Allarme Onu, con l’impegno attuale riscaldamento di 2,9°C entro il 2100

Le Nazioni Unite hanno avvertito che, con gli attuali impegni assunti dai Paesi, il pianeta si trova su una brutta traiettoria, da 2,5 a 2,9 gradi entro il 2100

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Il rapporto dell’Unep è un chiaro avvertimento che il mondo sta andando nella direzione sbagliata per quanto riguarda il cambiamento climatico. Se non si prenderanno misure drastiche per ridurre le emissioni di gas serra, il pianeta si riscalderà di 2,5-2,9 gradi entro il 2100. Questi livelli di riscaldamento avrebbero conseguenze catastrofiche per il pianeta e per l’umanità. Le temperature più elevate causerebbero l’innalzamento del livello del mare, l’intensificazione dei fenomeni meteorologici estremi, la perdita di biodiversità e l’aggravamento della povertà.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha espresso la sua preoccupazione per la situazione, definendo la differenza tra gli impegni degli Stati e ciò che sarebbe necessario per rispettare gli obiettivi dell’accordo di Parigi “un fallimento di leadership, un tradimento dei più vulnerabili e un’enorme occasione mancata”.

Per evitare le conseguenze più gravi del cambiamento climatico, è necessario che i paesi del mondo si impegnino a ridurre le emissioni di gas serra in modo drastico. Ciò significa investire nelle energie rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica e ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili.

La Cop28, che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, sarà un’importante occasione per i paesi del mondo di discutere di come affrontare il cambiamento climatico. È essenziale che i leader mondiali si impegnino a prendere le misure necessarie per evitare una catastrofe.

Guterres: il divario delle emissioni è un canyon, serve cambiare rotta

Il segretario generale dell’ONU ha lanciato un allarme sullo stato del clima, basandosi sul rapporto del 20 novembre sul divario delle emissioni. Il documento evidenzia che, se non si interviene, nel 2030 le emissioni saranno di 22 miliardi di tonnellate superiori a quelle consentite dal limite di 1,5 gradi. Questa quantità equivale a sommare le emissioni annuali attuali di Usa, Cina e Ue. “Il rapporto dimostra che il divario delle emissioni assomiglia più a un canyon – ha dichiarato Guterres – Le emissioni di gas serra hanno toccato livelli mai visti prima, con un aumento dell’1,2% rispetto all’anno scorso”.

Accordo di Parigi: il 28% non basta, serve il 40%

L’Accordo di Parigi, ratificato nel 2015, prevede di limitare il riscaldamento globale a 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali. Per raggiungere questo obiettivo, le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 28% entro il 2030.

Il recente rapporto dell’UNEP ha rivelato che per limitare il riscaldamento a 1,5 gradi centigradi, è necessaria una riduzione più massiccia delle emissioni, pari al 40%. Questo obiettivo assume un’urgenza ancora maggiore considerando i recenti picchi di temperatura che hanno colpito il nostro pianeta.

Per raggiungere una riduzione del 40% delle emissioni entro il 2030, gli sforzi di mitigazione devono essere significativamente rafforzati in questo decennio. Questo significa investire nelle energie rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica e ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili.

Allarme climatico: emissioni record e temperature anomale

Le emissioni globali di gas serra stanno raggiungendo i massimi storici, con un aumento dell’1,2% nel 2022. Questo picco sta causando temperature record, con 86 giorni consecutivi di temperature medie superiori di oltre 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali. Settembre è stato il mese più caldo mai registrato, con temperature medie globali di 1,8° C superiori ai livelli preindustriali. La scorsa settimana, le temperature medie globali hanno probabilmente superato la soglia critica di 2° C, ma è necessario un periodo di tempo più lungo per confermare questo dato.

Quest’anno si è assistito a parametri spaventosi in termini di calore, incendi e nuovi record di temperatura globale, come ha spiegato Anne Olhoff, capo redattore scientifico del rapporto dell’UNEP. “Ma tutto ciò che stiamo vedendo ora è come un sussurro, mentre ciò che vedremo in futuro sarà un ruggito”, ha aggiunto.

Progressi dopo l’Accordo di Parigi, ma non abbastanza

Dopo l’Accordo di Parigi del 2015, sono stati registrati progressi sostanziali. Inizialmente, secondo le politiche dell’epoca, l’UNEP prevedeva un aumento delle emissioni del 16% entro il 2030. Tuttavia, i recenti sviluppi indicano un miglioramento significativo, con l’aumento atteso ora ridotto al 3%.

Anne Olhoff, esprimendo un cauto ottimismo, ha affermato che si sono visti dei progressi, ma ha anche sottolineando l‘importanza di agire ora per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.

Nel corso degli ultimi anni, si sono perse importanti opportunità per ridurre le emissioni, con alcune nazioni che hanno adottato soluzioni ecologiche in risposta a eventi come la guerra in Ucraina e la crisi energetica, mentre altre hanno sfruttato tali situazioni per promuovere nuove esplorazioni di petrolio e gas o per estendere la vita delle miniere di carbone.

Sfide climatiche: il divario tra obiettivi e realtà

Se gli attuali sforzi di mitigazione proseguiranno senza cambiamenti significativi, il riscaldamento globale potrebbe raggiungere i 3°C rispetto ai livelli preindustriali. L’implementazione completa degli sforzi previsti nei piani climatici nazionali o nei Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC) mette il mondo sulla strada per raggiungere i 2,9 gradi centigradi.

Emerge un dato allarmante: nessuna delle 20 maggiori economie globali sta riducendo le emissioni in linea con i propri obiettivi di azzeramento. Anche nello scenario più ottimistico, l’UNEP sostiene che la probabilità di limitare il riscaldamento a 1,5°C è solo del 14%.

Il rapporto descrive il divario delle emissioni come “più simile a un canyon di emissioni“, sottolineato anche da Guterres. Anne Olhoff enfatizza la necessità di un’azione più incisiva per ridurre le emissioni entro la fine del decennio, avvertendo che senza tali sforzi, l’obiettivo di 1,5 gradi potrebbe sfuggire.

Nonostante la mancanza di un picco nelle emissioni e un’attuale stagnazione nelle politiche climatiche, esistono ampie opportunità per molti Paesi per ridurre drasticamente le emissioni e porre fine ai sussidi per i combustibili fossili.