In Italia è stato lanciato un vero e proprio allarme xenobiotici. A esporre la situazione è stata la Società italiana di Biochimica clinica (Sibioc). Gli esperti si sono riuniti a Novara, ponendo in evidenza una generale condizione allarmante e, al tempo stesso, fornendo una serie di norme da seguire.
Queste sono di fondamentale importanza per la nostra tutela nella vita di tutti i giorni, al fine di ridurre le possibilità di esposizione agli xenobiotici, particolarmente dannosi per la nostra salute. Purtroppo, ad oggi, il tasso di contatto è particolarmente elevato.
Cosa sono gli xenobiotici
Quando si parla di xenobiotici si fa riferimento a delle sostanze chimiche non appartenenti al nostro organismo, ma che entrano in contatto con esso in differenti modi. Al giorno d’oggi ciò avviene attraverso l’alimentazione, ad esempio, ma anche semplicemente respirando. Una presentazione che lascia esterrefatti, quasi come non si avessero chance di mettersi al sicuro. Le cose non stanno così, fortunatamente, ma è fondamentale essere consapevoli di ciò di cui ci si ciba e dei prodotti che quotidianamente si utilizzano.
Entrando in contatto con gli xenobiotici si va a impoverire il proprio microbiota, che possiamo definire come una sorta di meta-organo, il cui obiettivo è unicamente quello di difendere le nostre barriere naturali. Ridurne il potere d’azione equivale a rimuovere uno strato cruciale di tutela per l’organismo.
Gli xenobiotici sono purtroppo tutt’intorno a noi. Ciò vuol dire che per sfuggire al contatto, o ridurlo al minimo, è fondamentale prestare la massima attenzione. È possibile individuare queste sostanze nei profumi e nei cosmetici che applichiamo, così come nei prodotti per la pulizia domestica che siamo soliti adoperare, dai detersivi agli igienizzanti. A ciò si aggiungono additivi alimentari, deodoranti e candele profumate.
Ecco gli esempi cardine, relativi a oggetti e cibi che un po’ tutti abbiamo in casa. Non prestare attenzione a questa situazione può spingere l’organismo a un contatto costante ed estremo con queste sostanze. La conseguenza più grave di ciò è il contributo allo sviluppo e cronicizzazione di problematiche di vario genere, da quelle gastrointestinali a quelle dermatologiche, fino alle oncologiche, purtroppo. All’elenco occorre però aggiungere anche patologie come Alzheimer e Parkinson, così come il rischio ictus.
Gli effetti sul microbiota
Abbiamo definito il microbiota un meta-organo, che mira a tutelare il nostro stato di salute. Ammettendo gli xenobiotici nel nostro organismo non facciamo altro che confrontarci con sostanze estranee, che difficilmente riusciamo a metabolizzare. Ciò vuol dire provocare una generale irritazione nei microrganismi che compongono il microbiota.
Il loro equilibrio viene sconvolto anche se, è chiaro, non tutto va a rotoli dopo poche assunzioni. I reali problemi sorgono dinanzi a comportamenti errati per il proprio corpo ripetuti nel tempo. Ecco le parole di Barbara Azzimonti, ricercatrice universitaria e docente di Microbiologia medica presso l’Università ti Novara.
“Nel momento in cui gli xenobiotici si accumulano, alcune componenti meno resistenti del microbiota soccombono. In questo caso la perfetta orchestra dell’organismo si trova a perdere strumenti importanti. Non è quindi più in grado di suonare correttamente la musica”.
Come difendersi
Riuscire a difendersi dagli xenobiotici non è affatto cosa facile. Ciò perché sono ormai ovunque. La loro presenza eccessiva nell’organismo non consente al microbiota, ormai impoverito, di comunicare correttamente con le cellule del corpo, e principalmente con il sistema immunitario.
In una condizione di questo tipo, i microrganismi subiscono un elevato stress, il che porta all’attuazione di vere e proprie strategie di sopravvivenza.
Si inizia a passare all’attacco, dunque. Tutto ciò contribuisce alla mancanza di generale armonia nelle comunità microbiche. Un ridotto o assente nutrimento giunge in difesa delle barriere naturali, gli epiteli, mandando in crisi ambito respiratorio e intestinale, così come la barriera ematoencefalica.
I microbioti consentono così il passaggio di microrganismi e molecole infiammatorie, che rappresentano la base per numerose patologie di carattere sistemico. Stando a quanto riportato da Azzimonti, il rischio corso è relativo a malattie cardiometaboliche, autoimmuni, neurodegenerative e anche deficit dell’attenzione e stati depressivi.
Quali sono, dunque, i consigli pratici da poter o anzi dover seguire. Si parte ovviamente da una generale riduzione del contatto con gli xenobiotici non necessari. La nostra vita quotidiana deve cambiare radicalmente, qualora fossimo abituati a comportamenti scorretti per il nostro organismo. Andiamo però ad analizzare la situazione nel dettaglio, fornendo suggerimenti concreti:
- preferire cibi freschi, evitando tanto gli alimenti processati quanto quelli a lunga conservazione;
- stare alla larga dal “cibo spazzatura”. Ciò non vuol dire privarsi totalmente di alimenti poco sani ma, per le nostre abitudini, particolarmente golosi. Devono però rappresentare un’assoluta eccezione, non di certo la norma;
- ci consiglia di variare spesso la propria alimentazione, così da non provocare un impoverimento del microbiota, escludendo di fatto alcuni nutrienti dalla propria dieta abituale;
- non errore comune è quello di esagerare con profumi, deodoranti e cosmetici. Anche in questo caso, non si consiglia di disfarsene totalmente, bensì di limitarne l’utilizzo. In molti casi si registra una vera e propria assuefazione a certi odori, il che spinge all’uso di quantitativi sempre maggiori;
- sarebbe il caso di evitare l’accensione tanto di incensi quanto di candele profumate. Lo stesso dicasi anche per i ben noti profumatori ambientali. In questo modo andiamo infatti a “inquinare” gli ambienti domestici, considerando come in tali prodotti siano presenti xenobiotici;
- l’ultimo consiglio riguarda una terribile abitudine che in Italia sembra essere di difficile estirpazione: l’abuso di farmaci. Quando il nostro corpo non risulta al meglio, la nostra prima reazione è ormai quasi sempre quella di far ricorso a delle pillole. A volte, semplicemente, si ha bisogno di recuperare l proprie forze, evitando di spingersi costantemente al limite. Si consiglia, dunque, di valutare al meglio la situazione, di volta in volta, tenendo a bada il consumo tanto di antibiotici quanto di cortisonici. Questi, infatti, non andrebbero assunti in totale autonomia, bensì unicamente dietro consiglio e sorveglianza del medico.