Benzina, si teme il peggio: gli effetti della guerra in Israele sull’Italia

Tra le conseguenze della guerra si parla anche di forte recessione, inflazione alle stelle e l'arrivo di un esecutivo tecnico e di unità nazionale

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

La crescente inquietudine tra i membri della maggioranza riguardo all’escalation in corso in Medio Oriente sta generando preoccupazione. La guerra in corso in Israele, unita alla reazione decisa di Benjamin Netanyahu contro la Striscia di Gaza (come evidenziato dalle sue parole: “Il conflitto sarà prolungato e complicato”), comporta il rischio concreto di un brusco aumento dei prezzi del petrolio, con conseguente impennata dell’inflazione.

Il rischio dell’aumento del prezzo della benzina

Questa situazione potrebbe portare a un ulteriore rialzo dei tassi di interesse, proprio in un momento in cui sembrava che la Banca Centrale Europea avesse abbandonato la politica di stretta creditizia. Tutto ciò rappresenta un potenziale pericolo di recessione nell’area europea, con riflessi anche sull’economia italiana.

Secondo fonti autorevoli all’interno della maggioranza, la situazione attuale viene descritta come estremamente seria. C’è un timore concreto che, se il conflitto in corso dovesse prolungarsi e coinvolgere altri Paesi del Medio Oriente, i prezzi della benzina potrebbero raggiungere i 3 euro al litro. Oltre all’intensificazione delle misure di sicurezza per proteggere obiettivi legati a Israele e alla cultura ebraica, l’aspetto economico sta suscitando gravi preoccupazioni all’interno del governo, come riportato in un articolo di Affaritaliani.it pubblicato ieri.

Tra le quinte, si sta discutendo diversi scenari possibili, incluso quello di un’eventuale forte recessione economica con un’alta inflazione, situazione nota come stagflazione. Inoltre, si sta valutando la possibilità di formare un governo tecnico o un governo di unità nazionale in caso di emergenza. Queste considerazioni evidenziano l’ampio impatto che la situazione in Medio Oriente potrebbe avere non solo a livello di sicurezza, ma anche sul fronte economico e politico.

Massimiliano Schena, direttore investimenti di Symphonia, non è da meno: “Come tutti gli atti di guerra è una sciagura in primo luogo per i civili coinvolti. Mi sembra un duro colpo alle intelligence israeliane e americane. È un conflitto che rischia di essere lungo e può potenzialmente coinvolgere altre potenze mediorientali, destabilizzando la regione. Difficile stimare l’impatto sui mercati azionari ma potrebbero esserci tensioni sui prezzi del petrolio e questo potrebbe supportare le pressioni inflazionistiche influenzando le politiche monetarie in senso restrittivo”.

L’appoggio dell’Italia a Israele

Nel frattempo, Giorgia Meloni ha espresso il suo pieno sostegno a Israele in questa delicata situazione. Il Presidente del Consiglio ha avuto una conversazione telefonica con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, durante la quale Meloni ha ribadito il totale sostegno del governo italiano agli attacchi subiti da Israele e la vicinanza ai familiari delle vittime, agli ostaggi e ai feriti. Il governo italiano si impegna a collaborare con i partner internazionali per coordinare il sostegno necessario. In questo momento difficile, l’Italia si schiera al fianco del popolo israeliano.

’’Dobbiamo prepararci a momenti difficili di grande tensione’’. Lo ha dichiarato il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo a Rtl 102.5. ’’È stato aumentato il livello di attenzione’’ e ’’non dobbiamo mai abbassare la guardia’’ per ’’tutelare tutti i possibili obiettivi’’, ha proseguito Tajani parlando di ’’situazione complicata’’ e dicendo che ’’l’attività di prevenzione è massima’’. Occorre, ha aggiunto, ’’garantire la sicurezza dei nostri cittadini di religione ebraica e delle sedi diplomatiche di Israele in Italia’’.