Smart Working, la scadenza si avvicina: dall’1 aprile tornano gli accordi individuali e le multe

Conto alla rovescia per la fine della deroga sul lavoro agile nel settore privato: dal prossimo mese i lavoratori fragili e i genitori di under 14 dovranno trovare un accordo con l'azienda

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Anche l’ultima proroga sullo smart working facilitato, per lavoratori delle aziende considerati fragili e genitori di figli sotto i 14 anni, è arrivata al termine. Dopo la fine della flessibilità sulla presenza in ufficio per i dipendenti pubblici scattata a inizio anno, a partire dall’1 aprile anche quelli del settore privato saranno obbligati a sottoscrivere un accordo individuale con il datore di lavoro, a prescindere dalla categoria di appartenenza. Nonostante i tentativi delle opposizioni, infatti, il Governo non prevede nessun ulteriore prolungamento all’orizzonte.

La fine dello smart working

A fine marzo, gli impiegati appartenenti alla categoria dei lavoratori fragili e i genitori di under 14 vedranno esaurire la possibilità di usufruire dello smart working facilitato, dopo le diverse proroghe stabilite sulla misura anche al termine della pandemia.

Partito Democratico e Movimento cinque stelle stanno cercando di modificare la materia con un disegno legge che renderebbe strutturale una maggiore tutela nei confronti dei malati oncologici e di lavoratori affetti da malattie invalidanti all’interno del regime di lavoro agile semplificato. Come dichiarato in una nota congiunta dai capigruppo in commissione Lavoro di Pd e M5s, Arturo Scotto e Valentina Barzotti, però la proposta “balla tra Commissione e Parlamento” da due mesi.

“C’è una sorta di normalizzazione, si sta cercando di riportare l’orologio indietro, a com’era tutto prima della pandemia”, ha commentato a Repubblica il senatore cinquestelle, Orfeo Mazzella, impegnato nel riconoscimento del diritto allo smart working per i lavoratori fragili attraverso un suo disegno legge.

Per il parlamentare si tratta di “una questione di civiltà, soprattutto per chi è costretto a scegliere se continuare a lavorare o rischiare di peggiorare la propria salute, o mettere a rischio la propria vita”, ha dichiarato Mazzella, consapevole però che “non c’è nessuna volontà di incardinare questo disegno di legge. Comunque presenterò un nuovo emendamento al collegato lavoro, non appena arriverà in Commissione, per ottenere almeno un’altra proroga” (qui avevamo riportato il mancato prolungamento dello smart working nel privato per il 2024 nel Milleproroghe, mentre qui la bocciatura dello smart working per i fragili nella pubblica amministrazione).

Il ritorno agli accordi inviduali

In mancanza di altri rinvii, il termine del 31 marzo farà ripiombare gli ultimi che hanno potuto usufruire del lavoro agile all’era pre-pandemia, sottomettendo la possibilità dello smart working alla normativa sugli accordi individuali tra dipendenti e imprese.

Come abbiamo spiegato in questo approfondimento sulle regole dello smart working nel settore privato, l’intesa tra azienda e dipendente per stabilire flessibilità negli orari e nel luogo di lavoro può essere a termine o a tempo indeterminato, ma in ogni caso deve stabilire determinati criteri previsti per legge:

  • la disciplina dell’esecuzione del lavoro all’esterno dell’azienda;
  • gli strumenti utilizzati dal lavoratore;
  • i tempi di riposo del lavoratore;
  • le misure organizzative necessarie per assicurare al lavoratore il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro;
  • il diritto all’apprendimento permanente ed alla certificazione periodica delle competenze, ove previsti;
  • le modalità di esercizio del potere direttivo e di controllo del datore di lavoro sul lavoro svolto all’esterno dell’azienda;
  • le azioni che possono dar luogo a sanzioni disciplinari, a seguito di attività lavorativa svolta al di fuori dell’azienda.

Una volta trovato l’accordo, le imprese saranno obbligate a comunicare l’adozione della modalità di lavoro agile secondo la procedura tramite il portale Servizi Lavoro, entro 5 giorni dall’inizio della prestazione.

I datori di lavoro che violano i termini e i requisiti fissati dalla legge potranno ricevere una sanzione da 100 a 500 euro per ogni dipendente interessato. I titolari, inoltre, dovranno conservare i documenti sull’accordo con i lavoratori in smart working per almeno 5 anni.