Russia, Putin firma il decreto per arruolare altri 150mila coscritti: perché?

L'estensione dell'arruolamento obbligatorio durerà fino all'estate e consentirà alla Russia di rimpiazzare le perdite. I nuovi coscritti andranno tutti in Ucraina? Cosa c'è dietro la mossa di Putin?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Già con le dichiarazioni rilasciate 19 ore dopo la strage del teatro Crocus di Mosca, il presidente russo Vladimir Putin aveva fatto capire al mondo intero la sua intenzione di strumentalizzare la tragedia per aumentare la pressione militare ai danni dell’Ucraina. Una settimana dopo un decreto sulla coscrizione obbligatoria conferma le sensazioni.

Il capo del Cremlino ha infatti firmato un provvedimento che farà entrare nell’esercito russo circa 150mila soldati entro l’estate 2024. Saranno davvero inviati tutti al fronte ucraino per un programmato assalto finale?

Cosa prevede il decreto russo sulla coscrizione obbligatoria

Come ampiamente anticipato e prevedibile, Putin e lo Stato maggiore russo hanno infine optato per un altro giro di coscrizione. Il decreto firmato dal presidente impone di fatto l’arruolamento forzato nell’esercito di tutti i cittadini della Federazione di età compresa fra i 18 e i 30 anni, non riservisti e ritenuti idonei alla leva. Si stima una platea di poco più di 147mila giovani, dunque un numero decisamente maggiore rispetto ai 130mila arruolati nell’autunno 2023 (quando però l’età massima per essere chiamati alle armi era più bassa: 27 anni compiuti). L’intelligence britannica ha calcolato un monte di 30mila coscritti in più al mese, con l’obiettivo di “rimpiazzare le perdite e portare avanti attacchi mirati”. Una mossa che presenta molteplici risvolti.

Innanzitutto il Cremlino vuole dare un’immagine di forza e risolutezza dopo la strage di Mosca, rivolgendo un messaggio chiaro sia all’opinione pubblica interna sia all’esterno del Paese. Al contempo Putin, che si trova nel momento di maggior potere subito dopo la sua ennesima rielezione, lascia intendere di avere a cuore – o almeno di aver ascoltato – le proteste e le richieste veementi della popolazione di veder tornare a casa i propri cari inviati al fronte e non ancora tornati a casa per assicurare la gloria della Russia. C’è poi l’ormai manifesta volontà di voler rafforzare il più possibile le conquiste e le posizioni ottenute in Ucraina, allo scopo di trovarsi in posizioni di indiscutibile vantaggio quando Mosca si siederà al tavolo dei negoziati con Washington. Vantaggio che i continui attacchi di Kiev alle raffinerie di petrolio e alle imbarcazioni russe nel Mar Nero, al largo della Crimea, rischiano di mettere in discussione.

I nuovi 150mila soldati russi andranno tutti in Ucraina?

A dispetto di ciò che molti media italiani e internazionali hanno riportato di getto, la legislazione russa (che esiste e viene rispettata, ma allo stesso modo viene aggirata con cavilli) prevede che i coscritti non potranno essere utilizzati in Ucraina. Potranno invece essere inviati al fronte a una condizione: se saranno loro stessi chiedere di partire in qualità di volontari. Tuttavia già molte volte in passato sono state segnalate in Russia costrizioni e imposizioni, da parte di arruolatori e forze dell’ordine, per “convincere” i giovani a definirsi volontari, firmando un apposito documento. Un modo di fare frequente soprattutto nelle repubbliche etniche e nei territori periferici della Federazione Russa, che hanno tributato il maggior prezzo di sangue e offerto il maggior numero di uomini per il conflitto in Ucraina.

Sulla carta, fino a prova contraria, i nuovi 150mila coscritti non sono stati arruolati per combattere in Ucraina. Come precisato dallo stesso ministero della Difesa, la legge impedisce che le nuove leve possano essere schierate al di fuori dei confini nazionali. Anche il contrammiraglio Vladimir Tsimlyansky, capo dell’organizzazione e mobilitazione dello Stato maggiore russo, ha sottolineato che le nuove reclute non parteciperanno alle operazioni in Ucraina né saranno inviate nelle regioni annesse di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. Fatta la legge, trovato però l’inganno: negli stessi questi giorni il ministero ha pubblicato anche un altro documento, che consente ai soldati che abbiano completato l’addestramento di base la possibilità di prestare servizio come volontari in Ucraina. L’addestramento avrà luogo dal 1° aprile al 15 luglio. Dal meccanismo di arruolamento obbligatorio sono esclusi coloro che hanno compiuto 27 anni prima della fine del 2023 e i riservisti che hanno 28 e 29 anni. Il decreto firmato da Putin stabilisce inoltre una moratoria sul servizio per i cittadini che lavorano nelle società informatiche, settore ritenuto imprescindibile nel campo della guerra ibrida. Viene decretato poi il “liberi tutti” per soldati, marinai e ufficiali che abbiano già terminato il loro servizio.

L’estensione dell’obbligo di coscrizione risponderebbe però anche a un’altra esigenza militare della Russia: la protezione del confine con la Finlandia, fresca di ingresso nella Nato assieme ala Svezia. L’allargamento dell’Alleanza Atlantica a una manciata di chilometri da Mosca rappresenta una minaccia insostenibile per i russi. Già nel corso del 2023 la Russia aveva riportato alla frontiera finlandese lo stesso numero di truppe che aveva precedentemente trasferito al fronte ucraino. “Sul territorio finlandese saranno probabilmente schierati ulteriori contingenti militari e armi d’attacco della Nato, in grado di colpire obiettivi critici nel nord-ovest della Russia a una profondità considerevole”, ha affermato il ministro della Difesa Sergei Shoigu.

La Russia si prepara all’offensiva finale in Ucraina?

Ci sono tuttavia altri segnali che indicherebbero l’intenzione russa di produrre un’escalation decisiva in Ucraina. Come ha riferito lo stesso Shoigu, Mosca sta procedendo alla produzione in massa della bomba Fab-3000, ordigno in grado di scatenare una notevole potenza d’esplosione con crateri larghi fino a 15 metri. Gli attacchi mirati a tutta una serie di villaggi nei dintorni di Avdiivka, conquistata di recente, mostrano poi la volontà dello Stato maggiore russo di cementare la propria posizione a difesa del Donetsk. D’altro canto, anche gli ucraini hanno costruito una linea difensiva simile a quella avversaria lungo tutta la linea del fronte caldo della guerra. Una mossa con ogni probabilità orchestrata dai militari Nato di supporto sul campo, e che tradisce la volontà degli Usa di congelare il conflitto e arrivare alle trattative col Cremlino. Perfino nella capitale Kiev sono state costruite trincee anticarro e fortificazioni, nel timore crescente di un’invasione finale russa. Nonostante, va precisato, quella parte di Ucraina non costituisce un obiettivo di conquista territoriale per Mosca, quanto più un bersaglio importante per fiaccare la resistenza del Paese.

Tornando alla battaglia per la Crimea, secondo l’intelligence britannica la Russia sta “adottando ulteriori misure preventive e difensive” nel Mar Nero. Nello specifico, Mosca sta rafforzando le difese nei porti di Sebastopoli e di Novorossijsk. Quest’ultimo, in particolare, rappresenta un’infrastruttura cruciale per la Flotta del Mar Nero. In conclusione, la Russia progetta con ogni probabilità un’offensiva più potente in Ucraina, ma non certo l’intenzione di invaderla e occuparla tutta. Il fatto che entrambi gli schieramenti, poi, abbiano scelto di investire uomini e risorse nel costruire una massiccia linea difensiva sul fronte conteso, lascia intendere implicitamente la volontà futura e indefinibile di sedersi al tavolo dei negoziati. Non prima, però, di aver ottenuto il massimo vantaggio sul campo di battaglia.