Lettera di presentazione: 5 casi in cui è meglio non inviarla (e perché)

Abbinata al curriculum e alla compilazione di un modulo, talvolta la lettera di presentazione può fare la differenza. Ma in molti casi no

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

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Come è noto, la lettera di presentazione, o lettera motivazionale, è quel documento, oggigiorno redatto tipicamente in formato digitale, che serve a personalizzare la propria candidatura a un’offerta di lavoro. Indica il tuo interesse effettivo, supporta il tuo curriculum e offre l’opportunità di raccontarti in modo sintetico e mirato, spiegando ai selezionatori perché ritieni di essere la figura adatta per un certo ruolo aziendale.

Tuttavia, ci sono situazioni, casi pratici e offerte di lavoro in cui inviare questa sorta di biglietto da visita potrebbe giocarti contro ed essere, quindi, controproducente in vista di un’eventuale assunzione.

Vediamo allora quando non è una buona idea allegarla al curriculum, con 5 situazioni in cui è meglio evitare di inviare la lettera di presentazione, per massimizzare le chance di trasformare la tua candidatura in nuovo contratto.

Quando ti candidi tramite un form online rigidissimo

Oggi ci sono molti portali di lavoro (e anche i siti aziendali), che ti fanno compilare moduli standard con domande precise e spazi limitati: nome, cognome, esperienza, istruzione, magari una breve descrizione di chi sei.

Tutto è uniformato per organizzare meglio le informazioni rilevanti, evitare dispersività e velocizzare le attività di valutazione dei selezionatori.

Se ti candidi usando questi servizi dovresti evitare di allegare una lettera di presentazione, sempre che il sistema informatico ti consenta di inviarla. In ogni caso evitala perché sarebbe inutile: la piattaforma in cui fai la candidatura vera e propria non ne terrebbe conto e sarebbe archiviata e considerata come se non fosse mai stata spedita.

Assai preferibile riempire saggiamente quei campi del form online che ti permettono di raccontare chi sei e perché sei la persona giusta. Usa poche righe per descriverti, basteranno quelle.

Se non sai a chi la stai inviando (e non ti sei informato)

Cercare un lavoro è un lavoro anch’esso. Per questo oggi è abitudine diffusissima quella di inviare candidature a raffica. Anche con una minima connessione con il proprio percorso formativo e professionale, in poco tempo viene mandato il curriculum a tante aziende di cui non si conosce nulla, se non il settore di attività.

In casi come questi, è controproducente forzare la candidatura con una lettera di presentazione, che apparirebbe inevitabilmente vuota e scarsamente motivata.

Perciò, una lettera generica Alla cortese attenzione dell’Ufficio Risorse Umane o peggio ancora alla Gentile azienda, non ti fa fare una gran figura. Dimostra che non ti sei preso nemmeno il tempo di cercare chi leggerà cosa hai scritto.

Una lettera fredda, anonima o copia-incolla rischia di passare inosservata o addirittura dare un’impressione di scarso interesse. In questi casi, meglio non allegarla e puntare su un CV fatto bene. Basterà quello.

Quando ti candidi per una posizione operativa o molto pratica

Non tutti i ruoli richiedono una lettera motivazionale.

Se stai cercando lavoro in ambiti manuali, tecnici o spiccatamente operativi (come magazziniere, commesso, cameriere, muratore ecc.), spesso conterà molto di più l’esperienza pratica che una presentazione scritta.

In questi casi per fare la differenza sarà sufficiente evidenziare cosa sai fare e quanto è consistente il tuo percorso lavorativo nella posizione in cui ti stai candidando.

Perciò, se cerchi un lavoro pratico e hai 10 o 15 anni di esperienza, sarà proprio questo a fare la differenza: i recruiter di settori come la ristorazione o l’edilizia preferiscono andare dritti al sodo.

Non sono troppo interessati alle soft skill o all’empatia, ma cercano persone che sappiano fare. Perciò una lettera troppo formale o articolata potrà sembrare fuori luogo. Meglio far parlare il tuo CV, magari arricchito da referenze o certificazioni.

Se non hai niente di diverso da aggiungere al CV

Se in un dato momento ti manca la fantasia o, comunque, ritieni che non serva altro da aggiungere alla tua candidatura dopo l’invio CV e la compilazione dei campi su schermo, non sei obbligato a scrivere una lettera di motivazione personalizzata.

In altre parole, se la tua lettera rischia di essere soltanto un banale e semplicistico riassunto del tuo curriculum, con frasi tipo: Ho lavorato per 3 anni in azienda X o Mi sono laureata in Y, allora non servirà a nulla, perché non aggiunge né arricchisce.

Inoltre, il selezionatore ha già il tuo CV. Se gli piace e se lo incuriosisce, la lettera di presentazione diventerebbe ininfluente e controproducente, ripetendo concetti già presenti nel curriculum e nel form online.

Se proprio vuoi renderti originale, impegnati a personalizzare bene il CV e rendilo subito chiaro, leggibile e mirato alla posizione. In questo modo, più facilmente, otterrai un colloquio di lavoro. Less is more.

Quando non sei sicuro di scriverla bene in italiano

Infine c’è l’aspetto linguistico. Non te la cavi bene con l’italiano? Commetti errori di ortografia e grammatica? Non hai tempo per fartene preparare una da una persona fidata? Ebbene, sappi che una lettera di presentazione scritta di fretta e piena di imprecisioni non funziona.

Una lettera scritta male abbassa la tua credibilità. Rovinerebbe anche il miglior curriculum. E se non puoi farla bene, meglio non farla affatto.

Concludendo, la regola aurea è quindi sempre una: meglio inviare solo un buon curriculum, chiaro e personalizzato, che aggiungere una lettera brutta, improvvisata o non personalizzata.

Altrimenti rischia di diventare un fastidio per chi la legge e un boomerang per chi la scrive. Con la conseguenza che il tuo curriculum sarà, molto probabilmente, cestinato.