Il Pil Italiano continua a crescere anche nel primo trimestre del 2024. Da gennaio a marzo il prodotto interno lordo italiano è aumentato dello 0,3%, mantenendo una traiettoria simile a quella precedente alla pandemia da Covid-19. Positive tutte le voci al di fuori delle scorte, leggero aumento anche per i dati tendenziali che però rimangono inferiori alle stime del Governo.
Sono soprattutto la domanda estera e i consumi delle famiglie a trascinare la crescita del Pil nella prima parte del 2024. Notevole l’assenza di contributo dell’amministrazione pubblica, che risulta a crescita zero nei primi tre mesi dell’anno. Unica voce negativa quella delle scorte, che pesano in maniera significativa sul totale.
La crescita del Pil dell’Italia nel primo trimestre
L’Istat ha pubblicato i dati ufficiali sulla crescita del prodotto interno lordo (Pil) italiano, il totale della ricchezza prodotta nel Pese, nei primi tre mesi dell’anno. Si tratta di oltre 450 miliardi di euro, cifra in aumento dello 0,3% sul periodo precedente, il quarto trimestre del 2023, e dello 0,7% sul primo trimestre dello scorso anno. Buona parte della ricchezza prodotta in Italia deriva dai consumi, oltre 343 miliardi di euro, in aumento dello 0,2% su base trimestrale.
La domanda estera è tra i parametri che spingono maggiormente la crescita. In positivo per il terzo trimestre consecutivo, nell’ultimo anno ha contribuito a quasi il 2% della crescita del prodotto interno lordo italiano. Importante anche il dato sulla spesa delle famiglie, che con un aumento dello 0,2% torna in positivo su base annua, dopo che il netto calo dell’ultimo trimestre del 2023 ne aveva annullato i risultati ottenuti nel resto dell’anno.
I restanti dati rimangono tutti stabili o soltanto leggermente positivi, con l’unica eccezione della variazione delle scorte e degli oggetti di valore, che ha subito un netto calo dello 0,7% della ricchezza prodotta. Da segnalare anche la sostanziale stabilità del contributo della spesa dell’amministrazione pubblica, che rimane sostanzialmente identico sia su base trimestrale che su base annua.
A livello di settori industriali, cresce maggiormente quello dell’agricoltura, con un aumento della ricchezza prodotta del 3,3% su base trimestrale, che segue però dati molto negativi nel corso del 2023, come testimonia il confronto con il primo trimestre dello scorso anno, che rileva una variazione soltanto dello 0,2%. Al contrario, l’industria italiana consolida una crescita lenta ma costante, che aggiunge un altro 0,3% ai risultati dell’ultimo anno.
In confronto al primo trimestre 2023, il settore secondario è arrivato a crescere dell’1,6%, ma si tratta di un dato che va scomposto in due parti distinte. L’indusria in senso stretto non cresce: al contrario, dopo un 2023 in pareggio, scende al di sotto dello zero facendo segnare un calo dello 0,4%. A controbilanciare questo dato è la crescita del settore delle costruzioni, quasi +3% su base trimestrale e quasi +10% su base annua. In totale, il valore dell’industria italiana sfiora i 100 miliardi di euro.
Supera invece i 300 miliardi il terziario, con una crescita trimestrale e annuale in linea con quelle generali del Paese. Faticano le amministrazioni pubbliche, con sanità, difesa e istruzione che fanno segnare l’unico dato sensibilmente negativo sia in confronto allo scorso trimestre che al primo periodo del 2023: -0,4%. Crescite sostenute invece per le attività assicurative: +2,2%, e per quelle artistiche e di intrattenimento: +2,8%.
Positive le stime dell’Istat
I nuovi dati ufficiali hanno permesso all’Istat di rinnovare le proprie stime per i prossimi mesi. In primo luogo, l’Istituto ha aumentato leggermente la crescita acquista. Si tratta di un dato che include una stima dell’aumento del Pil dell’Italia se, per il resto dell’anno, l’economia rimanesse a crescita zero. Si passa da un +0,5% della stima di Aprile a un +0,6% di questo mese, un dato che però non rassicura dal punto di vista del totale della crescita annuale.
Sulle stime della crescita tendenziale, quella prevista per l’intero 2024, l’Istat rimane molto cauto. Secondo l’Istituto di statistica, l’Italia guadagnerà soltanto quattro decimi di Pil nei prossimi tre trimestri, attestandosi a un dato annuale di +0,7%. Si tratterebbe di un calo leggero rispetto al risultato del 2023, +0,9%, e di un risultato nettamente inferiore rispetto a quello di due anni fa. Nel 2022 infatti la crescita italiana era stata tra le più rapide in Europa: +4%.
Confrontando i dati del Pil con quelli degli ultimi anni, si può notare come l’Italia abbia una tendenza molto consolidata di crescita tra o e 1 punto percentuale ogni anno di Pil. Se si ignorano gli anni influenzati dalla pandemia, in cui i dati del prodotto interno lordo sono inevitabilmente compromessi dalla peculiare situazione economica, tra il 2018 e il 2024 la ricchezza prodotta nel nostro Paese è sempre poco sopra la stagnazione. Una tendenza consolidatasi dopo risultati leggermente migliori negli anni tra il 2014 e il 2017, quando il Paese stava recuperando dalla crisi finanziaria del 2011.
Stime del Governo ancora ottimiste
Le Stime Istat nascondono un problema per il Governo. Nel Documento di Economia e Finanza, che contiene le previsioni del governo sull’economia e di conseguenza le indicazioni sulla possibilità di spesa dello Stato, l’esecutivo aveva indicato per il 2024 una crescita tendenziale dell’1%, ancora tre decimi di punto sotto il dato Istat, nonostante il recente aumento. Questa discrepanza potrebbe comportare alcuni problemi per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e per Giorgia Meloni.
Dal prossimo anno infatti entreranno in vigore le nuove regole europee sul deficit e sul debito, dopo che quelle precedenti erano state sospese per permettere agli Stati membri di far fronte alla pandemia. L’Italia ha parametri oltre i limiti, soprattutto a causa delle spese molto alte sostenute per i bonus edilizi. Il Governo dovrà con ogni probabilità operare una manovra correttiva, con tagli significativi alla spesa pubblica.
Più il Pil sarà sotto le aspettative del Governo, più questi tagli dovranno essere estesi, dato che il rapporto deficit-Pil è uno dei parametri che l’Ue considera per giudicare la salute dei conti pubblici di un Paese membro. Più il prodotto interno lordo sarò basso più il valore di questo rapporto si alzerà e di conseguenza maggiore sarà la spesa pubblica che il governo si troverà a dover attuare. Al momento il provvedimento è fermo, ma la manovra correttiva dovrebbe essere avviata dopo le elezioni Europee, anche nella speranza che la prossima Commissione sia più indulgente con il nostro Paese.