Svante Pääbo, tra i fondatori della paleogenetica

Cos'è la paleogenetica e quali sono le ragioni che hanno portato Svante Pääbo a ricevere il Premio Nobel per la medicina

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nato nel 1955 a Stoccolma, Svante Pääbo è un ben noto biologo e genetista svedese. È considerato dalla comunità scientifica uno dei padri fondatori della paleogenetica. Un curriculum di tutto rispetto, al punto da essergli stato riconosciuto il Premio Nobel per la medicina nel 2022.

Cos’è la paleogenetica

Con il termine paleogenetica si fa riferimento a quella branca della ricerca scientifica che, attraverso l’esame del materiale genetico preservato, provenienti da antichi organismi, pone in analisi il nostro passato.

La domanda cui si tenta di rispondere, seguendo queste complesse vie, spesso frammentate, è la più antica di tutte: da dove veniamo? Si prova così a risalire a un albergo genealogico delle mutazioni generiche avvenute nelle ere che ci hanno preceduto. Il tutto in base all’esame del DNA delle popolazioni attualmente in vita. Non solo Svante Pääbo tra i pionieri del settore, ma anche un italiano: Luigi Luca Cavalli Sforza. Ciò che i paleogenetisti fanno non è ricreare veri organismi. Si ricompongono però sequenze di DNA molto antiche.

Un esempio è dato dal fatto che ancora oggi possediamo i geni dei Neanderthal e dei Denisoviani. Per quanto siamo discendenti dell’Homo sapiens, ci siamo incrociati con queste specie nei millenni di convivenza. Ancora oggi risultiamo influenzati da tutto ciò, per quanto riguarda ad esempio la nostra salute.

Da dove veniamo

In tutta la sua carriera, Svante Pääbo ha lavorato per trovare una risposta alla domanda: da dove veniamo? Ne ha fornito una spiegazione scientifica, ottenendo al tempo stesso informazioni molto preziose per comprendere aspetti della nostra salute, i punti di forza in quanto Homo sapiens e le fragilità che ci portiamo dietro da millenni.

Ha sequenziato il genoma del Neanderthal, scoprendo l’uomo di Denisova. Questo ominide era in precedenza sconosciuto. Ha così dimostrato come questi geni di specie estinte si siano trasferiti all’Homo sapiens. Il tutto in seguito alla migrazione dall’Africa di circa 70mila anni fa.

Tutto ciò ci porta però a parlare di biologia evoluzionistica. Resta da spiegare, quindi, il Nobel per la medicina ricevuto. La ragione è la grande vicinanza tra il campo medico e la paleogenetica, disciplina di fatto da Svante Pääbo fondata. La connessione è data dal fatto che il flusso di geni giunto fino a noi ha una rilevanza fisiologica enorme. Influenza ad esempio il modo in cui il nostro sistema immunitario reagisce alle infezioni.

Che risposta otteniamo quindi all’antica domanda. Tutto ha inizio in Africa, 300mila anni fa. Ecco il dove e il quando della comparsa dell’Homo sapiens. Questa specie non era sola al mondo. I suoi parenti stretti erano i Neanderthal, sviluppatisi al di fuori dell’Africa, popolando Europa e Asia occidentale, a partire da 400mila anni fa.

La grande svolta giunse 70mila anni fa, quando per la prima volta alcuni gruppi di Homo sapiens migrarono verso il Medio Oriente, diffondendosi nel resto del mondo. A lungo la specie ha convissuto con i Neanderthal in gran parte dell’Eurasia. Ciò è avvenuto per decine di migliaia di anni. Le ricerche condotte da Svante Pääbo hanno consentito di scoprire in che modo si siano intrecciate le due specie in questa lunga fase.