Houthi minacciano di tagliare i cavi internet occidentali nel Mar Rosso. Ci toglieranno la connessione?

L'allarme parte dalle chat Telegram dei miliziani: i cavi sottomarini da cui passano i dati internet sono a rischio. Quali le conseguenze

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Le milizie Houthi stanno mirando a danneggiare le economie occidentali attraverso la sabotaggio dei cavi delle telecomunicazioni sottomarini. Se riuscissero nell’intento, verrebbe interrotta la trasmissione dei dati tra India, Cina ed Europa.

L’allarme su questa minaccia è stato lanciato dall’associazione delle aziende di telecomunicazioni yemenite, che sostiene il governo riconosciuto dall’Onu. Una fonte vicina agli Houthi ha diffuso su un canale Telegram una mappa delle infrastrutture digitali nei fondali del Mar Rosso, suscitando preoccupazione. Il messaggio associato alla mappa recita: “Ecco le mappe dei cavi internazionali che collegano le regioni del mondo via mare. Lo Yemen sembra occupare una posizione strategica, in quanto le linee Internet che connettono continenti passano vicino al Paese”.

L’importanza di questi cavi

Circa il 17% del traffico internet su fibra ottica globale transita nel Mar Rosso. La General Telecommunications Corporation yemenita, affiliata al governo riconosciuto, ha condannato la minaccia degli Houthi, evidenziando che 16 cavi sottomarini, sottili quanto tubi per l’irrigazione, e quindi altamente vulnerabili, attraversano il Mar Rosso per raggiungere l’Egitto.

Il cavo sottomarino AE1, lungo 25.000 chilometri, rappresenta uno degli asset strategici cruciali, collegando Asia, Africa ed Europa dal sud-est asiatico all’Europa. Moammar al-Eryani, ministro dell’Informazione del governo yemenita con sede ad Aden, ha denunciato l’Houthi per la grave minaccia posta a “una delle infrastrutture digitali più cruciali del mondo”.

La maggior parte dei cavi sottomarini che collegano l’Europa all’India e alla Cina passano attraverso il Mar Rosso, toccando Yemen da un lato e Gibuti dall’altro, quest’ultimo diventato un nodo strategico delle telecomunicazioni. Da qui, i cavi si dirigono verso Alessandria e Suez, in Egitto, e quindi nel Mediterraneo. Alcuni cavi collegano direttamente l’India e la Cina al Sudafrica, mentre altri passano per Malesia e Mauritius prima di risalire lungo la costa occidentale dell’Africa fino a Portogallo e Regno Unito.

I cavi presenti nel Mar Rosso e in Africa

Uno di questi cavi, il Safe-Wasc, raggiungerà la fine della sua vita utile nei prossimi due anni. Altre alternative, come il cavo Meta-Facebook che approda a Genova, sono state sviluppate solo di recente. Tuttavia, anche questo cavo, noto come Africa2Connect, passa dalla Grecia all’Egitto e attraverso il Canale di Suez, toccando poi Kenya, Tanzania e Sudafrica prima di risalire lungo la costa occidentale dell’Africa, simile al percorso delle navi che circumnavigano l’Africa per il Capo di Buona Speranza.

Un’altra alternativa è rappresentata dal cavo Equiano di Google, che attraversa Nigeria, Togo e prosegue verso Namibia e Sudafrica. Tuttavia, il cavo Equiano termina in Sudafrica, quindi sono necessari cavi terrestri che, passando per Mombasa in Kenya e Dar Es Salaam in Tanzania, attraverso la Repubblica Democratica del Congo, raggiungano l’Angola per ricollegarsi al cavo indiano a Luanda e Lobito. Questa è stata considerata come una possibile risposta della comunità delle telecomunicazioni alla crisi nel Mar Rosso.

Sabotare un cavo sottomarino è estremamente semplice. Per Giovanni Ottati, consulente strategico delle Tlc in Africa, “basta un piccolo sottomarino che vada in profondità e tranci i cavi. Prima che si faccia l’intervento di ripristino in una situazione di guerra passa un mese, immaginiamo cosa possa significare un’interruzione dei servizi di trasmissione dati con la Cina o con l’India, il più grande hub di assistenza ai software”.

Cosa succede a internet se gli Houthi tagliano i cavi del Mar Rosso

Nonostante l’allarme generato dalla notizia –  il ministro dell’Informazione del governo yemenita ha parlato di una minaccia a “una delle infrastrutture digitali più importanti del mondo” – non è però chiaro cosa potrebbe succedere qualora l’ipotesi si rivelasse fondata.

Per Roberto Cusani, docente di Ingegneria delle Telecomunicazioni dell’Università Sapienza di Roma, intervistato da Fanpage, la prospettiva dell’attacco ai cavi sottomarini di telecomunicazione deve essere considerata nel contesto della guerra in corso. “In questo scenario, il sabotaggio delle reti di servizi è una tattica strategica comune in caso di conflitti militari, che può coinvolgere forniture di energia, acqua, gas e, naturalmente, linee telefoniche e internet. Tuttavia, rispetto ad altri tipi di infrastrutture, un attacco alle reti di telecomunicazioni potrebbe essere considerato meno allarmante, sebbene comporti comunque conseguenze significative”.

Se un cavo sottomarino venisse effettivamente tagliato, come minacciano di fare gli Houthi, i dati sarebbero in grado di deviare il loro percorso e cercare alternative per raggiungere la stessa destinazione. Internet è progettata per permettere questi cambiamenti di percorso in modo fluido. “Immaginatela come la tela di un ragno: è formata da una connessione di nodi, che fanno da raccordo a tanti collegamenti, che a loro volta partono da altri nodi. Quando noi inviamo un file, questo viene spacchettato in tanti piccoli “pacchetti” di dati, che vengono poi inviati dalla rete verso la destinazione attraverso un percorso che non è prestabilito: man mano che questi dati viaggiano seguono il “percorso migliore”. Quindi qualora incontrino un percorso intasato o “deviato”, cambiano direzione per cercare un altro percorso”.

Le conseguenze di un tale evento potrebbero certamente causare disagi significativi, ma non sarebbero irrisolvibili. Un attacco mirato a singoli collegamenti, come quello ipotizzato dagli Houthi, potrebbe causare un sovraccarico di traffico sui nodi rimanenti, i quali dovrebbero gestire un flusso di dati più intenso del solito. Tuttavia, per causare danni sostanziali, gli attaccanti dovrebbero essere in grado di tagliare non uno o due, ma molti cavi in diversi punti geografici.

Una delle contromisure più efficaci potrebbe essere l’installazione di satelliti che possano fornire un percorso alternativo alla connessione in caso di interruzione dei cavi sottomarini. Questi satelliti agirebbero come ponti di trasmissione, consentendo ai dati di bypassare il punto danneggiato e continuare il loro viaggio attraverso lo spazio anziché attraverso i cavi fisici.

Tuttavia, per implementare questa soluzione, sarebbe necessario garantire una banda satellitare molto potente in grado di gestire il carico di dati solitamente trasportato dai collegamenti transoceanici. Ciò richiederebbe un investimento significativo in termini di infrastruttura satellitare e tecnologie di trasmissione dati ad alta capacità.

Gli attacchi dei ribelli Houthi

Nel frattempo, gli attacchi alle navi mercantili continuano. Una nave britannica è stata attaccata da droni mentre navigava nel Mar Rosso meridionale, a circa 59 miglia nautiche (105 chilometri) a ovest di Hodeyda, importante porto sulla costa occidentale yemenita sotto il controllo dei ribelli Houthi. L’informazione è stata divulgata dalla United Kingdom maritime trade operations (Ukmto).

Anche l’Italia, che presto assumerà il comando della missione dell’Unione Europea “Aspides” nel Mar Rosso, è stata oggetto di minacce da parte dei miliziani. “L’Italia diventerà un obiettivo se parteciperà all’aggressione contro lo Yemen”, ha dichiarato Mohamed Ali al-Houti, uno dei leader degli Houthi. “Consigliamo agli europei di aumentare la pressione sui responsabili delle atrocità a Gaza. Le nostre operazioni mirano a fermare l’aggressione e a sollevare l’assedio. Qualsiasi altra motivazione per l’escalation da parte degli europei è inaccettabile”, ha aggiunto.