Produzione industriale in calo del 2,5% rispetto all’anno precedente

Le flessioni più ampie si registrano nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Nel 2023, la produzione industriale ha registrato un calo del 2,5% rispetto all’anno precedente, evidenziando una tendenza negativa nell’indice destagionalizzato per la maggior parte dei mesi, secondo quanto comunicato dall’Istat.

In particolare, a dicembre 2023 si prevede un aumento dell’1,1% nell’indice destagionalizzato rispetto a novembre. Nel complesso del quarto trimestre, si è registrata una diminuzione del 0,5% nella produzione rispetto ai tre mesi precedenti.

Aumenti significativi, ma cali nella fabbricazione di macchinari

L’indice destagionalizzato mensile mostra un notevole aumento congiunturale per i beni di consumo (+3%), mentre si osservano crescite più contenute per i beni strumentali (+1,6%) e i beni intermedi (+0,8%). Al contrario, si registra una diminuzione dell’energia (-2%).

Considerando gli effetti di calendario, a dicembre 2023 l’indice complessivo diminuisce del 2,1% in termini tendenziali, essendo i giorni lavorativi 18 rispetto ai 20 di dicembre 2022. Si osservano incrementi tendenziali solo per i beni strumentali (+0,7%); mentre diminuiscono i beni di consumo (-1,3%), i beni intermedi (-3,3%), e l’energia (-4,4%), in misura più accentuata.

Nei settori di attività economica, i maggiori incrementi tendenziali si verificano nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+6%), nella fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,5%), e nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,6%). Le flessioni più significative si registrano nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-10%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria (-4,5%), e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature (-3,3%).

L’emergere di nuovi problemi da affrontare nell’industria è evidente nelle valutazioni qualitative dell’Istat: attualmente, il principale ostacolo alla produzione è identificato nell’insufficienza della domanda, secondo il 22% delle imprese, il che rappresenta il livello massimo riscontrato dalla fine del 2020. Al contrario, la carenza di materiali (4,3%) è ormai un problema residuale, poiché sono gli ordini a mancare, contrariamente a quanto accadeva fino a pochi mesi fa, quando rappresentava il nodo principale, segnalato da una su cinque imprese.

Un caso evidente è rappresentato dalle macchine utensili, dove l’attesa dei decreti attuativi dei bonus 5.0 ha causato un rallentamento significativo della domanda interna, portando a una riduzione di oltre la metà degli ordini tra ottobre e dicembre. Allo stesso modo, tutta la filiera legata all’edilizia sta subendo una frenata generale, essendo priva del superbonus al 100% e della possibilità di cessione del credito.

La situazione in Europa

La debolezza produttiva, evidenziata dall’utilizzo degli impianti al 75,5%, raggiunge il minimo degli ultimi tre anni, in parte influenzata anche da fattori esterni. Mentre la Francia continua a registrare una crescita (+1,2% nel mese di dicembre), la produzione in Spagna nel 2023 ha subito una diminuzione dello 0,8%, ma è soprattutto la situazione a Berlino a destare preoccupazione, con una riduzione del 1,5% nella produzione tedesca nell’intero anno e addirittura del 3,7% a dicembre, escludendo energia e costruzioni. Questo scenario cupo, evidenziato anche dal calo della produzione chimica ai minimi dal 1995, si accompagna a una stima negativa per il Pil nel quarto trimestre.

Tuttavia, a mitigare la frenata, anche per i nostri fornitori, è il settore automobilistico. Nonostante il numero di vetture prodotte in Germania nel 2023, pari a 4,1 milioni, sia inferiore del 12% rispetto al periodo pre-Covid, l’anno scorso si è comunque chiuso con una crescita dell’18%, mentre a gennaio la frenata è stata finora minima, con un calo del 4% che ancora non ha impattato sugli ordini dei nostri fornitori di componenti.