Inchiesta Liguria, Signorini interrogato. No alla revoca per i domiciliari di Aldo Spinelli

Ci sono novità nell'inchiesta in Liguria dopo l'interrogatorio a Signorini, intanto è stata respinta la richiesta di revoca dei domiciliari a Spinelli

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

A Genova prosegue l’inchiesta sulla corruzione in Liguria con una nuova settimana di interrogatori. Dopo l’interrogatorio di Giovanni Toti, presidente sospeso della Regione Liguria, oggi è stato il turno di Paolo Emilio Signorini, ex presidente del Porto di Genova. Signorini, unico degli indagati detenuto in carcere a Marassi dal 7 maggio scorso, era già stato interrogato nei giorni successivi allo scoppio della vicenda giudiziaria.

Nel frattempo il Gip ha propeso per non concedere la revoca dei domiciliari ad Aldo Spinelli, mentre verrà corretto il verbale di Roberto Spinelli sulla parola “leciti”. Sotto l’occhio del ciclone anche la Banca Europea per gli Investimenti (Bei) per il prestito da 300 milioni di euro per la diga foranea.

Interrogatorio breve per Signorini

Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Authority portuale e attuale amministratore delegato sospeso di Iren, è giunto in tribunale a Genova poco dopo le 13 del 27 maggio. L’ex ad si era avvalso in un primo momento della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip.

Scortato da un’auto della polizia, Signorini è stato trasportato dal carcere di Marassi, dove è detenuto dal 7 maggio scorso, a bordo di un furgone della penitenziaria. Il suoè stato significativamente più breve rispetto all’interrogatorio di Giovanni Toti. È durato infattipoco meno di tre ore.

All’uscita dal tribunale, il suo avvocato, Enrico Scopesi, ha dichiarato: “Nei limiti della situazione, siamo moderatamente soddisfatti. Gli addebiti sono relativamente pochi e non è stato un interrogatorio lungo. Ha risposto a tutto e ha respinto fermamente gli addebiti di corruzione”.

Signorini ha infatti negato anche l’accusa di aver sfruttato la sua posizione per interessi privati. “Ha respinto da subito anche il capo di imputazione di aver asservito la funzione ad interessi privati”, ha aggiunto il legale. “Ha riconosciuto una sostanziale inappropriatezza di una frequentazione con quello che ha sempre ritenuto e ritiene un amico, Aldo Spinelli. Col senno di poi, riconosce oggi che fossero comportamenti non appropriati”.

Dopo l’arresto, Signorini aveva chiesto tempo al giudice per esaminare attentamente i documenti dell’accusa e preparare la propria strategia difensiva.

No alla revoca dei domiciliari per Spinelli

Nel frattempo, il Gip Paola Faggioni ha deciso di non revocare gli arresti domiciliari per Aldo Spinelli, l’imprenditore portuale considerato al centro del sistema corruttivo che ha scosso i vertici della Regione Liguria. Spinelli è indagato per corruzione nell’inchiesta che ha scosso la Liguria e che vede ai domiciliari anche il presidente della Regione, Giovanni Toti.

Il giudice ha sottolineato che Spinelli potrebbe “acquisire nuovi incarichi e cariche all’interno della società” o avere la “possibilità, tutt’altro che astratta, di perseguire interessi imprenditoriali curando, dirigendo e gestendo le pratiche societarie”.

Correzione del verbale di Roberto Spinelli

È stata inoltre corretta la parola “leciti” nel verbale dell’interrogatorio di Roberto Spinelli, figlio di Aldo. Durante l’interrogatorio, Roberto Spinelli aveva parlato di “finanziamenti leciti” richiesti da Giovanni Toti, non “illeciti” come erroneamente riportato.

I suoi legali avevano notato l’errore e richiesto una correzione al giudice. Dopo aver riascoltato la registrazione, la parola dovrebbe essere corretta.

Bei sotto accusa per corruzione nella diga di Genova

La Banca Europea per gli Investimenti (Bei) è sotto scrutinio per un prestito di 300 milioni di euro concesso per il progetto della nuova diga foranea di Genova, coinvolto in una maxi inchiesta per corruzione.

Il progetto, dal costo iniziale di 1,33 miliardi di euro, è criticato per appalti poco trasparenti e rischia di raddoppiare i costi. Le intercettazioni suggeriscono l’inutilità dell’opera, già contestata da diverse associazioni. La Bei è ora esortata a rivalutare la legittimità e l’integrità del progetto, considerando le gravi sfide ambientali e i problemi di trasparenza emersi.