Svolta sui migranti, Meloni rivoluziona i Cpr: cosa cambia

Entro due mesi il Governo vuole individuare le nuove strutture per la permanenza e il rimpatrio dei migranti. Intanto Lampedusa è al collasso e i timori delle Regioni crescono

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Il dossier migranti è più che mai prioritario per l’Italia, che ha annunciato “soluzioni concrete alla forte pressione” nel Mediterraneo. Pressione che ha portato a oltre 130mila sbarchi nei primi otto mesi del 2023, con Lampedusa al collasso e l’Unione europea incapace di ricollocare i profughi con rapidità (qui avevamo parlato del “nuovo patto” sui migranti: l’Italia spenderà di più?).

Il Governo Meloni ha accelerato i tempi per l’attivazione dei nuovi Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri), dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del cosiddetto Decreto Sud. Il tutto mentre l’Ue boccia i respingimenti della Francia al confine e Sergio Mattarella che sottolinea come il regolamento di Dublino “sia preistoria”.

Cosa sono i Cpr e dove si trovano

I Cpr indicano le strutture in cui un cittadino straniero può essere trattenuto in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione o rimpatrio. Come riportato dal Ministero dell’Interno, da giugno 2020 i Centri sono dislocati tra Bari, Brindisi, Caltanissetta, Gradisca d’Isonzo (Gorizia), Macomer (Nuoro), Palazzo San Gervasio (Potenza), Roma (l’unico con una sezione femminile), Milano, Trapani e Torino (dove è però attualmente chiuso per ristrutturazione). I Cpr sono in grado di ospitare nel complesso 619 persone, a fronte di un’occupazione attuale di 592 posti letto.

Tra quelle citate, l’unica struttura sovraffollata è quella di Trapani, dove i migranti ospitati sono superiori ai 108 posti disponibili. Stando alla Relazione sul rimpatrio volontario ed assistito nella gestione dei flussi migratori, nei Cpr italiani nel 2021 sono transitati in tutto 5.174 migranti. Intanto il tempo stringe per la messa in atto del piano di Palazzo Chigi: il piano è quello di individuare e allestire i nuovi Centri di permanenza nel giro di due mesi.

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Cosa prevedono le nuove regole

Con l’approvazione delle nuove norme, i Cpr diventano “di diritto opere destinate alla difesa e alla sicurezza nazionale“, dove i migranti irregolari presenti in Italia potranno essere trattenuti fino a un massimo di 18 mesi, con proroghe di 3 mesi convalidate dal giudice su richiesta del Questore. Questo nel caso in cui l’accertamento dell’identità e della nazionalità” o “l’acquisizione di documenti per il viaggio presenti gravi difficoltà”. La durata massima del trattenimento in regime di detenzione amministrativa scatterà nel caso di “mancata cooperazione da parte del cittadino straniero” o “ritardi nell’ottenimento della necessaria documentazione dai Paesi terzi”.

Le disposizioni “per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno” entrano dunque a gamba tesa nella questione migranti, stanziando 20 milioni di euro nel 2023 per le nuove strutture per il trattenimento e rimpatrio dei migranti irregolari. Le risorse potranno arrivare fino a 45 milioni di euro, attingendo al Fondo per lo sviluppo e la coesione per il periodo 2021-2027. La progettazione e la realizzazione dei nuovi Cpr sono affidate al Genio Militare del Ministero della Difesa, con il supporto delle Forze armate e della società Difesa Servizi spa. Il controllo è invece appannaggio delle forze dell’ordine, come precisato dal ministro Guido Crosetto. Il decreto menziona anche la “manutenzione straordinaria di strade e altre opere di urbanizzazione primaria“, come “impianti di depurazione e gestione delle acque reflue”, depositi di carburante, nuovi edifici pubblici e “riqualificazione ed efficientamento energetico di quelli esistenti”.

Dove saranno i nuovi Cpr?

Intanto si fa il check-up delle strutture adatte a ospitare i nuovi Cpr: caserme, aree militari o anche civili dismesse situate in zona scarsamente popolate, che però andranno ristrutturate e messe in sicurezza. Il punto principale che interessa le Regioni è “dove sorgeranno i nuovi Cpr”. Al momento non è stato stilato alcun elenco, anche se il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha assicurato che ci sarà “almeno una struttura per Regione”.