Guerra del grano: chi salverà gli agricoltori?

Incontro al Ministero dell'Agricoltura fra gli attori del sistema per trovare una soluzione alla crisi del settore che rischia di riversarsi anche sulla qualità della pasta

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Redazione

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Una produzione che non riesce a soddisfare il fabbisogno nazionale, costi lievitati a causa dell’inflazione e della guerra in Ucraina, margini quasi a zero sul raccolto. La situazione del mercato del grano è drammatica. Chi salverà gli agricoltori italiani? Mentre l’UE annuncia un aumento del 25% della superficie destinata ai cereali, per affrancarsi dalle importazione dall’Est europeo, ed il governo valuta un aumento della produzione nazionale, la situazione delle imprese produttrici appare sempre più drammatica. Una situazione che rischia di riversarsi anche sul mercato della pasta.

Un quadro difficile

Il 2023 potrebbe essere ricordato come l’annus horribilis del grano, caratterizzato da una produzione pressoché dimezzata, scarse rese per per i raccolti, costi e perdite lievitati per gli agricoltori ed una drammatica dipendenza dell’Italia dall’estero.

Il grano duro quest’anno ha visto salire il costo medio di produzione a 1200 euro per ettaro, dai 1100 dell’anno precedente, ed a fronte di un ricavo di 650 euro per ettaro ha generato una perdita pari a 550 euro per ettaro. Un anno fa il ricavo era stato di 1800 ed aveva generato un utile di 700 euro a ettaro. UN effetto combinato del maltempo, che ha abbassato la resa dei raccolti, e della guerra in Ucraina, che ha fatto lievitare i costi del carburante e di fertilizzanti.

Aumentare la produzione Made in Italy

Nonostante le perdite accusate, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ed il sottosegretario Patrizio La Pietra, in un incontro con gli agricoltori italiani, hanno sollecitato un aumento della produzione italiana.

!La politica può intervenire sul versante della promozione del grano Made in Italy per aumentare le esportazioni – ha sottolineato il Ministro – valutando anche accorgimenti su temi come il credito d’imposta, per contratti di medio e lungo termine, e un sostegno alla produzione che aiuti la filiera ad abbattere i costi, con la conseguente crescita della competitività”.

“La crisi causata dal conflitto russo-ucraino impone una pianificazione in grado di stabilizzare i prezzi ed è sempre più urgente intensificare gli sforzi sinergici perché tutte le filiere impegnate facciano sempre più sistema, in un’ottica di sostenibilità economica e di sovranità alimentare”, ha aggiunto il sottosegretario La Pietra.

Filiera Italia d’accordo a sostenere il grano 100% italiano

Per Filiera Italia, che ha partecipato all’incontro con il  Ministro, “l’obiettivo non può che essere aumentare strategicamente la produzione nazionale di grano duro attraverso l’unico strumento che lo consente e cioè i contratti di filiera che se adeguatamente implementati assicurano stabilità e garanzia di un prezzo trasparente e remunerativo per tutti”.

E per “calmierare i prezzi e contrastare eventuali forme speculative“, si propone di “partire da una seria e oggettiva analisi dei costi di produzione da affidare ad un organismo terzo è qualificato, come Ismea” e che porti alla ricostituzione di una commissione unica nazionale (CUN) che “superi commissioni locali troppo spesso soggette a pressioni e forzature strumentali”.

Confagricoltura per una programmazione nazionale

Per Confagricoltura “gli accordi di filiera hanno dimostrato di essere uno strumento senz’altro utile per la crescita e il miglioramento qualitativo delle produzioni, ma vanno rafforzati grazie all’estensione delle intese a tutte le rappresentanze dell’attività di trasformazione”.

“Per il grano, il tasso di autoapprovvigionamento è inadeguato e inferiore al potenziale dell’Italia. È necessario farlo salire con il varo di un piano pluriennale che parta dalle sementi, per arrivare fino alla migliore valorizzazione mercantile delle produzioni nazionali”. sottolinea il Presidente Giansanti ricordando che ali agricoltori italiani sono costretti ad utilizzare, in larga misura, sementi prodotte all’estero non sempre adatte alle esigenze delle nostre aree di produzione.

Anche Confagricoltura si è detta  favorevole alla ripresa dell’attività della Commissione unica nazionale, terminata nel 2002, ed ha chiesto  che i cereali siano inclusi nella lista dei settori beneficiari dei sostegni straordinari destinati all’Italia dalla riserva di crisi della PAC.