L’accordo Italia Albania sta già creando problemi a Giorgia Meloni

L'UE ha chiesto maggiori informazioni a Giorgia Meloni in merito alla decisione di inviare i richiedenti asilo in Albania e alle sue implicazioni politiche

Foto di Federica Petrucci

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

L’Unione Europea ha chiesto chiarimenti alla Premier Giorgia Meloni in merito alle ultime decisioni di politica immigratoria del governo: a Bruxelles vogliono maggiori informazioni circa quelle che sono le implicazioni politiche conseguenti all’accordo che prevede l’invio di richiedenti asilo in Albania.

Le perplessità dell’Europa e le accuse all’Italia

Sull’accordo Italia-Albania e la gestione dei richiedenti asilo, l’Europa ha fatto sapere di aver ricevuto “praticamente zero preavviso” da Giorgia Meloni. Per questo motivo, un portavoce UE ha dichiarato: “Abbiamo chiesto informazioni dettagliate […] Dobbiamo vedere i dettagli di questo accordo in modo da poter occuparci delle opportune valutazioni e implicazioni”.

Il governo ha annunciato l’intenzione di creare in Albania centri per accogliere i richiedenti asilo lunedì 6 novembre, definendo la collaborazione con Tirana un accordo “storico” per la gestione dei flussi migratori.

La Presidente del Consiglio ha affermato che l’accordo dell’Italia con l’Albania “potrebbe diventare un modello di cooperazione tra paesi UE ed extra-UE nella gestione dei flussi migratori”. Tuttavia, la Commissione europea ha affermato che qualsiasi accordo che l’Italia stipula con gli albanesi in relazione al trattamento delle richieste di asilo deve rispettare il diritto comunitario e internazionale, per cui saranno prese se necessarie le opportune disposizioni, questo in risposta anche alle ultime accuse arrivate.

Come riporta il Guardian, per esempio, Giulia Spagna, direttrice nazionale per l’Italia presso il Consiglio danese per i rifugiati, ha fatto sapere che, anche se i dettagli devono ancora essere visti, l’accordo tra Italia e Albania sembra adattarsi ad una tendenza di sforzi volti ad esternalizzare i confini dell’Europa verso un paese terzo. Giorgia Linardi invece, portavoce della ONG di salvataggio Sea-Watch, ha dichiarato che “l’accordo con l’Albania rappresenta un nuovo attacco frontale da parte del governo italiano al diritto internazionale e comunitario in materia di asilo, sfruttando il desiderio di riconoscimento internazionale e la fragilità dei paesi terzi per eludere il suo responsabilità in materia di asilo”. Persino l’International Rescue Committee ha definito l’accordo sull’immigrazione dell’Italia con l’Albania disumanizzante poiché “infligge un ulteriore colpo al principio di solidarietà dell’UE”.

Quello che preoccupa è il controllo sulla gestione, soprattutto a fronte del fatto che l’Albania non è uno Stato membro, anche se Giorgia Meloni ha affermato che “si sta comportando come tale”, dichiarando poi il suo sostegno all’ingresso nell’UE degli albanesi.

Tuttavia, visto che l’accordo deve ancora essere tradotto in legge dall’Italia è probabile che la Commissione si asterrà dal pronunciarsi ufficialmente finché non ci sarà l’approvazione da parte del Parlamento italiano. Limitandosi per ora a chiedere chiarezza, maggiori dettagli e il rispetto del diritto.

Le critiche al Governo di Meloni

Anche i partiti di opposizione italiani hanno criticato l’accordo firmato lunedì tra Roma e Tirana per la creazione di centri per migranti nel territorio albanese sotto giurisdizione dell’Italia, sottolineando il fatto che violerebbero le norme umanitarie.

La leader del Partito democratico (PD) Elly Schlein ha dichiarato martedì 7 novembre in un’intervista radiofonica che l’accordo siglato dal governo Meloni “sembra un’aperta violazione delle leggi internazionali ed europee”.  La stessa ha anche invitato la Meloni a “convincere i suoi alleati nazionalisti europei a condividere l’accoglienza (dei richiedenti asilo) e a non lasciare sola l’Italia”, invece di cercare di portare all’estero la gestione dei migranti.

In base all’accordo, firmato a Roma, fino a 30mila migranti all’anno, soccorsi in mare dalle autorità italiane, verrebbero trasferiti in Albania. L’accordo non si applicherebbe ai migranti salvati dalle navi di ricerca e salvataggio delle organizzazioni non governative, né ai minori, alle donne incinte e alle persone vulnerabili. L’Italia gestirà le procedure di sbarco e identificazione e allestirà un centro di prima accoglienza e screening presso il porto albanese nordoccidentale di Shengjin, mentre nella zona di Gjader allestirà un centro di detenzione e rimpatrio per le procedure successive.

Il capo del partito italiano pro-UE +Europa, Riccardo Magi, ha affermato che i nuovi centri in Albania rischiano di diventare “una sorta di Guantanamo italiana” poiché “sarebbero contrari agli standard internazionali e al di fuori dell’UE, non dando a nessuno la possibilità di verificare le condizioni delle persone detenute lì”.

L’accordo è stato raggiunto a livello politico e dovrà ancora essere “seguito da tutte le conseguenti disposizioni normative”, ha osservato Meloni. Amnesty International ha già criticato la proposta definendola “illegale” e “impraticabile”.

Molti hanno paragonato la decisione di Meloni al controverso patto sulla migrazione tra il Regno Unito e il Ruanda, che vedrebbe i richiedenti asilo trasferiti dal territorio britannico al paese africano mentre le loro richieste vengono esaminate. Tale procedimento è stato bloccato dai tribunali britannici e non è avvenuta alcuna deportazione. Interrogato sul confronto, però, il portavoce della Commissione europea ha negato la somiglianza in quanto lo schema italo-albanese si applicherebbe a coloro che non hanno ancora raggiunto le coste italiane. “Dobbiamo prima comprendere il caso italiano prima di poter entrare nei dettagli. Dalle prime informazioni che vediamo, questo non è lo stesso caso. Ma ancora una volta avremo bisogno di informazioni dettagliate”, ha detto il portavoce.

Cosa prevede l’accordo Italia – Albania sulla gestione dei migranti

In base all’accordo con l’Albania, l’Italia costruirà due centri di accoglienza nel Paese balcanico per esaminare le richieste di asilo dei migranti salvati nel Mar Mediterraneo dalle autorità italiane, che saranno poi sbarcati nella città costiera albanese di Shëngjin.

Gli hub avranno la capacità di ospitare fino a 3.000 migranti alla volta, ha spiegato Meloni, con l’obiettivo di elaborare 36.000 domande all’anno. Le donne incinte, i bambini e le persone vulnerabili saranno escluse dal programma. Le infrastrutture saranno pagate da Roma mentre Tirana si è impegnata a fornire servizi di sicurezza e sorveglianza esterna.

In particolare, i due centri saranno governati sotto la giurisdizione italiana, un punto che ha sollevato preoccupazioni circa l’applicazione extraterritoriale del diritto italiano e dell’UE in un paese al di fuori del blocco dei 27 membri. Il lancio è stato fissato per la primavera del 2024.

Tuttavia, la questione di chi gestirà l’espulsione dei richiedenti respinti rimane poco chiara. I primi rapporti suggerivano che l’incarico sarebbe stato svolto dalle autorità albanesi, ma il Primo Ministro Rama ha poi affermato che sarebbe stato responsabilità degli italiani.

Le notizie da Roma arrivano mentre la riforma migratoria entra nella fase finale. La revisione prevede una “procedura di frontiera” più rapida per esaminare le richieste di asilo provenienti da paesi con un basso tasso di riconoscimento, come Tunisia, Egitto, Marocco e Pakistan. La procedura dovrebbe durare un massimo di 12 settimane.

Parallelamente alla riforma, gli Stati membri stanno spingendo per rafforzare la cosiddetta “dimensione esterna” della migrazione, linguaggio in codice per i partenariati con paesi extra-UE per impedire la partenza delle navi di migranti e reprimere i trafficanti di esseri umani. L’Italia, che quest’anno ha visto l’arrivo irregolare di oltre 145.000 migranti, è diventata uno dei sostenitori più accesi di questa nuova politica.