Diluvio di missili su Israele: centinaia di morti, la situazione

La guerra fra Hamas e Israele potrebbe essere "lunga e difficile", come paventato dal premier Netanyahu. Un'azione di terra israeliana potrebbe espandere ancora di più il fronte

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Una pioggia di missili, almeno 5mila, sono piovuti su 22 località di Israele seminando distruzione e morte. L’attacco a sorpresa di Hamas dalla striscia di Gaza è avvenuto all’alba di sabato 7 ottobre. È poi seguito un attacco via terra: i miliziani hanno fatto irruzione nei territori controllati dagli israeliani uccidendo e facendo ostaggi.

Cosa sta succedendo in Israele

Israele non è rimasto a guardare: la sua rappresaglia, pesantissima, ha visto anche il coinvolgimento dell’aviazione. Operazione Spade di Ferro è il nome del contrattacco israeliano. Questo il bilancio al termine della prima giornata di quella che nei fatti è una guerra fra Hamas e Israele: almeno 700 gli israeliani uccisi e almeno 2000 i feriti. A Gaza, striscia di terra tra Egitto, Israele e il Mediterraneo dove dimorano circa 2 milioni di palestinesi, i morti sono stati almeno 700 e 2.200 i feriti*. Per tutta la giornata del 7 ottobre si è parlato di 50 israeliani trattenuti come ostaggio da Hamas. Poi, in serata, i miliziani hanno dichiarato di avere oltre 160 ostaggi.

Ed è solo l’inizio: “Il fronte si espanderà”, ha annunciato Hamas. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha proposto un governo di unità nazionale. Il presidente Usa Joe Biden ha definito “inconcepibile” l’attacco a Israele e ha annunciato che gli Usa offriranno il loro supporto. Dalle informazioni disponibili, nessuno fra i 18mila italiani residenti in Israele e nessuno fra i 250 pellegrini e turisti sarebbe in situazione di pericolo. In Italia intanto si è alzata la vigilanza sugli obiettivi israeliani. Il Consiglio di sicurezza Onu ha fissato una riunione d’emergenza per definire una de-escalation.

L’Iran dietro l’attacco a Israele

Fra chi ha dato il suo sostegno ad Hamas per l’attacco del 7 ottobre c’è certamente l’Iran, come ammesso direttamente dai miliziani palestinesi. Il regime di Teheran è stato il primo a rallegrarsi per la riuscita dell’operazione. Dietro alla pioggia di bombe di Hamas potrebbe esserci la volontà dell’Iran di scatenare un conflitto per bloccare il piano di pace fra lo Stato Ebraico e l’Arabia Saudita.

Cos’è Hamas e quali sono i suoi obiettivi

Hamas è l’acronimo di Harakat al-Muqawama al-Islamiyya (Movimento Islamico di Resistenza). Si tratta di un’organizzazione politica e paramilitare palestinese, islamista, sunnita e fondamentalista. Hamas esiste dal 1987 per volontà dello sceicco Ahmad Yassin. Lo scopo è quello di combattere Israele con azioni di guerriglia e di terrorismo. Nella carta costitutiva di Hamas vi è scritto che “non esiste soluzione alla questione palestinese se non nella guerra santa”.

Hamas ha un fronte politico e uno militare. Quello politico governa Gaza dal 2006, dopo l’ampia vittoria alle elezioni legislative. Attualmente l’ala militare è guidata da Mohammad Deif, definito “Il fantasma di Gaza”. C’è lui dietro all’attacco a Israele.

Israele-Palestina: cosa succede adesso

Il timore è che Hamas possa dare seguito alle sue minacce continuando ad attaccare. E che Israele reagisca con ancora maggiore decisione. “Se si arrivasse a un’operazione di terra è innegabile che si rischierebbe un allargamento del conflitto nei Territori, ma anche nelle vicinanze, come il Libano meridionale dove Hezbollah è un attore molto forte”, ha dichiarato a Virgilio Notizie l’analista Giuseppe Dentice, responsabile del desk Mena (Medio Oriente e Nord Africa) del Centro Studi internazionali CeSI.

Il premier israeliano, come detto, lavora per un governo di unità nazionale per superare le crisi e le divisioni che sono seguite alla sua contestata riforma della giustizia. Riforma che ha fatto scappare una quantità di aziende tech da Israele. Secondo Dentice “paradossalmente la guerra potrebbe giocare a suo favore, come del resto è sempre accaduto anche in altri Paesi: uno scontro contro un nemico esterno rafforza i premier in condizioni di difficoltà interna. Per Netanyahu questa guerra potrebbe avere un risvolto favorevole da un punto di vista puramente politico”. Il rischio è che la crisi possa andare avanti ancora a lungo: sarà una guerra “lunga e difficile”, ha dichiarato Netanyahu.

*I numeri sono stati aggiornati più volte col passare delle ore.