Produzione settore metalmeccanico in crisi, 103mila lavoratori a rischio occupazione

Lo sciopero dei metalmeccanici mette in luce la crisi del settore, con oltre 100mila operai a rischio e la produzione in calo

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 18 Ottobre 2024 15:09

Il settore metalmeccanico italiano sta affrontando una crisi profonda. Basti pensare che oltre 103mila lavoratori sono coinvolti in crisi aziendali. Il settore, in altre parole, è nei guai per produzione e occupazione. In particolare preoccupano l’automotive, la siderurgia e la termomeccanica. Lo sciopero nazionale dei metalmeccanici, con la partecipazione di 20mila manifestanti a Roma nella giornata del 18 ottobre, mette in luce l’urgenza di interventi governativi per evitare il collasso di un settore cruciale per l’economia nazionale.

Le richieste dello sciopero nazionale del settore

Il corteo metalmeccanico del 18 ottobre, iniziato a Roma da piazza Barberini e arrivato fino a piazza del Popolo, ha visto la partecipazione di lavoratori e leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil, insieme a delegazioni internazionali. I rappresentanti dei lavoratori hanno denunciato l’incertezza che circonda il futuro del settore, con particolare riferimento a Stellantis.

Secondo Giuseppe Conte, ex premier e leader del M5s: “Il governo deve intervenire subito, Stellantis non ha un piano chiaro per l’Italia”. Anche la segretaria del PD, Elly Schlein, ha sottolineato le responsabilità dell’azienda automobilistica, chiedendo che il governo convochi un incontro con i vertici aziendali per discutere di un piano industriale concreto.

I sindacati hanno sottolineato come il settore sia ormai al collasso, e senza interventi immediati si rischia una perdita significativa di posti di lavoro, con enormi ripercussioni per l’intera economia.

I numeri della crisi: 103mila lavoratori a rischio

I dati pubblicati dalla Fim Cisl evidenziano una situazione preoccupante: 103.000 lavoratori sono direttamente coinvolti in crisi aziendali nel settore metalmeccanico (un aumento di 18.634 rispetto al semestre precedente). La crisi coinvolge settori strategici come l’automotive, la siderurgia e la termomeccanica, che rappresentano una parte significativa della produzione industriale italiana.

Nello specifico:

  • automotive (256mila lavoratori coinvolti): l’incertezza sulle politiche future e la transizione verso l’elettrico stanno mettendo a dura prova il settore. Molte aziende ricorrono alla cassa integrazione per fronteggiare la diminuzione delle vendite e l’aumento dei costi di produzione;
  • siderurgia: il settore acciaio, già in difficoltà a causa dei costi energetici elevati, continua a subire gli effetti di una domanda debole e di una concorrenza internazionale sempre più aggressiva. Crisi come quella dell’ex Ilva continuano a pesare sul comparto​;
  • termomeccanica: anche in questo settore si registrano segnali di sofferenza, con cali significativi nella produzione e difficoltà legate alla scarsità di commesse​.

Le crisi industriali non si limitano a questi comparti: l’intero settore metalmeccanico risente degli effetti della pandemia, dell’aumento dei costi delle materie prime e dell’instabilità geopolitica, in particolare le guerra Russia-Ucraina ma anche il Medio Oriente.

Quali sono le richieste dei sindacati al governo

I sindacati chiedono azioni rapide e concrete da parte del governo per affrontare la crisi del settore. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di convocare un tavolo di confronto con le principali aziende del settore, inclusa Stellantis. Secondo Landini, è urgente un piano industriale che rilanci la produzione nel Paese e garantisca la competitività delle aziende italiane a livello europeo

Anche Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ha sottolineato l’importanza di un dialogo costruttivo con il governo per ottenere conferme su misure fondamentali per il settore, come la proroga del taglio del cuneo fiscale e la riduzione della pressione fiscale sul ceto medio​