fu introdotta una sanzione per gli esercenti che non permettevano di pagare con la carta.

Tra i primi provvedimenti del governo Meloni, nel 2022, ci fu un tentativo di rimuovere l’obbligatorietà del Pos per i pagamenti sotto i 60 euro. La norma fu duramente criticata dall’Unione europea, che contestava il rischio di un aumento dell’evasione fiscale. La legge non fu mai approvata e da allora l’esecutivo non ha più provato a riproporla.