Case Green, le tappe della direttiva, chi sarà coinvolto e come cambieranno i bonus

Dopo l'approvazione della plenaria del Parlamento dell'Ue, sorge la domanda su quali saranno le tempistiche degli obblighi e quali i possibili aiuti economici

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Con la ratifica definitiva della direttiva EPBD (Energy performance of buildings directive) relativa alle case green da parte del Parlamento europeo riunito a Strasburgo, emergono interrogativi sulle prossime mosse concrete. Tale direttiva stabilisce degli obiettivi specifici per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, mirando a un parco immobiliare nazionale energeticamente efficiente e a basse emissioni di carbonio, nonché alla conversione degli edifici attuali in strutture a zero emissioni entro il 2050.

Il cronoprogramma della direttiva delinea una sequenza di scadenze e traguardi cruciali, volti a incentivare la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica nel settore edilizio europeo, con un deciso orientamento verso la diminuzione delle emissioni di CO2 e l’incremento dell’utilizzo di energie rinnovabili.

Verso un Futuro a Zero Emissioni: Obiettivi e Scadenze della Direttiva “Case Green”

Con l’adozione di scadenze dal 2025 al 2050, la Direttiva “Case Green” mira a ridurre le emissioni, promuovere l’installazione di impianti solari e eliminare l’uso dei combustibili fossili, guidando l’Unione Europea verso un futuro a zero emissioni.

  • 2025: Fine degli incentivi sulle caldaie a gas
    Dal 1° gennaio 2025, cessano gli incentivi per l’acquisto e l’installazione di caldaie a gas. Fanno eccezione i sistemi ibridi e ad idrogeno.
  • 2025: Presentazione del piano di ristrutturazione
    Entro il 31 dicembre 2025, l’Italia deve presentare il suo Piano di Ristrutturazione alla Commissione Europea.
  • 2026: Installazione di impianti solari – Fase 1
    Entro il 31 dicembre 2026, tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con una superficie coperta superiore a 250 mq devono essere dotati di impianti solari.
  • 2027: Introduzione di valori limite GWP
    Dal 1° gennaio 2027, l’Italia deve pubblicare una tabella di valori che definisce i limiti di GWP per tutti gli edifici di nuova costruzione e stabilisce obiettivi a partire dal 2030.
  • 2027: Installazione di impianti solari – Fase 2
    Entro il 31 dicembre 2027, gli edifici pubblici con una superficie coperta superiore a 2000 mq e gli edifici non residenziali esistenti con una superficie coperta superiore a 500 mq devono essere dotati di impianti solari se sottoposti a ristrutturazioni significative.
  • 2028: Edifici pubblici a zero emissioni
    Dal 1° gennaio 2028, tutti i nuovi edifici pubblici devono essere a zero emissioni.
  • 2028 e 2029: Installazione di impianti solari – Fasi 3 e 4
    Entro il 31 dicembre 2028, gli impianti solari devono essere installati su tutti gli edifici pubblici con una superficie coperta superiore a 750 mq. Entro il 31 dicembre 2029, gli impianti solari devono essere installati su tutti i parcheggi coperti adiacenti agli edifici residenziali e su tutti i nuovi edifici.
  • 2030: Nuovi edifici a zero emissioni
    Dal 1° gennaio 2030, tutti gli edifici nuovi devono essere a zero emissioni. Si impone il calcolo del GWP per tutti gli edifici di nuova costruzione e si stabilisce che il 16% degli edifici non residenziali deve essere riqualificato entro il 2030.
  • 2030: Installazione di impianti solari – Fase 5
    Entro il 31 dicembre 2030, gli impianti solari devono essere installati su tutti gli edifici pubblici con una superficie coperta superiore a 250 mq.
  • 2033: Riqualificazione del 26% degli edifici non residenziali
    Dal 1° gennaio 2033, il 26% degli edifici non residenziali deve essere riqualificato e adeguarsi alla traiettoria di ristrutturazione stabilita.
  • 2035: Riduzione del consumo energetico
    Entro il 2035, il consumo medio di energia primaria nell’intero parco immobiliare residenziale deve diminuire di almeno il 20-22% rispetto al 2020.
  • 2040: Eliminazione graduale delle caldaie a gas
    Entro il 2040, si avvia l’eliminazione graduale dei combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffrescamento, con l’obiettivo di eliminare completamente le caldaie a combustibile fossile.
  • 2050: Neutralità climatica
    Entro il 2050, tutti gli edifici esistenti devono essere a zero emissioni, contribuendo così al raggiungimento della neutralità climatica.

Obiettivi zero emissioni e ristrutturazioni, le sfide per l’Italia

A partire dal 2028, i nuovi edifici non residenziali dovranno essere a emissioni zero, mentre per quelli residenziali l’obbligo scatterà dal 2030. Questo obiettivo è considerato relativamente semplice da raggiungere con le attuali tecniche costruttive, nonostante i costi siano superiori rispetto a quelli delle costruzioni tradizionali.

La vera sfida riguarda gli edifici già esistenti: sarà necessario ristrutturare il 15% di essi, selezionando tra il 43% delle strutture meno efficienti energeticamente, con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici complessivi del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per gli edifici non residenziali, si prevede una ristrutturazione di almeno il 16% entro il 2030 e del 25% entro il 2035.

Per tutti i Paesi dell’Ue è previsto un finanziamento complessivo di 152 miliardi di euro, che tuttavia non rappresentano un regalo, ma piuttosto fondi ridistribuiti da altre voci di spesa. La situazione dei conti pubblici italiani e le esperienze passate con il Superbonus non fanno presagire la possibilità di un significativo incentivo fiscale nazionale. L’Ecobonus ordinario, che in ambito condominiale può raggiungere il 75% di detrazione, ha funzionato bene per la sostituzione di infissi e caldaie, ma la riqualificazione energetica completa degli edifici è stata rara, poiché i proprietari consideravano non conveniente la spesa non coperta dal Fisco.

Sfide e dilemmi della riqualificazione energetica in Italia

Una delle criticità principali, se non la più importante, è che il sistema attuale non possiede la capacità industriale, intesa come la presenza di imprese qualificate e la disponibilità di materiali, necessaria per riqualificare cinque milioni di edifici. Quando le imprese e i materiali scarseggiano, i costi tendono a salire notevolmente.

Un altro aspetto fondamentale da risolvere riguarda l’assenza di una graduatoria nazionale che classifichi gli edifici in base alla loro efficienza energetica.

Il dilemma dell’efficienza energetica nelle abitazioni

Se la maggior parte dei costi per migliorare l’efficienza energetica degli immobili ricade sui proprietari, è improbabile che questi intraprendano i lavori di propria spontanea volontà. D’altro canto, imporre per legge tali interventi si scontra con la realtà politica: chi dovesse prendere una simile decisione, pur se fattibile, rischierebbe un elevato costo in termini di consenso elettorale.

Restare inerti, tuttavia, comporterebbe comunque una sanzione indiretta. Le case non sottoposte a ristrutturazione energetica vedrebbero un deprezzamento sul mercato immobiliare, ostacolandone la vendita. Tuttavia, questa prospettiva potrebbe non interessare a una vasta parte della popolazione che non ha intenzione di mettere in vendita la propria casa.

Criteri di esclusione: tra dubbi e incongruenze

Ai governi spetta il compito di definire i criteri di esclusione dall’obbligo di riqualificazione energetica. La prima bozza di direttiva proponeva di escludere:

  • Case di interesse storico e artistico: una scelta comprensibile
  • Abitazioni di dimensioni fino a 50 metri quadrati: un criterio illogico. Le case così piccole raramente sono edifici indipendenti, ma si trovano in condominio o in edifici plurifamiliari. Escluderle creerebbe un effetto “a macchia di leopardo” con spreco di risorse e incongruenze
  • Seconde case: definite come quelle in cui si vive per meno di quattro mesi all’anno. Anche qui sorgono dubbi: chi controllerebbe i giorni di permanenza? Inoltre, il problema rimane lo stesso delle case piccole: escluderle comporterebbe disparità e spreco di potenziale efficienza energetica.

Per quanto riguarda i condomini, è necessario rivedere le maggioranze richieste per approvare i lavori di riqualificazione energetica. Le regole attuali, ispirate al Superbonus, prevedono:

  • Un terzo dei millesimi
  • Metà degli intervenuti in assemblea

Queste maggioranze sono troppo basse per interventi costosi che non tutti i condomini potrebbero o vorrebbero affrontare. È auspicabile un innalzamento per tutelare la stabilità economica e il consenso dei condomini.

Bonus edilizi: conviene usarli subito o aspettare?

Dal 1° gennaio 2025 cambiano le regole per i bonus ristrutturazione: Ecobonus e Bonus Facciate scompaiono, mentre il bonus ristrutturazione passa dal 50% al 36% e il superbonus scende al 65%.

Dubbi sul da farsi: conviene sfruttare subito i bonus rimasti o aspettare di vedere come verranno applicate le nuove normative? E, con il possibile calo dei prezzi in edilizia, è meglio approfittare ora per ottenere un rimborso maggiore o attendere per spendere di meno?

Non esiste una risposta univoca: la scelta dipende da diversi fattori:

  • Urgenza dei lavori: se i lavori sono necessari e urgenti, potrebbe essere conveniente usufruire dei bonus attuali, anche con detrazioni maggiori
  • Costi e benefici: bisogna valutare il rapporto tra costi dell’intervento e detrazione ottenibile, considerando anche il possibile risparmio derivante da un intervento immediato
  • Impatto sulle famiglie: è fondamentale tenere a mente la propria capacità di spesa e l’impatto che il costo dell’intervento avrà sul proprio bilancio familiare

In ogni caso, è consigliabile:

  • Richiedere un preventivo dettagliato per avere una stima precisa dei costi dell’intervento
  • Consultare un esperto per valutare la convenienza di procedere con i lavori ora o attendere
  • Informarsi sulle nuove normative per comprendere appieno le modifiche apportate e le loro implicazioni

La direttiva “case green” per risparmiare e valorizzare la propria casa

Consumare meno significa risparmiare di più e aumentare il valore della propria abitazione. Per comprendere come raggiungere questo obiettivo secondo le nuove disposizioni normative, è opportuno partire dal risultato desiderato. La direttiva relativa alle “case green” sta rivoluzionando il metodo di valutazione dell’efficienza energetica degli edifici, uniformandolo in tutta l’Unione europea.

Il punto di riferimento per l’Attestato di Prestazione Energetica (APE) diventa il kWh/m2.a (chilowattora per metro quadro di superficie all’anno), che misura l’energia sotto forma di calore necessaria per mantenere una temperatura standard di 20°C all’interno di un metro quadro di superficie. Questa classificazione viene poi sintetizzata in lettere, da A a G.

Nel nuovo APE vengono considerati anche l’energia rinnovabile generata in loco, le emissioni di gas serra e il valore del Potenziale di Riscaldamento Globale (GWP).

L’APE del futuro identifica quindi gli edifici che riducono al minimo questi parametri. Il primo passo sarà l’eliminazione degli incentivi per le caldaie a gas metano entro il 2025, che attualmente godono di detrazioni fino al 50% o al 65% con sistemi di regolazione avanzata (articolo 17, comma 15).

Non è ancora chiaro se gli incentivi rimarranno per i gas “verdi”, come il biometano o l’idrogeno. Tuttavia, si prevede che gli impianti ibridi, che combinano una pompa di calore con una caldaia a gas, continueranno ad essere incentivati.

Per comprendere quali dispositivi riceveranno ancora incentivi, bisognerà attendere l’approvazione di due provvedimenti: l’Ecodesign, che stabilisce gli standard dei prodotti commercializzabili, e il regolamento F-Gas, che riguarda i gas sintetici utilizzati nelle pompe di calore. Al momento, persiste una certa incertezza.

Le caldaie attualmente in produzione potrebbero essere adattate con kit per utilizzare fino al 20% di idrogeno senza modifiche significative, sebbene ciò possa richiedere interventi più sostanziali per un utilizzo al 100%.

L’installazione di un sistema di produzione di energia completamente elettrico, alimentato da fonti rinnovabili, rappresenta la scelta teoricamente migliore, ma solo se l’edificio è adeguatamente isolato. Tuttavia, l’investimento necessario è più del doppio rispetto all’installazione di una caldaia tradizionale a metano, la cui commercializzazione (non l’uso) è prevista cessi entro il 2040.

Bonus edilizi: nuovi incentivi per pompe di calore e isolamento termico

Il governo Meloni si prepara ad affrontare la direttiva europea Case Green con nuovi bonus per l’efficienza energetica.

Secondo il Ministro Pichetto Fratin, l’obiettivo è sostituire i bonus caldaie, in scadenza nel 2024, con nuovi incentivi per l’installazione di pompe di calore e l’isolamento termico degli edifici.

Questi interventi sono necessari per rispettare la direttiva europea che impone una significativa riduzione dei consumi energetici entro il 2030. Il governo avrà dunque alcuni anni per adeguare le normative e sostenere i cittadini nella riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare italiano.

Direttiva Case Green: meno rigida, ma con nuovi impegni

La versione aggiornata delle direttive presenta un approccio meno rigido rispetto al passato; per esempio, non impone più l’obbligo di elevare tutti gli edifici alla classe energetica D entro il 2033. Nonostante ciò, rimangono degli obblighi e dei limiti che ogni nazione dovrà affrontare individualmente. Tra gli obiettivi fissati c’è la riduzione del 16% dei consumi energetici negli edifici residenziali entro il 2030. Questo richiederà interventi, in particolare sugli immobili che inquinano di più. Le agevolazioni fiscali entreranno in gioco per supportare questi lavori, anche se resta da definire la copertura finanziaria di tali incentivi.

La Direttiva Case Green e le sfide italiane

Pichetto ha espresso le sue preoccupazioni riguardo alla direttiva Case Green, sottolineando che essa “non tiene pienamente conto delle nostre specificità“. Ha evidenziato che i vincoli imposti dalla direttiva, almeno per quanto riguarda l’Italia (ma il problema potrebbe essere simile anche per la Francia), non considerano adeguatamente la struttura degli edifici, molti dei quali hanno più di settant’anni, né la situazione di frazionamento estremo della proprietà, considerando che oltre l’80% delle famiglie italiane possiede immobili. In sostanza, coordinare interventi su tutto il territorio nazionale potrebbe rivelarsi complicato, anche con l’ausilio dei bonus disponibili.

Sfide finanziarie e strategie per raggiungere gli obiettivi, il punto di vista del ministro Pichetto

Pichetto ha sottolineato la necessità di un “grande piano di intervento nazionale“, il cui finanziamento risulta difficile per il bilancio dello Stato italiano. I fondi europei, già assegnati in precedenza, rimangono invariati, quindi per finanziare le nuove agevolazioni sarà necessario ridurre altre spese o trovare fonti di finanziamento alternative. Tuttavia, Pichetto ha chiarito che non è prevista l’imposizione di sanzioni per incentivare il raggiungimento degli obiettivi.

Invece, si propone di raggiungere gli obiettivi attraverso stimoli fiscali, premiando in particolare l’installazione di pompe di calore e interventi di isolamento termico rispetto ad altre tipologie di interventi. Con la fine degli incentivi per le caldaie a gas nel 2025, potrebbero essere introdotte nuove agevolazioni per queste altre tipologie di lavori, rappresentando un primo passo per incentivare sempre più persone a migliorare l’efficienza energetica dei propri immobili.