Istat: produzione industriale in calo nel 2023 (-2,5%)

Articoli in gomma, materie plastiche e fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria sono i settori che registrano le maggiori flessioni

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato: 9 Febbraio 2024 15:40

Il 2023 si chiude con una produzione industriale italiana in diminuzione del 2,5% rispetto all’anno precedente nonostante il recupero registrato a dicembre. A dicembre 2023, l’indice destagionalizzato della produzione industriale avrebbe registrato un aumento dell’1,1% rispetto a novembre, mentre nella media del quarto trimestre si registra una flessione dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra un marcato aumento congiunturale per i beni di consumo (+3,0%) e una crescita più contenuta per i beni strumentali (+1,6%) e i beni intermedi (+0,8%); viceversa, si osserva una diminuzione per l’energia (-2,0%). La variazione tendenziale a dicembre 2023 segna un calo del 2,1%. Si registrano incrementi tendenziali solo per i beni strumentali (+0,7%); calano, invece, i beni di consumo (-1,3%) e in misura più accentuata i beni intermedi (-3,3%) e l’energia (-4,4%).

I settori

I settori di attività economica che registrano i maggiori incrementi tendenziali sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+6,0%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,5%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,6%). Le flessioni più ampie si registrano nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-10,0%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-4,5%) e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature (-3,3%).

Il commento dell’Istat

“Il 2023 si chiude con una diminuzione della produzione industriale rispetto all’anno precedente del 2,5%; la dinamica tendenziale dell’indice corretto per gli effetti di calendario è stata negativa per quasi tutti i mesi del 2023 – ha sottolineato l’Istat in una nota –. L’evoluzione in corso d’anno, al netto dei fattori stagionali, è stata caratterizzata da cali congiunturali in quasi tutti i trimestri, con l’eccezione del terzo, allorché si è registrato un lievissimo recupero”. “Tra i principali raggruppamenti di industrie, solamente per i beni strumentali si osserva una crescita nel complesso del 2023 rispetto all’anno precedente”, ha aggiunto.

Il commento dei consumatori

Dato pessimo! Al di là dell’andamento di dicembre, discordante tra rialzo mensile (+1,1%) e ribasso su base annua (-2,1%), il dato che conta davvero, molto negativo, è che in media nel 2023 la produzione è crollata del 2,5% rispetto al 2022. Tranne che per i beni strumentali, non c’è un solo raggruppamento in territorio positivo, a cominciare dai beni di consumo durevoli che precipitano del 5,4% rispetto al 2022. Insomma, il 2023 è stato un anno nero per le nostre industrie”, ha dichiarato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.