La protesta dei trattori blocca l’Italia: da Nord a Sud scatta la mobilitazione degli agricoltori

I trattori bloccano le città italiane e gli agricoltori fanno sentire la propria voce: ecco le richieste mosse all'Unione europea, come in altri Paesi

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

La protesta degli agricoltori è giunta anche in Italia. Dalla Germania alla Francia, cresce la rabbia per quelle che sono le politiche agricole messe in atto dall’Europa, così come le scelte dei singoli governi. Il novero degli argomenti indigesti è però decisamente vario, comprendendo davvero tutto.

Si fa dal prezzo del carburante alle prospettive della diffusione di carne coltivata, fino alla farina d’insetti e non solo. Spazio infatti per la nuova Pac, ovvero la Politica agricola comune, che prevede l’addio alla monosuccessione, che è una sorta di obbligo di avvicendamento delle colture. Vediamo nel dettaglio cosa sta accadendo in queste ore in numerose città italiane.

La protesta degli agricoltori

Numerose le città che hanno visto scendere in piazza gli agricoltori autonomi riuniti sotto la sigla del Comitato degli agricoltori traditi. Una protesta che imperversa a tutela dei territori, dell’agricoltura tradizionale e contro le importazioni, i sindacati, le banche e non solo. Sguardo rivolto soprattutto alla tutela delle piccole imprese, che annaspano nello scenario attuale.

Tra i temi cardine c’è quello della carne coltivata, considerando il tipo di impatto che potrà avere fin da subito su questo settore. Ignorate le questioni climatiche, si parla da tempo di economia, tutela del lavoro e dei difesa della cultura italiana. Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida è notoriamente impegnato in una battaglia a tema con l’Unione europea. In tal senso si fa largo un’apertura, figlia di un accordo con Parigi e Vienna. Nota congiunta inviata all’Ue, forte del sostegno di altri nove Paesi.

Se ne discuterà al Consiglio Agricoltura di Bruxelles nella giornata di domani, pur in assenza di un’ufficiale domanda di autorizzazione, ai sensi della legislazione sui nuovi alimenti. In presenza di tale documento, sarà poi l’Efsa a valutare.

Il tutto ha avuto inizio il 22 gennaio, con gli agricoltori in strada a oltranza, come si legge sulla pagina Facebook del Comitato. Mobilitazioni in atto a Frosinone, Latina, Napoli, Caserata, Roma, Milano, Torino, Reggio Emilia, Firene, Bologna e Modena. Azioni di protesta anche in Umbria, Sicilia e Puglia. Più di 200 mezzi hanno complicato ulteriormente la circolazione a Bologna, già alle prese con il limite di velocità imposto a 30 km/h. Paralizzata invece via Cassia a Viterbo, nel Lazio.

Dure critiche in tutta Europa

Non mancano volti noti in questa protesta, come Danilo Calvani, in precedenza alla guida del Movimento 9 dicembre-Forconi. Oggi è tra i leader degli Agricoltori Traditi: “Siamo al disastro, tra tasse e accordi internazionali con Paesi che permettono di portare qui merci a pezzi stracciati. Non abbiamo più rappresentanze sindacali. Anche i consumatori avranno un danno, non mangiando più prodotti italiani”.

I toni sono particolarmente accesi e così, come spesso accade durante le manifestazioni, si tende a mescolare un po’ di argomentazioni, rischiando anche di accarezzare teorie complottiste. Come se ci fosse un piano più grande di noi per spingere tutti, obbligatoriamente, verso una data alimentazione (proporre un’alternativa, anche in funzione di necessità ambientali, non si traduce in un obbligo): “Si rischia una gravissima crisi alimentare, a meno che non inizieremo a mangiare cavallette, vermi e carne sintetica. Qui ci vogliono portare”.

Abbiamo citato la nota inviata all’Ue, con sostegno di nove Paesi, oltre a Italia, Francia e Austria. Ecco di chi si tratta: Repubblica Ceca, Cipro, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia. La richiesta è chiara: prima di procedere all’autorizzazione al commercio, la Commissione europea dovrà lanciare una consultazione pubblica sulla carne coltivata in laboratorio. Si pretende “una valutazione d’impatto completa e basata sui fatti“, imponendo che i prodotti a base di cellule non vengano mai definiti carne in via ufficale.

In questo scenario si inserisce anche un’analisi sull’addio alla monosuccessione delle colture. Con l’obbligo di avvicendamento, si procederà a produrre la metà del grano. Un esempio specifico che rappresenta il vero cuore di questa parte di protesta, infuocata in Puglia. Qui è giunto anche il sostegno di Confagricoltura.