I principali obiettivi israeliani in Italia: i luoghi a rischio attentati

Dopo la proclamazione dello stato di guerra da parte di Israele, massima allerta anche in Italia per i luoghi simbolo della cultura ebraica

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Israele è in guerra Di nuovo. Dopo il massiccio lancio di missili di Hamas dalla Striscia di Gaza, almeno 5mila, in varie località del Paese, sabato 7 ottobre le autorità israeliane hanno dichiarato lo stato di guerra. Il governo di Tel Aviv guidato dallo storico premier Benjamin Netanyahu ha promesso di dare la caccia ai combattenti di Hamas dopo l’attacco a sorpresa che ha ucciso più di 900 persone, di cui almeno 260 durante il Nova Festival, rave diventato teatro di uno dei peggiori massacri civili di sempre. Le immagini agghiaccianti di giovani inermi che scappano, o vengono rapiti o uccisi, scorrono sui social.

Il giorno dopo aver dichiarato formalmente guerra, l’esercito israeliano ha cercato di reprimere i combattenti di Hamas che erano rimasti nelle città del sud e ha intensificato il bombardamento di Gaza, dove quasi 500 persone sono morte quando le milizie palestinesi hanno sfondato una recinzione di confine fortificata e hanno ucciso civili e soldati nelle comunità israeliane lungo la frontiera di Gaza durante una festività ebraica. Israele ha risposto con attacchi aerei: uno di questi ha raso al suolo una torre di 14 piani che ospitava gli uffici di Hamas.

Il leader della Jihad islamica palestinese, che ha partecipato all’attacco, ha fatto sapere di tenere prigionieri più di 30 israeliani: non li rilascerà finché tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane non saranno stati liberati. Oggi è arrivato l’ultimatum: “Inizieremo a giustiziare un prigioniero israeliano per ogni bombardamento su case di civili effettuato senza preavviso”. Perché maggiore è l’oppressione da parte di Israele sulla popolazione nella Striscia di Gaza, maggiore è l’uso della forza di Hamas contro gli israeliani, con una lotta brutale e spietata.

Israele ha parlato di “passi militari significativi” contro l’organizzazione terroristica di Hamas e l’esercito ha richiamato circa 300mila riservisti. Secondo quanto riferito dai militari, Israele avrebbe colpito più di 1.000 obiettivi a Gaza. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto di aver ordinato un “assedio completo” su Gaza: via l’elettricità e stop all’ingresso di cibo e benzina nel territorio palestinese. Israele ed Egitto avevano imposto vari livelli di blocco su Gaza da quando Hamas ha preso il potere dalle forze palestinesi rivali nel 2007.

L’esercito israeliano intanto sta continuando a colpire nella Striscia di Gaza. Il governo ha detto di aver trovato almeno 40 bambini uccisi, usati probabilmente come scudi umani, tra le circa 200 persone trucidate nel kibbutz di Kfar Aza. Lo Stato ebraico conta già più di 1.200 morti dall’aggressione di Hamas e prepara “un’offensiva totale” su Gaza, dove le vittime sono oltre 950. Oggi si attende l’incontro tra Netanyahu e Gantz per la formazione di un governo di unità nazionale.

La situazione in Italia: i siti a rischio attentati

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha annunciato che due italo-israeliani con doppio passaporto “non rispondono all’appello, non sono rintracciabili”. Si tratta di marito e moglie, Eviatar Mosche Kipnis e Lilach Lea Havron. La coppia con doppio passaporto, ha spiegato Tajani, viveva nel kibbutz di Be’eri e non risponde alle chiamate della famiglia. “Probabilmente – ha detto ancora – sono stati presi in ostaggio o smarriti”.

Mentre l’Ue blocca tutti gli aiuti ai palestinesi, dopo l’attacco di Hamas anche in Italia è stata innalzata la vigilanza sui possibili obiettivi sensibili. In Europa, la sinagoga più grande si trova in Ungheria ed è quella di via Dohány, che rappresenta la seconda del mondo. Il complesso comprende un museo, archivi, un memoriale dedicato a 10mila soldati ebrei ungheresi che hanno perso la vita nella Prima guerra mondiale, un giardino utilizzato come cimitero delle vittime dell’Olocausto e il parco commemorativo Wallenberg.

In Italia, esistono numerose sinagoghe a testimonianza di una presenza ebraica che risale all’epoca romana. Roma è la città più a rischio in questo senso. Considerato tra i più antichi al mondo, a Roma si trova il secondo ghetto ebraico dopo quello di Venezia del 1516: quello romano è datato 1555.

La Città Eterna ospita ben 17 sinagoghe. A Roma sono stati rafforzati i presidi di sicurezza nella zona della Sinagoga e l’ambasciata e le altre residenze diplomatiche. La vigilanza riguarda anche le sedi di rappresentanza dello Stato palestinese, all’Aventino, a Villa Gordiani e a San Giovanni. Oltre alla Sinagoga principale, possiamo citare il Tempio Maggiore, aperta al culto, il Portico d’Ottavia, la Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria, l’Oratorio Di Castro, il Tempio dei giovani. Nella Capitale, non si assisteva a un simile livello di controllo dagli attentati di Bruxelles 2014 e Parigi 2015.

Anche nel resto del Belpaese sono sotto stretta attenzione ambasciate e consolati, aeroporti, templi, sinagoghe, scuole ebraiche e aziende che lavorano con il Medio Oriente.

Il ministero dell’Interno ha inviato a tutte le prefetture disposizioni precise per incrementare i servizi di vigilanza. “Si rende necessario rafforzare i servizi di vigilanza e controllo del territorio a carattere generale e sensibilizzare con effetto immediato le misure di vigilanza e sicurezza a protezione degli obiettivi diplomatico-consolari, religiosi, culturali, economici e commerciali israeliani, ebraici e palestinesi e di ogni altro sito e/o interesse ritenuto a rischio per la circostanza” si legge nella circolare firmata dal capo della Polizia, Vittorio Pisani. Nel documento si raccomanda inoltre di “implementare al massimo l’attività informativa, al fine della tempestiva attuazione di ogni altra misura idonea a prevenire il compimento di illegalità e a garantire l’ordine e la sicurezza pubblica”.

A Milano massima allerta nel cuore del vecchio quartiere ebraico, dove si trovano collocati la Sinagoga del Beltrami, il Memoriale della Shoah, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), il Giardino dei Giusti e la newyorkese Casa 770.

A Venezia, il ghetto è il primo d’Europa. A renderlo unico sono le 5 sinagoghe che vi sono concentrate, anche se oggi solo 2 sono aperte al pubblico: lì si celebrano servizi e cerimonie religiose della comunità ebraica di Venezia.

Altre importanti sinagoghe si trovano nell’area degli antichi ghetti ebraici: in particolare in Veneto, oltre a Venezia, Padova: la Sinagoga di Padova di rito haskenazita, del 1682, oggi museo ebraico. In Piemonte, a Casale Monferrato, Carmagnola e Cherasco; in Emilia-Romagna, le Sinagoghe e il museo ebraico di Ferrara, perfettamente integri; in Toscana, a Siena e Pitigliano; nelle Marche, ad Ancona, Pesaro, Urbino e Senigallia; in Friuli Venezia Giulia la Sinagoga di Trieste, aperta al culto; la Sinagoga di Napoli in Campania.

Il ruolo dell’Italia: sostegno a Israele e Libano

Proprio oggi, intanto, si è celebrato il 41esimo anniversario dell’attentato alla Sinagoga di Roma, dove il 9 ottobre 1982, durante la festa di Shemini Atzeret, la Comunità ebraica fu colpita da un terribile attacco terroristico. 40 i feriti e una vittima, il piccolo Stefano Gaj Taché, bimbo italiano di soli 2 anni.

“Una giornata buia, una ferita per la nazione che ancora non si è rimarginata. Nessuno ha pagato per le bombe e le raffiche di mitra che quel giorno hanno spezzato la vita di Stefano, devastato una famiglia, provocato dolore in tante altre e sconvolto un’intera comunità” scrive Palazzo Chigi in una nota ufficiale. “Oggi rinnoviamo l’impegno per non dimenticare ciò che è successo e per continuare a chiedere che sui fatti di quella terribile giornata sia fatta verità storica e processuale. Oggi più che mai, dopo i fatti orribili e barbari che stanno avvenendo in Israele, il Governo esprime la sua vicinanza e la sua solidarietà al popolo d’Israele e alle comunità ebraiche italiane. Il terrore non prevarrà mai”.

La premier Giorgia Meloni intanto ha avuto una conversazione telefonica con il premier dello Stato d’Israele Netanyahu cui ha ribadito la piena solidarietà del governo italiano per gli attacchi subiti e la vicinanza ai familiari delle vittime, agli ostaggi e ai feriti. “Il governo lavorerà con i partner internazionali per coordinare il sostegno. L’Italia è al fianco del popolo israeliano in questo difficile momento” si legge in una nota.

Oggi invece ha sentito il Primo Ministro della Repubblica libanese, Najib Mikati, cui ha riaffermato la volontà dell’Italia di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano in questo delicato frangente. Meloni ha auspicato un rapido decremento del conflitto, evitando un allargamento che avrebbe conseguenze incalcolabili per tutta l’area. Proprio dal Libano è arrivato il sostegno ad Hamas da parte dei terroristi di Hezbollah, che si sono messi a bombardare le postazioni israeliane.

Come muoversi e cosa fare in caso di emergenza

Intanto, il sito del Ministero degli Esteri Viaggiare Sicuri ha pubblicato un avviso per tutti i nostri connazionali che si trovino in Israele. A seguito della dichiarazione dello stato di guerra da parte del governo di Tel Aviv, una specifica allerta interessa tutte le località, in un raggio di 80km dalla Striscia di Gaza. Questa misura è al momento in vigore fino a martedì 10 ottobre, alle ore 18, ma potrebbero arrivare ulteriori proroghe.

“La situazione di sicurezza in Israele e nei Territori Palestinesi resta estremamente fluida” scrive la Farnesina. Si segnalano cancellazioni sulle tratte aeree da e per l’Italia e si invitano i connazionali a rinviare il proprio viaggio, in caso di spostamenti non strettamente necessari.

Le Compagnie “El Al” e “Israir” al momento continuano ad operare voli da e per l’Italia ed altre destinazioni dall’aeroporto “Ben Gurion”: a chi non avesse ancora un volo confermato con altri vettori, il Ministero degli Estri consiglia di controllare la disponibilità con queste compagnie, direttamente dai siti web. Per chi si trovasse in aeroporto, il suggerimento è controllare comunque ai banchi “El Al” e di “Israir la disponibilità di posti sulle destinazioni in uscita, in caso di mancata presentazione di passeggeri già prenotati.

La rete ferroviaria per ora funziona. Per verificare orari e/o eventuali riduzioni dell’operatività dei treni, è possibile consultare questo link.

I connazionali presenti in Israele e nei Territori Palestinesi sono invitati ad evitare spostamenti non strettamente necessari, mantenere la massima attenzione, restare informati e seguire le indicazioni delle autorità locali. Ai connazionali presenti in aree limitrofe alla Striscia di Gaza e nel Golan e nelle aree più vicine, la raccomandazione è di seguire con particolare attenzione le indicazioni di sicurezza suggerite dallo “Home Front Command” israeliano (pagina https://youtu.be/ec7P_RKgHfI?feature=shared con i consigli su aree protette; sito internet www.oref.org.il che può essere consultato, per motivi di sicurezza, solo nel territorio israeliano).

Per quanto riguarda i valichi terrestri di frontiera con la Giordania, questi potrebbero subire chiusure improvvise. Si consiglia di monitorare gli aggiornamenti forniti dalle Autorità locali, sia giordane sia israeliane, che potrebbero in qualsiasi momento disporne l’apertura e la chiusura e limitarne il funzionamento.

Al momento sono previste le aperture a questa ora locale:

  • Valico di Taba: 08:00-20:00
  • Valico Yitzhak (Arava): 08:00-20:00
  • Valico del fiume Giordano: 08:30-16:30
  • Valico Allenby: aperto fino alle 15, anche per il passaggio di gruppi. In questo caso, le Autorità locali raccomandano di organizzare per tempo un bus che li attenda sul lato giordano, per successivo trasferimento.

Ulteriori informazioni per la sicurezza qui.

Per emergenze è possibile chiamare questi numeri:

  • Ambasciata d’Italia a Tel Aviv: tel 00972 (0) 54 8803940 e 00972 35301901
  • Consolato Generale a Gerusalemme: tel 00972 (0) 505 327166 e 00972(0) 547 688399
  • Unità di Crisi, sempre raggiungibile al tel 0039 0636225.

Tutti i connazionali presenti in Israele e nei Territori Palestinesi sono invitati a scaricare la app Unità di Crisi (potete scaricarla qui per Android e qui per iOS), attivando la geolocalizzazione e registrando la propria presenza. In alternativa, a utilizzare il sito www.DovesiamoNelMondo.it

Guerra Israele-Hamas: gli scenari futuri

La domanda, ora, è cosa succederà. Mentre si temono chiare ripercussioni sul prezzo della benzina, che potrebbe arrivare a 3 euro al litro, e i mercati tremano, secondo l’analisi del generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e attuale presidente della fondazione Icsa, Cultura dell’intelligence e analisi strategica, interpellato da Adnkronos, “non vi è dubbio che Israele stia mettendo a punto una dottrina di uso della forza militare e di tutte le componenti che la devono accompagnare per venire a capo della disastrosa e sanguinosa intrusione di Hamas nel suo territorio”.

Un compito, questo, che il generale definisce “complicato, anzi condizionato dalla sorte degli ostaggi e del ruolo che Hamas vuol loro attribuire: scambio di prigionieri, o scudo umano, o ricatto continuativo a contenimento della furia di reazione di Tel Aviv”. C’è da augurarsi, prosegue, che le forze schierate ai confini nord e sud restino ferme con la sola funzione, almeno per ora, di deterrenza, “esattamente la funzione in mare della portaerei statunitense, e che nel contempo l’Aeronautica porti avanti il lavoro non breve di neutralizzazione degli obiettivi che sicuramente si trovano in una lista lunga ed aggiornata quotidianamente”.

Solo dopo la componente aerea si dovrebbe orientare sugli obiettivi cosiddetti di opportunità, quelli che mutano di fisionomia e che quindi non possono essere prepianificati con largo anticipo. “E la madre di tutti gli auspici che viene da formulare è quello che la vita di cittadini palestinesi innocenti venga risparmiata al massimo grado, Israele ne ha la capacità e la tecnologia giusta, al contrario di quanto sta accadendo in Ucraina – sottolinea ancora Tricarico – dove soprattutto da parte russa si stanno compiendo crimini contro l’umanità fin dal primo giorno di guerra in maniera primordiale”.

Interessante sarà anche capire se la guerra in Israele avrà qualche impatto in Ucraina. “L’unica cosa sulla quale si può scommettere è che Putin sta già ora incassando un dividendo non da poco quale ricaduta sulla guerra che lo vede impegnato, in termini di ulteriore depotenziamento dell’attenzione internazionale a favore dell’Ucraina e della volontà di aiutare Zelensky a tempo e condizioni indeterminate”.

Lo scontro tra Israele e Hamas, osserva ancora all’Adnkronos il generale Marco Bertolini, già comandante del Coi, si inserisce nel contesto di “una macroregione, quella che va dal Mar Nero al Mediterraneo orientale, da tempo interessata dalla crisi ucraina, che si è andata ad aggiungere alla crisi cronica del Medio Oriente della quale fino ad ora il punto più preoccupante era rappresentato dalla guerra in Siria. Sono due crisi collegate, perché appartengono alla stessa area”.

“Il fatto che ci siano delle forze navali americane in afflusso è un segnale della grande attenzione che gli Usa hanno per quello che sta succedendo in quell’area, non solo in Israele. Una formazione navale con delle portaerei nel Mediterraneo orientale è in condizione di intervenire su entrambi i fronti”, afferma ancora.

La reazione israeliana non potrà concretizzarsi in una azione forte come si è visto in passato a Gaza – aggiunge – per il fatto che attualmente a Gaza c’è un numero considerevole di prigionieri e ostaggi che renderebbe questa azione particolarmente costosa in termini di perdite per Israele. Possibile dunque che Israele si concentri soprattutto nel cercare di riacquistare il controllo del proprio territorio e rafforzare il confine settentrionale con il Libano.