Terrorismo in Italia, sale l’allerta: i rischi per Pasqua. Si riunisce il Comitato per la sicurezza

L'Italia è realmente a rischio attentati? L'Europa sta tornando nella morsa del terrorismo? Ecco l'analisi del sottosegretario alla presidenza del Consiglio

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Quanto accaduto in Russia getta un velo di terrore sull’Italia? In vista dei festeggiamenti di Pasqua è giustificato uno stato d’allerta? In merito si è espresso Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che ha fornito un’analisi in merito.

La reale minaccia per l’Italia

È un periodo di profonda apprensione, tenendo conto del terrificante attentato avvenuto nella Russia di Putin. L’Europa teme di ritrovarsi nuovamente schiacciata nella morsa del terrorismo. Attacchi sono giunti nel corso degli anni Duemila in occasione di festività di vario genere, soprattutto a sfondo religioso. C’è dunque da essere ragionevolmente preoccupati?

Alfredo mantovano ha posto in evidenza due elementi ben precisi. Ha spiegato come in Italia la minaccia non sia rappresentata da gruppi organizzati. Non ritiene probabile che un evento d’assoluto terrore come in Russia possa scatenarsi nei nostri confini.

Si è detto certo del fatto che saremmo in grado di intercettare ben prima gli attentatori, in fase di preparazione e strutturazione dei supporti logistici necessari. Ciò che spaventa è invece la presenza di quelli che definisce “lupi solitari”. È qualcosa che altri Paesi d’Europa hanno già sperimentato, purtroppo: “Il fronte della minaccia più preoccupante è il reclutamento online, per il quale da anni avviene un contrasto anticipato”.

Comitato per la sicurezza

L’Italia non può permettersi di ignorare o sottovalutare la minaccia terroristica. Il passato insegna e gli eventi in Russia devono necessariamente spingere a tenere l’allerta elevata. Per questo motivo si è scelto di convocare il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Il tema all’ordine del giorno è un’analisi dettagliata sulla situazione attuale. Un confronto per verificare ogni informazione rilevante e progettare un piano d’azione preventivo. Ecco le parole di Mantovano: “L’Italia ha sempre mantenuto l’attenzione costante verso la minaccia terroristica, su più fronti. Da 15 anni, periodicamente e a distanza ravvicinata, il comitato si riunisce e raccoglie i vertici delle forze di polizia e di intelligence. Si punta a fare la prima cosa principale, forse mancata anche a Mosca, ovvero mandare in circolo le informazioni”.

Quali sono i possibili obiettivi

Non è stato l’attentato in Russia a ridestare l’intelligence italiana. Il sistema di controllo nostrano, come viene spesso garantito con dichiarazioni da parte delle autorità, è costante. Va da sé, però, che eventi di caratura internazionale portino a un’allerta più stringente.

È il caso degli attentati di Hamas in Israele di ottobre 2023. In seguito c’è stato un rafforzamento di tutti i dispositivi di osservazione e controllo. Mesi fa era stata disposta una ricognizione di tutti quelli che vengono ragionevolmente considerati dei possibili obiettivi sensibili sul territorio nazionale.

Non un’operazione facile, anzi, considerando come siano oltre 28mila. Di questi, considerando l’attuale clima è importante sottolinearlo, 205 sono in vario modo riconducibili a Israele. Che si tratti di sedi diplomatiche, luoghi di preghiera, ambasciate, stazioni o aeroporti, nulla viene lasciato di intentato.

Nonostante tutto, i grandi assembramenti saranno inevitabili. Se c’è qualcosa che gli anni del terrore e il Covid hanno evidenziato, infatti, è l’assoluta necessità di aggregazione. Alla fine ha sempre la meglio sulla paura. In occasione delle festività di Pasqua, dunque, il ministro Piantedosi aveva già evidenziato l’assoluta necessità di mantenere alta l’attenzione in tutte le città turistiche, soprattutto quelle maggiori.

Non è però pensabile di agire unicamente sul territorio. Per quanto ciò sia estremamente importante, infatti, non si può ignorare o tralasciare la centralità delle cosiddette “piazze digitali”. Chi segue la propaganda online è di fatto attenzionato e gran parte dei soggetti radicalizzati in Italia è stata individuata proprio grazie alla verifica a tappeto sul web.