Caporalato, multe fino a 5.500 euro per singolo lavoratore

Come cambia la lotta al caporalato in Italia: non soltanto sanzioni ai datori di lavori ma anche aiuti economici

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

La lotta al caporalato in Italia ha vissuto differenti fasi ma, in linea generale, ci si è attestati su di un generale sbigottimento dinanzi all’ennesimo caso. Passata la tempesta, poi, il placido voltarsi dall’altra parte torna ad avere la meglio.

Un nuovo provvedimento ha però ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri. Una norma che attua una netta modifica al Testo unico dell’immigrazione, con riferimento al lavoro stagionale. Di seguito ne parliamo nel dettaglio, al netto però di una necessità assoluta di controlli serrati. Sanzioni e pene infatti sono importanti laddove ci sia l’intenzione di verificare e tutelare.

Caporalato, nuove sanzioni

Finalmente una stretta contro il fenomeno del caporalato, annoso in questo Paese. Come detto, la nuova norma va a modificare il Testo unico dell’immigrazione. In seguito a una serie di rilievi sollevati dalla Commissione europea, l’Italia si scaglia in questo modo nei confronti dei datori che sfruttano i propri lavoratori.

Nello specifico si fa riferimento ad alloggi privi di idoneità alloggiativa, proposti come abitazioni per più soggetti stranieri. A ciò si equipara anche un importo del canone d’alloggio eccessivo, per la qualità dell’alloggio e della retribuzione. Nel provvedimento si legge anche una definizione specifica di “canone eccessivo”: quando è superiore a un terzo della retribuzione.

Si condanna infine anche l’automatica trattenuta, ingente, del canone direttamente dalla somma pattuita per la retribuzione. In casi del genere si procede a una sanzione amministrativa e pecuniaria, che va da 350 a 5.500 euro per ogni singolo lavoratore straniero.

Assegno per le vittime di caporalato

La tragica morte di Satnam Singh lo scorso giugno ha giustamente scosso molti animi e sollevato una tempesta. I temi del giorno però ormai sono altri e certe battaglie restano fuori dai palinsesti dei telegiornali.

Nell’immediato, però, si è dato il via a una campagna di contrasto su tutto il territorio nazionale. Condotta con attenzione dai Carabinieri, a partire dal 10 agosto. Ciò che è emerso è una condizione generalmente ben nota, che però viene costantemente ignorata.

Su quasi mille aziende controllate, più della metà è risultata irregolare. Scendendo nel dettaglio, perché i numeri effettivi sono molto importanti, di 958 aziende passate in rassegna, ben 507 sono risultate non a norma, ovvero il 52,92%.

Ben 4960 posizioni lavorative verificate, di cui 1268 irregolari. Di queste, 346 posizioni erano “in nero”. Spazio inoltre anche per circa 30 minori. Tutto ciò ha portato a 145 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale. Bloccato dunque il 15,13% delle aziende ispezionate. Di queste, 75 per “lavoro nero”, 41 per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza, 29 per entrambe le ipotesi. A ciò si aggiungono 144 provvedimenti di diffida e 848 prescrizioni amministrative.

Il governo di Giorgia Meloni sembra però intenzionato a non abbandonare di colpo questa sfida di giustizia. Il ministero del Lavoro studia nuovi strumenti, che possano risultare più incisivi nella lotta al caporalato. Si valuta ad esempio l’estensione dell’assegno di inclusione alle vittime di questa condizione.