L’impatto dell’IA sulle disuguaglianze sociali secondo Joseph Stiglitz

Joseph Stiglitz è certo del fatto che le disuguaglianze sociali saranno una certezza: l'intelligenza artificiale non è paragonabile ad altre innovazioni

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

L’impatto dell’intelligenza artificiale nelle vite di tutti noi sarà sempre più evidente, anno dopo anno. Si passerà da distrazione di cui non tener conto, o quasi, a elemento imprescindibile in determinati settori lavorativi, che già la sfruttano ampiamente.

Col passare di una generazione, o due, ci si ritroverà poi a unire sempre più IA e robotica, il che potrebbe rappresentare un passo chiave per la società globale. Cosa ne pensa di tutto ciò il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz? Il rischio è quello di vedere amplificate sempre più le già evidenti disuguaglianze societarie.

Il rischio IA

L’economista ha precisato come per disuguaglianza societaria faccia riferimento ad aspetti come il patrimonio e il reddito lavorativo, ma non solo. Ne esistono svariati di aspetti in questo enorme insieme, come l’accesso alla salute, disparità nell’accesso alla giustizia, all’istruzione, alle informazioni e alla tecnologia.

Tutto ciò è frutto delle leggi degli uomini e non di quelle di natura, com’è ovvio. Per questo motivo sostiene il necessario intervento dall’alto su temi come l’IA. Di fatto l’intelligenza artificiale, dice, non può essere assimilata ad altri tipi di innovazioni.

In passato queste hanno generato mutamenti favorevoli, a fronte di inizi turbolenti: “I produttori di fruste per carrozze hanno perso, quando sono arrivate le automobili. Il numero di nuovi posti di lavoro creati nella riparazione auto ha però superato di gran lunga i vecchi posti di lavoro, migliorando la condizione dei soggetti”.

Stavolta le prospettive sono ben differenti, soprattutto perché queste nuove forme tecnologiche sostituiscono il lavoro, invece di aumentarne la produttività, sottolinea: “Non sappiamo se e quando tutto ciò avverrà (sostituzione dell’azione umana). Sicuramente dovremmo pensare a quella possibilità, dedicando a tale scenario la maggior parte della nostra azione di ricerca”.

Occorre garantire percorsi che permettano a tutti, o almeno alla maggioranza, di ottenere condizioni migliori sul piano politico, economico e sociale. Ciò va di pari passo con uno sviluppo tecnologico etico, che possa davvero rendere la società più ricca.

Intelligenza artificiale e disuguaglianza

Il rischio che Joseph Stiglitz vede dinanzi a noi è un’era di disuguaglianza senza precedenti. Poche persone in controllo della tecnologia e in possesso di tutta la ricchezza. Tutti gli altri in lotta per andare avanti, trasformandosi di fatto in servi.

“Le nuove tecnologie hanno la caratteristica del vincitore che prende tutto. Ciò comporta un aumento del potere di monopolio, un mercato meno competitivo e maggiore disuguaglianza”. Prospettive ancora più gravi nel caso dei Paesi in via di sviluppo. Il premio Nobel spiega come le innovazioni connesse all’IA facciano diminuirei l valore del lavoro non qualificato. Le condizioni non faranno altro che peggiorare.

In Paesi come gli Stati Uniti, invece, si potrebbe in teoria intervenire con forme di ridistribuzione. Un esempio sarebbe l’aumento delle tasse per i mega ricchi come Jeff Bezos, Bill Gates o Elon Musk: “È però necessario che si voglia fare questa scelta politica”.

Nessuna speranza per un’IA diversa e migliore? “Ottenendo un accesso ampio e significativo alla proprietà intellettuale, i benefici dell’intelligenza artificiale trasformativa potranno essere ampiamente condivisi”.