Ecco le Bandiere verdi 2023: i luoghi più sostenibili d’Italia

Legambiente premia le 19 località alpine che fanno della sostenibilità e del rispetto della natura la loro missione. Ci sono però anche 11 Bandiere Nere. Ecco quali sono

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Con l’avvento dell’estate 2023 torna l’annoso dilemma dei vacanzieri: mare o montagna? Forse non tutti sanno che, oltre alle celeberrime Bandiere Blu che indicano le migliori spiagge italiane (scopri qui quelle di quest’anno), ci sono anche le Bandiere Verdi. Queste ultime premiano la sostenibilità ambientale, l’accessibilità e il valore paesaggistico del territorio montano e boschivo dell’arco alpino italiano (qui il report completo).

Quali sono le Bandiere Verdi 2023

L’assegnazione delle 19 Bandiere Verdi da parte di Legambiente tiene conto anche delle iniziative e dei progetti ecosostenibili con cui i territori alpini tentano di resistere al cambiamento climatico e allo spopolamento delle aree montane, a beneficio delle comunità locali e dell’intero Paese. Nel complesso, dal 2002 sono state 260 i riconoscimenti green assegnati dall’associazione ambientalista.

Quest’anno il Piemonte si conferma la regina “verde” d’alta quota con 5 Bandiere, seguita da Friuli-Venezia Giulia con 4, Veneto con 3, Lombardia con 2 e Valle d’Aosta, Alto Adige, Liguria e Trentino con una Bandiera Verde. Ecco di seguito l’elenco completo delle 19 località premiate tra Comuni, pro loco, associazioni e operatori attivi sul territorio:

  • Comune di Balme (Torino);
  • Comune di Enego (Vicenza);
  • Comune di Caraglio (Cuneo);
  • Comune di Valdieri (Cuneo);
  • i gestori dei rifugi della Deiva (Savona);
  • Ivan Provenzale e famiglia in Val Tramontina (Pordenone);
  • Cooperativa LASSÙ del Comelico Superiore (Belluno);
  • l’impresa sociale Dolomiti Hub a Fonzaso (Belluno);
  • Malga Riondera di Ala (Trento);
  • il Comitato per l’ampliamento del Parco del Mont Avic a Fénis (Aosta);
  • l’Associazione per l’Ecomuseo Valle Elvo e Serra Sordevolo (Biella);
  • l’Associazione Aosta Iacta Est ad Aosta;
  • l’Associazione Castanicoltori Lario Orientale a Sala al Barro (Lecco);
  • l’Associazione Gruppo Sentieri Amici della Storia di Val Brembilla (Bergamo);
  • le Associazioni e gli enti promotori dell’Iniziativa Baumgart – frutteti tradizionali Bolzano;
  • l’Associazione Podén a Forni di Sotto (Udine);
  • la Pro Loco di Preone (Udine);
  • Alpstream – Centro internazionale per lo studio dei fiumi alpini, Ostana (Cuneo);
  • Bandiera alla memoria e all’impegno di Remo Cacitti, consegnata all’omomonima associazione e al Comune di Venzone (Udine)

La Bandiere Nere dei peggiori luoghi alpini

Il Friuli-Venezia Giulia primeggia invece nella classifica opposta delle Bandiere Nere, che indicano i luoghi montani peggiori d’Italia in cui Legambiente registra “pervicaci e infelici impulsi a reiterare logori schemi del passato”. In tutto sono undici i territori “bocciati”: Lombardia e Trentino se ne beccano 2 a testa, seguiti da Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto e Alto Adige con una.

Ben dieci Bandiere Nere sono state assegnate a istituzioni pubbliche dell’arco alpino, eccezion fatto per il Piemonte, e una a un operatore privato. Nei casi “bocciati”, Legambiente sottolinea la necessità di una “completa inversione di rotta, soprattutto laddove il senso comune si erge a sostegno di vecchi schemi”.

L’importanza della montagna

Secondo Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, la montagna italiana “sta dimostrando di essere un territorio resiliente e di offrire nuove opportunità rispondendo così a crisi climatica e spopolamento”.

A tal proposito, le Bandiere Verdi rappresentano “la prova evidente di questa resilienza e forza delle comunità locali che puntano sempre di più su innovazione, sostenibilità ambientale, valorizzazione del territorio e adattamento innovativo. Ma la montagna non deve essere lasciata sola, oltre al grande lavoro che stanno facendo i territori, è importante mettere a sistema anche interventi nazionali e risorse, a partire da quelle del PNRR, che vadano a sostegno e supporto delle realtà montane ampliando e rafforzando anche i servizi di base e più politiche di mitigazione e di adattamento che mettano davvero al centro questi territori”.