I dati preliminari di luglio sull’inflazione in Italia mostrano una ripresa significativa dei prezzi al consumo generali. Dopo diversi mesi in cui erano rimasti stabili sotto il punto percentuale, risalgono infatti all’1,3%. Una notizia migliore di quanto appare, dato che un aumento troppo basso dei prezzi indicherebbe un rallentamento della spesa degli italiani e quindi problemi per quanto riguarda la crescita economica.
Alcune dinamiche di questo dato mostrano la complessità del momento italiano per quanto riguarda i prezzi dei beni di consumo e dei servizi. Da una parte c’è un aumento rispetto ai mesi scorsi, che è dovuto però quasi interamente al rallentamento del calo dei beni energetici. Da due anni carburanti ed elettricità stanno parzialmente falsando la percezione dei dati sull’inflazione. Cala infatti il “carrello della spesa”, mentre l’inflazione di fondo rimane stabile a un dato in linea con una sana crescita economica.
L’andamento dell’inflazione a luglio 2024
L’Istat ha pubblicato i dati preliminari sull’inflazione di luglio 2024, nei quali si rivela un cambiamento netto rispetto alle precedenti rilevazioni. Secondo le informazioni raccolte dall’istituto di statistica, negli ultimi 30 giorni in Italia si è verificato un improvviso aumento dei prezzi dello 0,5% rispetto a giugno. Il mutamento nelle dinamiche dei prezzi è importante soprattutto se si paragona con il recente passato. Si tratta dell’incremento più importante dalla fine del 2022, che riporta il dato tendenziale sull’anno a +1,3% dopo mesi allo 0,8%.
Un aumento dell’inflazione è spesso visto come un problema, ma in questo caso per l’Italia si tratta di una notizia buona anche soltanto in superficie. Pur senza analizzare le singole dinamiche, una crescita degli stessi verso il 2% è considerata un segnale della salute dell’economia, in cui la domanda di beni porta a un leggero ma continuo aumento dei prezzi stessi. Questi dati confermano quindi quelli positivi arrivarti dalle stime del Pil del secondo trimestre, che hanno quantificato la crescita italiana consolidata nel 2024 allo 0,7%, già vicina all’obiettivo dell’1% fissato dal Governo in carica nel Documento di economia e finanza (Def).
La dinamica dei prezzi è positiva sia per quanto riguarda i beni che i servizi. I primi hanno quasi smesso di decrescere di costo, passando in un solo mese da -0,7 a -0,2, mentre i secondi si sono attestati su un’inflazione del 3%. Si riduce quindi il differenziale tra le due principali categorie che compongono il dato, che passa dal 3,5% di giugno al 3,1% di luglio. L’inflazione acquisita per il 2024, quindi quella minima che si manterrebbe anche se i prezzi non dovessero più crescere, è dell’1%, mentre rimane al 2% quella di fondo.
I beni energetici e il carrello della spesa
Ci sono due dinamiche principali che interessano l’inflazione di luglio in Italia e che hanno causato il cambiamento di rotta rispetto ai mesi precedenti. Riguardano in particolare i cosiddetti beni energetici, quindi carburanti ed energia elettrica, e quelli del “carrello della spesa”, quindi ritenuti essenziali per la vita della famiglia media. Mentre i primi sono in aumento, o meglio stanno normalizzando l’andamento dopo il picco del 2022, i secondi hanno rallentato la loro crescita.
L’andamento dei beni energetici ha un effetto altamente distorsivo sull’inflazione. Il loro prezzo infatti non influenza soltanto l’acquisto dei beni energetici stessi ma quello di ogni prodotto o servizio che necessita di trasporto. Per questa ragione, quando sono in corso dinamiche particolari in questo comparto, il dato inflazionistico tende a comportarsi in maniera anomala o inaspettata. Non è un caso che nell’andamento dell’inflazione italiana a luglio abbiano avuto un ruolo cruciale proprio i beni energetici.
Da mesi i prezzi dei beni energetici sono in calo. Una deflazione dovuta a un picco anomalo negli scorsi anni, dovuto principalmente alla guerra in Ucraina, che si sta lentamente normalizzando. Questo processo di normalizzazione sembra poter essere finalmente giunto a conclusione. Questo significa che i beni energetici hanno ridotto drasticamente la loro tendenza di diminuzione dei prezzi. Dal -8.6% di giugno sono passati in media al -4,1% a luglio. Un dimezzamento della riduzione dei costi che si è trasformato in un aumento dell’inflazione generale.
Un calo così netto della diminuzione del costo di beni che influenzano quasi tutti gli aspetti dell’economia avrebbe dovuto riflettersi in maniera forse anche più netta di quanto non sia accaduto sul dato generale. Questo effetto è stato però frenato dall’andamento opposto dei prezzi dei beni del cosiddetto “carrello della spesa“. Si tratta di una raccolta di prodotti considerati fondamentali per la vita delle famiglie. Non si tratta solo di alimentari e di beni per la casa, ma anche di alcuni dispositivi più durevoli.
Il prezzo di questo paniere ha continuato a crescere a luglio, ma meno di quanto atteso e soprattutto meno di quanto non avesse fatto nei mesi scorsi. Se a giugno il “carrello della spesa” era aumentato dell’1,2% su base annua, a luglio invece la sua crescita di prezzo si è ridotta allo 0,8%. Un effetto che ha attenuato quello dei beni energetici e che ha quindi smorzato il balzo dell’inflazione.
L’importanza dell’inflazione di fondo
Ultimo dato presentato dall’Istat è quello dell’inflazione cosiddetta di fondo. Queste cifre tengono conto della variazione dei prezzi tentando di isolarla dai beni energetici e da quelli alimentari. Questo perché queste due categorie sono estremamente suscettibili a variazioni a breve termine. Si tratta infatti o di beni che subiscono variazioni stagionali significative o che possono alzarsi o calare molto di prezzo per via di eventi non legati alle dinamiche di domanda e offerta tradizionali. Esempi di questo effetto sono la guerra in Ucraina, che ha improvvisamente fatto alzare i prezzi dell’energia nel 2022, e la siccità al sud, che potrebbe portare a un aumento del costo di alcuni ortaggi e frutti.
Per l’Italia, l’inflazione di fondo è da mesi stabile attorno al 2%. A luglio è calata lievemente per effetto della riduzione della crescita di prezzo del carrello della spesa e per altri fattori, portandosi dall’1,9% all’1,8%. Un dato non positivo, visto che l’obiettivo che gli economisti ritengono ottimale per un’economia è quello del 2%. Si tratta però comunque di una variazione minima su base mensile, che non cambia la traiettoria generale del nostro Paese per quanto riguarda l’inflazione. Se la crescita economica dovesse confermare i dati del secondo semestre anche nel resto dell’anno, l’obiettivo del 2% annuo potrebbe essere raggiunto con facilità.