Quanto guadagna un programmatore in Italia?

Qual è la vera differenza tra un programmatore e uno sviluppatore e quanto guadagnano i tecnici informatici in Italia? Ecco tutte le risposte

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Tra i lavori più richiesti dell’era dell’informazione c’è, senza molte sorprese, quello del programmatore. I “maghi del codice” sono tra le figure più pagate, considerato anche il ruolo che ricoprono, necessario per garantire la continuità dei servizi digitali, ma non solo. Non è infatti solo il terzo settore a dipendere totalmente dai computer: in un mondo sempre più digitalizzato, infatti, anche l’industria e l’agricoltura si affidano sempre di più all’informatica. Ma quanto guadagna un programmatore? Vediamolo insieme.

Quali sono le mansioni di un programmatore

Le attività del programmatore sono molteplici. Ufficialmente è la persona che scrive il codice informatico per sviluppare, controllare e riparare i software. Lavora con linguaggi informatici come Java e JavaScript, C++, Python, Ruby, ecc. per creare o modificare applicazioni desktop, siti web, app per smartphone, giochi e interfacce di back-end.

Uno degli aspetti più importanti del lavoro è quello di test e debug. Bisogna infatti verificare costantemente il funzionamento del software e correggerne gli errori al fine di evitare disagi.

Sempre più programmatori sono anche ingegneri di machine learning e intelligenza artificiale, e sviluppano algoritmi capaci di risolvere autonomamente i problemi o eseguire compiti specifici, come l’elaborazione di dati e la gestione dei comandi forniti dall’utente.

In ogni caso bisogna avere anche doti comunicative importanti: un bravo programmatore deve redigere la documentazione necessaria per capire il codice, i fogli tecnici e i manuali per l’utente. È infatti indispensabile che gli altri membri della squadra, come i designer e i data analyst, siano in grado di mettere le mani sul progetto in maniera indipendente.

Va da sé che tra le mansioni del programmatore c’è anche quella della formazione continua, dato che il mondo informatico e quello della rete sono in continuo mutamento, e anche i linguaggi utilizzati oggi come standard globali possono diventare obsoleti nel giro di pochissimo tempo.

Che differenza c’è tra programmatore e sviluppatore

Ci sono accese discussioni online e nel “mondo reale” sulla differenza tra programmatore e sviluppatore. C’è chi parla di una semplice differenza etimologica, con il primo termine di origine latina che si è sviluppato indipendentemente all’inizio dell’era dell’informazione e il secondo mutuato dall’inglese developer.

Altri parlano di un’operazione di rebranding per rendere più interessante e svecchiare un lavoro tipicamente “da nerd”, o “da sfigati” per non usare eufemismi.

D’altronde nell’immaginario collettivo, anche a causa di imbarazzanti film hollywoodiani, lavorare davanti al computer è ancora sinonimo di poca vita sociale, dieta sregolata e scarsa igiene. Raramente poi si pensa alle programmatrici. Quest’ultimo pregiudizio è confermato però dai dati: ci sono ancora poche donne nel settore tech.

Possiamo però dire che le aziende oggi tendono a considerare programmatore e sviluppatore come ruoli separati, affidando al primo mansioni più esecutive e mettendo il secondo a capo di progetti innovativi in cui le capacità creative e il problem solving sono le caratteristiche principali.

retribuzione programmatore quadro
Quanto guadagna un programmatore in base al livello

Quanto guadagna un programmatore: i calcoli

Un programmatore guadagna mediamente 1.760 euro al mese con paga base, circa 21mila euro all’anno. Il contratto nazionale prevede cinque livelli retributivi. A inizio carriera lo stipendio ammonta a 1.359,31 euro al mese, con aumenti per ogni scatto che portano il lavoratore al I livello, con guadagni pari a 2.409,15 euro al mese. Per i quadri si arriva a 2.594,48.

Allo stipendio base bisogna aggiungere poi la tredicesima, premi, straordinari con maggiorazione oraria, reperibilità ed eventuali benefit previsti dal contratto aziendale.

Il programmatore può anche lavorare con partita Iva come libero professionista o all’interno della propria attività, come un negozio di articoli informatici. In questi casi i guadagni variano in base al numero di clienti e le tariffe applicate ai servizi offerti.

A prescindere dalle modalità di lavoro, comunque, investire sulla formazione per diventare programmatore può essere una scelta oculata, visto che si tratta di uno dei lavori più richiesti in Italia e il mercato non sembra conoscere crisi.