Sciopero generale 29 novembre, Cgil e Uil in piazza per cambiare la Manovra

Cgil e Uil indicono uno sciopero generale il 29 novembre per chiedere cambiamenti radicali alla Manovra. La Cisl, invece, si dichiara soddisfatta e non scende in piazza

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 30 Ottobre 2024 15:21

Cgil e Uil dicono “no” alla Manovra 2025. I due sindacati hanno proclamato uno sciopero generale in segno di protesta. Si terrà venerdì 29 novembre e avrà una durata di 8 ore. I segretari generali Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri sono pronti a revocare lo sciopero se il governo accetta le proposte. Sono stati convocati dalla presidente del Consiglio: “Andremo ad ascoltare”.

Indetto lo sciopero generale contro la Manovra ‘inadeguata’

Cgil e Uil, tra le principali sigle sindacali italiane, hanno proclamato uno sciopero generale di 8 ore per venerdì 29 novembre. Come sempre, lo sciopero sarà accompagnato da manifestazioni in diverse città.

L’annuncio è arrivato nella mattinata del 30 ottobre, durante una conferenza stampa in cui i segretari generali Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri hanno espresso la necessità di cambiare la Manovra 2025. I sindacati, infatti, la considerano una risposta inadeguata alle criticità economiche e sociali del Paese.

Tra le principali rivendicazioni, spiccano l’aumento del potere d’acquisto di salari e pensioni, il finanziamento della sanità pubblica (anche i medici hanno indetto uno sciopero per il 20 novembre) e dell’istruzione, insieme al potenziamento dei servizi pubblici e delle politiche industriali. Secondo la Cgil e la Uil, quindi, l’attuale piano del governo trascura aspetti fondamentali della vita economica e sociale italiana, mettendo a rischio la stabilità e il benessere dei cittadini più vulnerabili.

Le motivazioni di Cgil e Uil: problemi e soluzioni

I sindacati dipingono un quadro critico per il futuro economico del Paese, denunciando un’agenda governativa che rischia di spingere l’Italia verso 7 anni di austerità. Al centro delle preoccupazioni si trova l’impatto dell’inflazione, considerata “un’inflazione da profitti” che sta rapidamente erodendo il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati. L’inflazione, insieme a una crescita della precarietà, del lavoro nero e dei tagli ai servizi pubblici, rappresenta, secondo i sindacati, una chiara minaccia per la coesione sociale.

Sul piano fiscale, Cgil e Uil criticano la riduzione della progressività e l’approvazione di condoni e concordati che agevolerebbero, a loro parere, l’evasione fiscale e coloro che evadono. Si aggiungono a queste preoccupazioni il taglio del cuneo fiscale, ritenuto un beneficio riservato a pochi, e la situazione “pensioni”. Secondo i sindacati, si rischia di gravare sulla quasi totalità dei lavoratori italiani, senza una rivalutazione adeguata delle pensioni. Infine, la proposta di aumento per le pensioni minime di soli 3 euro mensili è descritta come una “beffa”.

Cgil e Uil avanzano quindi una serie di richieste precise. Chiedono un “prelievo dove i soldi ci sono”, puntando a risorse da extraprofitti, profitti aziendali, rendite e grandi patrimoni, oltre che dall’evasione fiscale e contributiva. Invocano, inoltre, un finanziamento straordinario per sanità, servizi sociali, istruzione e ricerca, con un rinnovo dei contratti collettivi sia nel settore pubblico che privato per garantire aumenti di potere d’acquisto e una piena rivalutazione delle pensioni.

I sindacati propongono anche una politica industriale robusta, con investimenti mirati alla salvaguardia dell’occupazione e alla creazione di nuovi posti di lavoro, nel quadro di un modello di sviluppo sostenibile. Infine, rivendicano il ritiro del disegno di legge sulla sicurezza, considerato un attacco alla libertà di manifestazione del dissenso, ma anche la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.

I sindacati hanno promesso di portare avanti queste battaglie non solo per i loro iscritti ma anche per la collettività, convinti che la manovra di bilancio debba puntare al benessere diffuso e alla riduzione delle disuguaglianze.

Sindacati pronti al confronto: revoca dello sciopero possibile

I sindacati non chiudono completamente la porta al dialogo: si dichiarano infatti disposti a riconsiderare la decisione dello sciopero generale del 29 novembre, a patto che il governo accolga le loro proposte. Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha annunciato la convocazione da parte della presidente del Consiglio. I margini di modifica della manovra sono comunque ristretti, visto che il testo è già stato presentato alle Camere.

“Abbiamo aspettato e studiato la Manovra consegnata alle Camere e, di fronte alle valutazioni fatte, abbiamo deciso di proclamare una giornata di sciopero, ricordando che questa è una giornata che i lavoratori pagano di tasca propria”, ha spiegato Bombardieri durante la conferenza stampa. Il messaggio dei sindacati è chiaro: le richieste avanzate non mirano a modifiche marginali, ma a cambiamenti profondi.

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha ribadito la necessità di un cambiamento strutturale. “Il governo ci convoca a cose già fatte”, ha dichiarato. L’obiettivo dei sindacati non è solo rivedere la Manovra, ma anche mettere in discussione provvedimenti precedenti.

I sindacati si dichiarano pronti a trattative e confronti, chiedendo un segnale di apertura da parte del governo. Se queste condizioni fossero soddisfatte, lo sciopero potrebbe essere revocato. La volontà di dialogo non manca.

Cisl non presente: la Manovra piace

A differenza di Cgil e Uil, che hanno indetto lo sciopero generale, la Cisl ha assunto una posizione diversa e non parteciperà alla mobilitazione. Secondo il segretario generale, Luigi Sbarra, la legge di Bilancio ha accolto molte delle priorità avanzate dal sindacato e per questo è stata accolta con soddisfazione.

Sbarra ha infatti elogiato il taglio permanente del cuneo fiscale e contributivo per i redditi fino a 40mila euro, che, secondo le stime, dovrebbe garantire un aumento delle buste paga per oltre 14 milioni di lavoratori. Tra le misure apprezzate vi sono anche la proroga dell’accorpamento delle aliquote Irpef, considerata fondamentale per sostenere i redditi più bassi e stimolare i consumi, il ritorno alla piena indicizzazione delle pensioni e i nuovi fondi per il sostegno alla famiglia, natalità e sanità. La Cisl ha infine accolgo con favore la continuità nella detassazione dei premi di risultato, l’espansione dei benefici contrattuali del welfare e il rinnovo dei contratti pubblici per il triennio 2025-2027.

Sbarra ha comunque avanzato altre richieste, come l’aumento delle pensioni minime, un maggiore supporto per la non autosufficienza, l’eliminazione dei tagli strutturali agli organici della scuola e la riduzione delle tasse per il ceto medio.