Direttiva case green, “bene l’elettrificazione dei consumi, ma non esiste nessun divieto per le caldaie a gas”

L'approvazione in via definitiva della direttiva case green pone trasformazioni radicali, ma con quali obblighi e tempi? Il chiarimento dell'ad di Vaillant Gherardo Magri

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Il 12 aprile un altro tassello del cosiddetto europeo “Pacchetto Fit for 55” è stato posizionato, e cioè l’approvazione in via definitiva, da parte dell’Ecofin, cioè il Consiglio dei ministri europei dell’Economia e delle Finanze, della cosiddetta direttiva case green.

La direttiva sulla prestazione energetica degli immobili, chiamata Epbd-Energy Performance of Buildings Directive, nata da una proposta della Commissione europea del 2021 e poi fortemente modificata da Parlamento e Consiglio, ha visto il voto a favore di 20 dei 27 Paesi membri della Ue. Si attende ora in Gazzetta Ue. L’Italia a guida Meloni ha invece votato contro, insieme all’Ungheria. Si sono invece astenute Croazia, Svezia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia.

Giusto per sgombrare subito il campo da ogni dubbio, non è vero che dal 2040 non potremo più avere caldaie a gas. La nuova normativa stabilisce che sarà vietato, dal 2040, produrle e venderle. La direttiva avrà però un forte impatto sui bonus casa, visto che i vari bonus oggi in scadranno alla fine del 2024: dal 2025 per acquistare una caldaia che funziona solo a metano non saranno più previsti incentivi.

Tra vantaggi e svantaggi, gli Stati membri potranno comunque decidere di non applicare le norme minime di prestazione energetica per alcune categorie edilizie: edifici protetti o dal particolare valore architettonico o storico, edifici adibiti a luoghi di culto, fabbricati temporanei con un tempo di utilizzo non superiore a 2 anni, siti industriali, officine ed edifici agricoli non residenziali a basso fabbisogno energetico, edifici residenziali che sono usati o sono destinati ad essere usati meno di 4 mesi all’anno o, in alternativa, per un periodo limitato dell’anno e con un consumo energetico previsto inferiore al 25% del consumo che risulterebbe dall’uso durante l’intero anno, fabbricati indipendenti con una superficie utile coperta totale inferiore a 50 mq e, infine, edifici delle forze armate o del governo e destinati a scopi di difesa nazionale.

Questo provvedimento si affianca ad un’altra misura che ha concluso il suo iter di approvazione un po’ prima, entrando in vigore lo scorso 11 marzo, cioè il nuovo Regolamento sui gas fluorurati. Se la direttiva Epbd avrà un impatto diretto sul comparto delle costruzioni e spingerà i 27 Stati membri dell’Unione europea ad avviare specifici piani di ristrutturazione ed efficientamento degli edifici esistenti, il Regolamento F-Gas (UE) 2024/573 delinea il futuro per i produttori di sistemi di riscaldamento in pompa di calore.

Il nuovo regolamento vieta l’utilizzo di gran parte dei gas refrigeranti fluorurati già a partire dal 2027: questo per l’effetto che questi gas hanno sul riscaldamento dell’atmosfera terrestre. “Il futuro per forza cambierà: le pompe di calore saranno basate su soli refrigeranti naturali, caratterizzati da un GWP (potenziale di riscaldamento globale) prossimo allo zero” spiega a QuiFinanza Gherardo Magri, ad di Vaillant. “Marzo 2024 è stato un mese di svolta per le politiche del Green Deal europeo”, il patto che punta a fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero.

Magri, entriamo nel merito della direttiva case green. C’è molto interesse nel capire quanto sia vincolante quanto è stato deciso…

Il testo è estremamente sfidante, considerando l’obiettivo di emissioni zero nel 2050. Sarà importante che la nuova legislatura europea, post elezioni di giugno 2024, valuti bene le sfide di questa nuova direttiva. Dopodiché, un ruolo fondamentale ce l’avranno i governi nazionali, che dovranno recepire localmente le indicazioni della direttiva entro 2 anni dalla pubblicazione del testo finale. Secondo un’analisi pubblicata da Ehpa-European Heat Pump Association, risultano in calo nel 2023 in tutta Europa le vendite dei sistemi in pompa di calore per il riscaldamento e la produzione di ACS. Mediamente, nei 10 Paesi analizzati da Ehpa, e cioè Austria, Danimarca, Germania, Finlandia, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Svizzera, il terzo trimestre 2023 ha visto un calo delle vendite del 14% rispetto al 2022. La direttiva case green è quindi da interpretare come positiva per il nostro comparto, in quanto va indubbiamente nella direzione dell’elettrificazione dei consumi.

Quali sono le principali novità contenute nel testo approvato?

Innanzitutto, rispetto alle precedenti versioni, si affiancano gli obiettivi legati al risparmio energetico e alle emissioni di CO2. Ad esempio, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030, ma si partirà con gli edifici pubblici, che dovranno rispettare questa indicazione già dal 2028. Sarà necessario ristrutturare, entro il 2030, il 16% degli edifici non residenziali e caratterizzati dalle peggiori prestazioni energetiche e un altro 26% entro il 2033, oltre a introdurre specifici requisiti minimi di prestazione energetica. L’obiettivo sarà ridurre l’energia primaria media usata di almeno il 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.

Un obiettivo che pone molte sfide che coinvolgeranno direttamente i produttori di sistemi per il riscaldamento, ma anche gli Stati Ue…

Sì, perché tutti e 27 saranno chiamati a presentare specifici piani per una graduale eliminazione dei combustibili fossili dai sistemi per il riscaldamento e il raffreddamento entro il 2040. Per l’Italia, sarà necessario attivarsi al più presto per una revisione delle piattaforme di incentivazione e detrazione in quanto, secondo il testo della nuova direttiva, a partire dal 2025 si limiterà l’accesso agevolato all’acquisto, per esempio, di sistemi di riscaldamento autonomi alimentati da soli combustibili fossili.

In molti parlano di un divieto specifico alla vendita delle caldaie a gas, ma non è così…

Non vige nessun divieto per le caldaie a gas. Il testo approvato della direttiva chiede agli Stati membri di impegnarsi a mettere fuori uso progressivamente le caldaie funzionanti a combustibili fossili, o meglio, si riferisce ai cosiddetti stand-alone boilers powered by fossil fuels, la cui definizione è ancora in discussione e necessita di più di un chiarimento. Inoltre, ci sarà la possibilità di optare per sistemi ibridi, che prevedono l’accoppiamento di caldaie a gas e pompe di calore, le quali, insieme ai sistemi in pompa di calore, saranno sicuramente incentivabili e detraibili.