Come saremo tra mille anni: gli effetti della tecnologia sull’uomo

Una ricerca commissionata dalla compagnia telefonica americana Toll Free Forwarding ha elaborato l'espetto dell'uomo dell'anno 3000: è mostruoso

Foto di Claudio Carollo

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Gobbo, col cervello piccolo, le mani ad artiglio e con tre palpebre per occhio: sarebbe questo l’aspetto dell’uomo tra mille anni secondo una ricerca commissionata dalla compagnia telefonica Toll Free Forwarding. Dall’elaborazione 3D è venuta fuori Mindy, la donna del 3000, che dovrebbe mostrare la rappresentazione degli effetti della tecnologia sull’evoluzione, o per molti aspetti involuzione, del corpo umano.

Come saremo tra mille anni: la ricerca

Secondo la ricerca la prima caratteristica del fisico umano a subire le conseguenze delle abitudini tipiche dell’uomo moderno, costantemente alle prese con gli strumenti tecnologici come gli smartphone e i computer, è la postura.

La posizione assunta per guardare il telefonino o il computer sta cambiando radicalmente il nostro modo di sedere e stare in piedi ed avrà un impatto significativo sul nostro aspetto in futuro, che sarà caratterizzato anche da disastri come l’endgame climatico.

Tra le parti del corpo più condizionate da questo fattore evolutivo sarebbero dunque la spina dorsale e il collo, che in particolare diventerebbe più tozzo e spesso per quello che viene definito collo tecnologico.

In un articolo per Health Matters, il dottor K. Daniel Riew del New York – Presbyterian Orch Spine Hospital, ha spiegato esattamente cos’è: “Quando lavori al computer o guardi il telefono dall’alto in basso, i muscoli della nuca devono contrarsi per tenere la testa alta. Più guardi in basso, più i muscoli devono lavorare per mantenere la testa alta. Questi muscoli possono diventare eccessivamente stanchi e doloranti guardando i nostri smartphone e tablet o trascorrendo la maggior parte della nostra giornata lavorativa al computer”.

Per gli stessi motivi la colonna vertebrale è sollecitata a tal punto da piegarsi fino a portare l’essere umano ad assumere definitivamente una vera e propria gobba. L’utilizzo dello smartphone porterà a lungo andare a modifiche anatomiche anche alle mani.

Come descritto da un’espressione coniata di recente, a forza di afferrare il telefonino piegando le dita in una posizione innaturale per lunghi periodi di tempo si può verificare una condizione di artiglio del testo, come ha spiegato a Toll Free Forwarding il dottor Nikola Djordjevic di Med Alert Help, azienda di comparazione di prodotti farmaceutici.

“Alcuni anni fa, l’utilizzo di internet sui dispositivi mobili ha superato quello desktop e ora abbiamo internet nelle nostre mani. Tuttavia, il modo in cui teniamo i nostri telefoni può causare tensione in alcuni punti di contatto” ha detto Djordjevic “noto come sindrome del tunnel cubitale”.

L’utilizzo dello smartphone condizionerebbe anche l’angolazione del gomito sempre a 90 gradi per il tipico posizionamento del braccio quando si usa il cellulare, sia quando si impugna, sia quando si tiene all’orecchio durante le telefonate.

“Questa sindrome è causata dalla pressione o dallo stiramento del nervo ulnare che scorre in un solco sul lato interno del gomito”, ha spiegato il medico. “Ciò provoca intorpidimento o una sensazione di formicolio nell’anulare e nel mignolo, dolore all’avambraccio e debolezza alle mani. Tenere il gomito piegato a lungo, il più delle volte, tenendo il telefono, può allungare il nervo dietro il gomito e esercitare pressione su di esso”.

Altro cambiamento provocato dall’uso intensivo della tecnologia è legato ai display e interessa i nostri occhi. Interpellata da Toll Free Forwarding, Kasun Ratnayake dell’Università di Toledo, ha suggerito che l’essere umano potrebbe sviluppare una palpebra ulteriore oltre quella superiore e inferiore per limitare la quantità di luce dannosa a cui i nostri occhi sono esposti.

Si tratterà di una protezione “interna più grande per prevenire l’esposizione a luce eccessiva, o il cristallino dell’occhio può essere sviluppato in modo evolutivo in modo tale da bloccare la luce blu in entrata ma non altre luci ad alta lunghezza d’onda come il verde, il giallo o il rosso”, come ha spiegato lo scienziato.

Come saremo tra mille anni: gli effetti sul cervello

Gli effetti della tecnologia sull’uomo non riguarderanno soltanto la postura ma arriverebbero a modificare anche direttamente le nostre funzioni cerebrali.

Con una serie di studi a lungo termine che cercano di stabilirne l’impatto completo, nel 2011 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato le radiazioni degli smartphone come “possibilmente cancerogene per l’uomo”.

Gli effetti potrebbero essere più rilevanti in particolarmente sui bambini, in quanto i loro crani meno sviluppati sono più sottili e assorbono fino a tre volte più radiazioni rispetto ai cervelli adulti. Per questo il cranio dell’essere umano del 3000 potrebbe essere leggermente più spesso, così da proteggere il cervello, che però nel frattempo potrebbe rimpicciolirsi.

Secondo quanto emerso da un recente studio internazionale del Dartmouth College di Hannover, il cervello del genere Homo sarebbe di dimensioni più ridotte rispetto a circa 3mila anni fa e in futuro potrebbe diventare ancora più piccolo a causa dello sviluppo, è l’ipotesi, della cosiddetta intelligenza collettiva, veicolata attraverso la comunità e la tempesta di informazioni ricevute tramite gli smartphone.