Lo smart working per i fragili della pubblica amministrazione non avrà proroga: cosa succede adesso

Con la bocciatura alla proroga per lo smart working nel settore pubblico sarà il dirigente a concedere la misura, esercitando il suo potere discrezionale. Non si tratta più di un diritto, dunque, ma di una eventualità

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Nessuna proroga per lo smart working dei lavoratori fragili della pubblica amministrazione: l‘emendamento al decreto Milleproroghe presentato dal M5S è stato bocciato. La proposta puntava a permettere a questa categoria professionale di poter usufruire del lavoro agile fino al 30 giugno 2024, con un costo per le casse pubbliche stimato in circa 3,3 milioni di euro.

È andata meglio ai lavoratori fragili del settore privato: per loro, al momento, la fine dello smart working è fissata al 31 marzo 2024. Nel settore pubblico, invece, il lavoro agile è scaduto a dicembre 2023. Protestano le opposizioni, che lamentano una discriminazione di trattamento fra pubblico e privato.

Diritto allo smart working

L’accesso allo smart working è stato garantito nel rispetto di determinati parametri. Prima di tutto la prestazione lavorativa del dipendente deve essere effettivamente “remotizzabile”, cioè svolta in telelavoro senza senza pregiudizio per gli standard attesi. Poi ci sono due condizioni relative ai lavoratori: essere fragili con certificazione del medico competente, oppure essere genitori di figli under 14. In questo secondo caso c’è anche un secondo requisito: nella famiglia non deve esserci l’altro genitore disoccupato o beneficiario di strumenti di sostengo al reddito per sospensione o cessazione dell’attività lavorativa.
Anche nel settore privato è stata bocciata la proroga dello smart working.

Chi sono i lavoratori fragili

I fragili sono tutti i soggetti individuati dal decreto interministeriale “Individuazione delle patologie croniche con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità, ai sensi del comma 2 dell’articolo 17, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221”.
Il decreto fa l’elenco di tutte le patologie e le condizioni che definiscono il lavoratore “fragile”: disabilità, malattie oncologiche, obesità, gravi malattie cardiovascolari, eccetera.

Lavoratori fragili del pubblico impiego: che succede senza proroga

Nel question time alla Camera, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha ricordato che il 29 dicembre 2023 è stata emanata una direttiva che permette ai dirigenti pubblici di scegliere “l’utilizzo del lavoro agile orientandolo alla salvaguardia dei soggetti più esposti a rischi per la salute”.
Non si tratta di un diritto garantito, dunque, ma di una semplice eventualità che si basa sulla valutazione del dirigente pubblico della singola unità produttiva. Tale soluzione, ha specificato il ministro, renderebbe superflua la proroga dello smart working erga omnes.
Ciriani ha aggiunto che lo smart working è stato uno strumento utile per affrontare la fase emergenziale della pandemia ma oggi, passata l’emergenza, negli uffici si procede “a un progressivo ritorno in presenza”.
L’utilizzo di tale “strumento organizzativo e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” non verrà più normato dal governo, ma verrà demandato alla “contrattazione collettiva”.

Lo smart working è uno strumento utile per conciliare vita e lavoro, ma talvolta la carriera può risentire del lavoro agile.
Lo smart working ha, fra le altre cose, riscritto le regole nel settore del credito mandando in crisi diverse banche.

Le critiche del M5S

“Il ministro Ciriani […] si è limitato a ricordarci come funziona attualmente la normativa sul lavoro agile. Per questo ci sarebbe bastato andare su Google. Alla nostra domanda, quindi, non è stata data risposta. Il governo ha l’obbligo morale di farsi carico di queste cittadine e cittadini. Basta prese in giro e perdite di tempo”, attaccano Gilda Sportiello e Andrea Quartini del Movimento 5 Stelle.

Il M5S aveva inoltre presentato anche un altro emendamento allo scopo di rendere strutturale il lavoro agile per i fragili sia del settore pubblico che di quello privato e per i genitori di figli con disabilità grave. Bocciata anche questa seconda proposta.