Il fascino intramontabile del cappello

Sua altezza il cappello, elemento di stile ed eleganza, capace di adattarsi ai tempi.

Foto di Paolo Gelmi

Paolo Gelmi

Esperto di moda e lifestyle maschile

Esperto di moda e lifestyle, è stato direttore di svariate riviste cartacee nel settore luxury.

Non lo abbiamo inventato noi italiani in era moderna, ma di sicuro le fogge più belle sono quelle italiane, un po’ troppo eufemistico se pensiamo alla sua preistoria, prima di entrare come elemento di eleganza in un guardaroba, il cappello era un accessorio di chi lavorava duro, come quello dei contadini dell’antica Grecia, in quanto indumento pensato per fornire protezione dal sole e dalla pioggia, inizialmente veniva chiamato Petaso prodotto in feltro o in paglia, diventando un accessorio di uso comune in tutta la Grecia, per sopravvivere in tempi successivi con forme diverse in era romana, sino ad arrivare al medioevo come berretto di uso comune. Dal secolo rinascimentale le costrizioni economiche e sociali si allentano e con esse i codici del cappello, fino ad arrivare all’ottocento dove ben presto diventa simbolo di dandysmo con l’uso dell’elegante cilindro. L’apripista per far diventare questo accessorio un mito che non muore mai, fu Giuseppe Borsalino, un giovane di umili origini piemontesi, che dopo un’esperienza di apprendistato a Parigi per diventare un cappellaio, nel 1857 diede vita a quello che sarebbe diventato uno dei fenomeni di costume e simboli della moda italiana, per la prima volta agli occhi del mondo il nostro paese era cool, facendo comparire il suo nome tra le voci dell’Oxford Dictionary quale “nome comune di cappello di feltro a falda larga”.

E’ nel mondo del cinema che questo accessorio muove i suoi primi passi di notorietà, conferendo un’aria misteriosa a Humphrey Bogart nel 1942 nel film capolavoro “Casablanca” di Michael Curtiz, da lì in poi per questo accessorio la strada fu tutta in discesa, diventando parte della divisa delle icone di stile di sempre, come ad esempio Robert Redford, che guardando il capolavoro felliniano “Otto e mezzo” se ne innamora al punto da affrontare un viaggio oltreoceano per raggiungere Alessandria in Piemonte, alla ricerca di quel modello con la tesa più larga chiamato Fedora,  il cappello creato dal signor Giuseppe diventa anche il titolo di un film diretto da Jacques Deray del 1970, con Alain Delon e Jean Paul Belmondo nei ruoli di due gangster, la pellicola è “Borsalino”. Con gli anni 70/80 si passa ad un cappello meno formale, questo perché verrà adottato dalle giovani generazioni e dagli idoli del momento, tra questi Boy George in Inghilterra o Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti in Italia, sino a diventare per tutti un simbolo di appartenenza sociale, che sia un berretto dotato di una piccola visiera dalla caratteristica cupola da cui prende il nome la “Coppola”, indossata da impiegati, giornalisti e commercianti e in Italia simbolo della tradizione siciliana, sino al modello americano da baseball dai mille colori con visiera frontale, per proteggere gli occhi dal sole e con un elastico nella parte posteriore, oppure un supporto in velcro, questo ornamento entra di diritto nei guardaroba di tutti.

Da qui la strada per la versatilità di questo splendido capo di moda il passo sarà breve, diventando stagione dopo stagione un prodotto di mercato unico creato dai più grandi designer, utilizzando materie prima tradizionali, di ricerca e sperimentando, nuove texture con la maestria del saper fare, che contraddistingue noi italiani da sempre, una versatilità che permette di utilizzarlo come tocco sofisticato ed elegante ad ogni outfit della nostra giornata.Come abbiamo sottolineato il cinema è stato il primo settore a credere in questo accessorio, citiamo un altra pellicola del 1965 dal famoso titolo “Alice nel paese delle meraviglie” dove si racconta della figura immaginaria del “cappellaio matto”, ma è la moda ad aver lanciato in modo definitivo nel sistema globale il cappello creando una vera e intramontabile tendenza, la figura del Cappellaio matto infatti esiste davvero nell’universo fashion ed è quella del creativo inglese Philip Treacy, che da più di venticinque anni crea cappelli originali e di tutte le forme, sino a diventare lo stilista preferito della Corona Inglese e di artisti del calibro di Lady Gaga, Bianca Jagger oppure di uomini importanti della caratura di Rupert Murdoch e tanti altri, anche la musica con i suoi video della generazione MTV contribuirà in maniera importante a celebrare il successo di questo multifunzionale accessorio, lo vediamo comparire in tanti videoclip, come quelli del re del pop Michael Jackson o Prince per citarne alcuni.

Oggi il cappello è parte integrante della vita sociale dell’uomo contemporaneo, che sia sportivo oppure elegante come il Cilindro da indossare con uno smoking o un abito da sposo, questo accessorio arricchisce sicuramente il look di qualsiasi uomo più o meno giovane, creando un certo elegante mistero, la cosa molto interessante e che le grandi Maison di moda come Dolce&Gabbana, Gucci, Givenchy o Tom Ford per citarne alcune, propongono nelle loro collezioni sia cappelli formali da giorno e da sera, che modelli sportivi indossabili soprattutto dai ragazzi più giovani, cosa che creano e producono da sempre i brand sportivi dedicati a questo segmento, come Nike, Adidas, Puma e molti altri. Cappelli come ornamenti o solo per vezzo, oppure per proteggersi dal freddo o dal sole come nell’antica Grecia non ha importanza, la cosa interessante è che il cappello lo si può trovare e acquistare ovunque senza troppa fatica, in mille modelli, decine di colorazioni e svariati tessuti e a qualsiasi prezzo, perché il cappello non è solo un affermato accessorio iconico simbolo di eleganza, ma anche uno dei più democratici elementi di moda, ed allora non vi rimane che cercare il vostro modello preferito e vivere la quotidianità da vero Charlot metropolitano, anche senza la sua iconica “Bombetta”.