Manovra, rinvio per plastic e sugar tax: imprese salve, salute in attesa

Il Governo conferma il rinvio di plastic tax e sugar tax al 2027: sette anni di continui rinvii e le imprese tirano un sospiro di sollievo

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 18 Ottobre 2025 11:52

Un altro anno di tregua per le imprese: la Manovra 2026 congela ancora una volta la plastic tax e la sugar tax, rinviandone l’entrata in vigore al 31 dicembre 2026.

Una decisione, quella del Governo Meloni, che ormai è diventata una consuetudine.

Altri rinvii per plastic tax e sugar tax

Plastic tax e sugar tax dovevano partire nel 2020, poi nel 2021, nel 2023, nel 2024. Ora si parla del 2027. Sette anni di rinvii per due misure nate per orientare produzioni delle aziende e consumi degli italiani verso modelli più sostenibili e rimaste nel cassetto in risposta alla pressione delle filiere industriali. L’intenzione del Governo è quella di non colpire le aziende in un momento di difficoltà economica generalizzata.

Plastic tax, una tassa nata e mai cresciuta

Prevista per la prima volta nella Legge di Bilancio 2020, la plastic tax avrebbe dovuto introdurre un’imposta di 0,45 euro al chilo sui prodotti in plastica monouso o sugli imballaggi contenenti plastica vergine non riciclata (i cosiddetti Macsi). L’obiettivo: ridurre la produzione di plastica usa e getta, promuovere il riciclo e disincentivare modelli di consumo non circolari.

Ma il provvedimento è stato rinviato di anno in anno, fino alla nuova proroga approvata dal Consiglio dei Ministri. Nel frattempo, l’Italia ha recepito la direttiva europea Single Use Plastic (Sup), ma con ampie deroghe rispetto all’impostazione originaria di Bruxelles, escludendo ad esempio le plastiche con almeno il 60% di materia rinnovabile. Una scelta che, secondo alcune agenzie ambientali regionali come Arpa Toscana, rischia di vanificare lo spirito stesso della norma europea.

Dopo l’esclusione dalla Manovra 2026, il mancato gettito della tassa è stimato in 1,2 miliardi di euro ogni tre anni, risorse che sarebbero potute servire anche a compensare il contributo che l’Italia versa all’Unione europea per gli imballaggi non riciclati.

Sugar tax, la tassa dolce che fa paura all’industria

Stessa sorte per la sugar tax destinata alle bevande zuccherate. Anche in questo caso, il debutto era fissato nel 2020. L’imposta, dimezzata nel tempo da 10 a 5 euro per ettolitro (e da 0,25 a 0,13 euro per chilo per i concentrati), puntava a ridurre il consumo di zuccheri aggiunti e ad affrontare i problemi legati a obesità e malattie metaboliche.

Secondo l’Istat, quasi la metà della popolazione adulta italiana è in sovrappeso (34,6%) o obesa (11,8%), mentre un giovane su quattro nella fascia 3-17 anni ha problemi di peso. Ma, nonostante i dati allarmanti, anche questa misura è stata congelata.

Chi vince e chi perde

Le associazioni di categoria plaudono alla scelta. “Una decisione di buon senso e responsabilità”, afferma Unionplast per la plastica; un segnale di “ascolto attento” e di realismo, ribadisce Assobibe, che rappresenta le aziende di bevande analcoliche. Il loro auspicio è che questa proroga sia l’anticamera della cancellazione definitiva.

Per l’industria, il rinvio rappresenta una boccata d’ossigeno. Per lo Stato, invece, significa rinunciare a entrate stimate in oltre 400 milioni di euro l’anno solo per la sugar tax, senza contare l’impatto ambientale dei ritardi sulla gestione dei rifiuti in plastica.

Per i cittadini, la questione riguarda il mancato effetto educativo delle due imposte, che in altri Paesi hanno portato a una riduzione significativa del consumo di bevande zuccherate e di plastica monouso.