L’Ue blocca tutti gli aiuti ai palestinesi: cosa succede ora

L'Unione europea fa un rapido passo indietro dopo l'annuncio ufficiale del commissario europeo per l’Allargamento e la politica di vicinato: la verità sugli aiuti alla Palestina

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Si registra una certa confusione sul fronte Unione europea per quanto concerne l’allarmante equilibrio internazionale tra Palestina e Israele. Un netto passo indietro è stato compiuto rispetto all’annuncio sulla sospensione dei fondi alla Palestina.

Si attende ora la riunione dei ministri per gli Affari esteri ma, intanto, un comunicato ufficiale spiega come non fossero previsti in realtà dei pagamenti e, per quanto possa sembrare un netto controsenso, questi sarebbero attualmente in fase di revisione. Tecnicamente parlando non ci sarà una sospensione, perché l’Ue non era in procinto in questa fase di emanare denaro. Va da sé che il timore sia quello di veder sfruttati, seppur indirettamente, i finanziamenti per nuovi attacchi contro Israele.

Dietrofront Ue: cosa succede

La crisi internazionale cui stiamo assistendo, con i media internazionali che hanno nuovamente acceso i riflettori su un conflitto mai conclusosi in realtà, ha generato un gravoso stato d’allerta nell’Ue. Ciò è reso evidente dal fatto che, stando a quanto riportato da Euronews, gli Stati membri non sarebbero stati consultati prima del precedente annuncio di sospensione degli aiuti.

Obiezioni sono prontamente giunte dai governi irlandesi e spagnoli, tra gli altri. A esprimersi era stato in precedenza Oliver Varhelyi, commissario europeo per l’Allargamento e la politica di vicinato. Una vera e propria reazione diretta all’attacco militare di Hamas. Ecco il suo annuncio su X: “La Commissione europea sta mettendo sotto esame l’intero portafoglio di sviluppo. Un valore complessivo di 691 milioni di euro, in qualità di principale donatore per i palestinesi”.

Stop agli aiuti: la reazione europea

Ad oggi, gli stanziamenti di bilancio, comprendenti anche quelli del 2023, sono rinviati. Per i pagamenti in corso, invece, avrà inizio un processo di revisione interno all’Ue, previa consultazione degli Stati membri.

Le informazioni sono però frammentarie al momento, considerando come si debba fare riferimento a singole dichiarazioni, più che a un chiaro piano d’azione condiviso. Importanti le parole del commissario alla Gestione delle crisi, Janez Lenarcic. Ha infatti spiegato come proseguiranno di certo gli aiuti umanitari. Differente invece il discorso per i finanziamenti dedicati allo sviluppo.

Come prevedibile, le reazioni dei Paesi dell’Ue sono state svariate e differenti. L’Irlanda ha chiesto un ufficiale chiarimento all’esecutivo comunitario. La Germania ha invece sospeso temporaneamente gli aiuti, al fine di effettuare una “revisione finanziaria”. L’Austria ha invece rapidamente bloccato il trasferimento di 20 milioni di euro.

Il portavoce della Commissione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Peter Stano, ha invece ribadito il diritto di Israele a difendersi, ma soprattutto come l’Ue l’appoggi pienamente in questo. Pochi dubbi, dunque, su quello che sembra essere il sentimento politico dilagante, anche se non assoluto.

Basti pensare alla bandiera di Israele mostrata sulle facciate degli edifici della Commissione europea e del Parlamento europeo. Pieno appoggio da parte di Ursula von der Leyen e di Roberta Metsola, dunque. Eppure l’opinione degli analisti internazionali solleva più di un dubbio in merito a questo corso d’azione intrapreso.

A Euronews è intervenuto l’esperto Hugh Lovatt, dell’European Council on Foreign Relations. Sottolinea quanto sia importante premere per una risposta in piena linea con il diritto internazionale. Il rischio è quello di procedere rovinosamente verso conseguenze destabilizzanti per entrambi i fronti e, di conseguenza, la politica internazionale: “Dare a Israele un assegno in bianco, come potrebbero fare adesso gli europei, rischia di avere un esito pericoloso e controproducente”.