Via libera in Italia alla quarta dose: chi dovrà farla e quando

E' arrivato l'annuncio ufficiale da parte di AIFA per la somministrazione della quarta dose di vaccino anti-Covid. Ma non sarà per tutti

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Redazione

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Se ne parlava da tempo ma i dubbi erano molti. Ora, è arrivato l’annuncio ufficiale da parte di AIFA. Via libera della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco alla quarta dose di vaccino anti-Covid in Italia. Ma la quarta dose non sarà assolutamente per tutti.

Cosa sappiamo delle quarta dose: quanto protegge

Mentre il mondo si avvicina al secondo anniversario della dichiarazione della pandemia Covid da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’11 marzo, diversi Paesi stanno lanciando, o stanno discutendo la possibilità di farlo, la quarta dose di vaccino contro il Coronavirus per i soggetti più vulnerabili.

Israele è stata la prima nazione a lanciare la quarta dose, annunciando a dicembre che gli adulti di età pari o superiore a 60 anni, gli operatori sanitari e le persone con sistema immunitario soppresso potevano ricevere la quarta iniezione se fossero trascorsi almeno 4 mesi dalla terza dose.

Proprio alcuni giorni fa è uscito su Medrxiv uno studio che dimostra come la quarta dose di mRNA ripristini i titoli anticorpali al picco post-terza dose. La scarsa efficacia nella prevenzione delle infezioni da Omicron lievi o asintomatiche e il potenziale infettivo dei casi di svolta aumentano l’urgenza dello sviluppo di vaccini di prossima generazione, scrivono i ricercatori.

Secondo gli studi, la variante Omicron, che ha portato all’ultima pesante ondata di infezioni, provoca una ridotta protezione immunitaria anche tra gli individui vaccinati, rispetto ad altre varianti. Molti studi dimostrano che le persone vaccinate con il quarto vaccino sono 2 volte più protetti contro le infezioni rispetto a quelli vaccinati con 3 dosi e da 3 a 5 volte meglio protetti da malattie gravi rispetto a quelli vaccinati con 3 dosi.

Chi dovrà fare la quarta dose e quando

Ma, almeno per il momento, la quarta dose non sarà per tutti.  La quarta somministrazione in Italia sarà solo ed esclusivamente per pazienti gravemente immunodepressi, che abbiano completato il ciclo primario di immunizzazione, composto per questa categoria da 2 dosi più quella addizionale, la numero 3.

Ma attenzione, l’AIFA chiarisce un concetto molto importante: per i pazienti immunocompromessi, questa quarta dose equivale di fatto alla terza dose booster fortemente raccomandata per la popolazione generale.

Mentre arriva in Italia il primo farmaco che previene il Covid, messo a punto da AstraZeneca, l’indicazione degli esperti è che la quarta dose venga somministrata con vaccini a mRna, negli stessi tempi del booster per tutti, cioè dopo 4 mesi e a partire dal 1° marzo. Le persone interessate sono circa 500mila in tutta Italia.

Per quanto riguarda i dosaggi, l’indicazione è di 30 mcg in 0,3 mL per Pfizer nei soggetti di età pari o superiore a 12 anni e 50 mcg in 0,25 mL per Moderna nei soggetti di età pari o superiore a 18 anni.

Quarta dose per tutti?

Per il resto della popolazione, potrebbe prendere consistenza l’ipotesi di un richiamo annuale, come avviene per la normale influenza.

“Come indirizzo generale dovremo vaccinarci annualmente – ha detto il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini. Del resto questa è la prima campagna di vaccinazione di massa a livello mondiale. Se sarà necessario rivaccinarsi tutti o solo i soggetti a maggior rischio al di sopra di una certa età si studierà nei prossimi mesi”.

Tuttavia, a due giorni dal via libera di AIFA, il ministro della Salute Roberto Speranza è tornato sul tema e ha detto: “Ci teniamo pronti” rispetto alla possibilità di estenderla a tutti. La quarta dose per tutti potrebbe arrivare in autunno.

Chi muore oggi per Covid

Intanto, mentre Omicron rallenta la sua corsa (qui i nuovi sintomi “spia” da tenere sotto controllo), arrivano i dati aggiornati del Report integrale sulla sorveglianza epidemiologica SarS-Cov-2 dell’Istituto superiore di sanità. Dati riferiti ai agli over 12 registrati nel periodo 24 dicembre 2021-23 gennaio 2022.

Ancora una volta, i dati sulla mortalità per Covid sono incontrovertibili. Tra i non vaccinati sono stati 107 i decessi per 100mila abitanti, rispetto ai 15 per 100mila abitanti di chi ha fatto 2 dosi entro i 120 giorni e ai 6 decessi per 100mila abitanti di chi ha fatto anche la terza dose.

Tradotto, significa che tra le persone senza vaccino la mortalità è 19 volte più alta rispetto a chi ha fatto la terza dose booster, e circa 7 volte maggiore rispetto a chi è vaccinato con 2 dosi da meno di 4 mesi.

Oltre a quelli sulla mortalità, ci sono anche i dati sui ricoveri e le terapie intensive, anch’essi palesi. Il tasso di ricoveri in terapia intensiva per i non vaccinati è pari a 35 per 100mila abitanti rispetto ai vaccinati con ciclo completo, che è invece di 4 ricoveri per 100mila abitanti e rispetto ai 2 ricoveri in terapia intensiva per 100mila abitanti registrato tra i vaccinati con dose aggiuntiva/booster.

Significa che le persone che non sono vaccinate contro il Covid vanno in terapia intensiva circa 20 volte di più di chi ha fatto anche la dose booster e 8 volte di più rispetto ai vaccinati con 2 dosi fatte da meno di 120 giorni.

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Chi finisce in ospedale: le differenze evidenti tra vaccinati e non

Per quanto riguarda i ricoveri in area medica, il tasso di ospedalizzazione per i non vaccinati è di 380 ricoveri per 100mila abitanti contro gli 84 ricoveri per 100mila abitanti registrato fra chi aveva 2 dosi, e contro i 41 ricoveri per 100mila abitanti tra chi aveva la dose aggiuntiva/booster.

Dunque le persone non vaccinate contro Covid-19 vengono ricoverate in ospedale circa 9 volte di più rispetto a chi ha fatto la dose booster, e circa 5 volte di più rispetto a chi ha fatto la doppia dose.

Da sottolineare in maniera chiara anche i dati del Report sui contagi. Perché se è vero che lo scopo del vaccino è “endemizzare” la malattia, cioè renderla endemica ma non pericolosa, è anche vero che i vaccini sono fondamentali anche contro l’infezione. Non proteggono al 100%, ma proteggono, e contribuiscono a ridurre la circolazione del virus.

La vaccinazione anti-Covid riduce del 64% il rischio di infettarsi con Sars-CoV-2 nelle persone che hanno fatto la dose aggiuntiva/booster, del 63% entro 90 giorni dal completamento del ciclo vaccinale con 2 dosi, del 52% tra i 91 e 120 giorni, del 42% oltre 120 giorni dalla doppia dose.

Per quanto riguarda la prevenzione dei casi di malattia severa, è pari al 93% nei vaccinati con dose aggiuntiva/booster, è dell’87% nei vaccinati con ciclo completo di 2 dosi da meno di 90 giorni, dell’89% nei vaccinati con doppia dose da 91 e 120 giorni, e scende all’83% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni.