Corte dei Conti, ritardi per la banda ultralarga: le regioni più indietro

La Corte dei Conti ha segnalato i ritardi per la banda ultralarga: in alcune regioni meno di un terzo dei comuni raggiunti

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Redazione

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La Corte dei Conti ha eseguito un’indagine sui risultati dei lavori di Open Fiber sul progetto di portare la banda ultralarga ai comuni italiani in aree bianche o bianchissime. Dallo studio si capisce che i lavori sono ancora molto indietro e soltanto poco più della metà delle case che dovevano essere coperte dalla rete in fibra ottica sono state raggiunte.

La situazione dei piccoli comuni varia però molto da regione a regione. Da una parte Sicilia e Friuli Venezia Giulia hanno una percentuale di copertura di oltre l’85%, mentre Liguria e Sardegna sono sotto il 30%.

Banda ultralarga: quali sono le aree meno coperte

I lavori per collegare le aree bianche e bianchissime d’Italia alla banda cosiddetta ultralarga procedono troppo piano secondo la Corte dei conti. Queste due designazioni identificano quelle zone del Paese in cui costruire un’infrastruttura a fibra ottica non sarebbe conveniente per le aziende.

Le aree bianchissime sono addirittura definite “a fallimento di mercato”, ma vi abitano comunque milioni di persone sparse in tutto il Paese. Senza un intervento statale queste sarebbero rimaste senza internet ad una velocità di almeno 30 megabit al secondo, fondamentale per molte operazioni in rete.

Nasce proprio per raggiungere queste zone il progetto banda ultralarga, che viene affidato nel 2016 a Open Fiber. Dopo vari ritardi però, soltanto il 54% delle case e il 62% degli edifici industriali e di pubblica amministrazione sono stati raggiunti. Un problema decisamente più serio in certe aree del Paese che in altre.

A passarsela peggio sono i piccoli comuni della Liguria. Soltanto il 25%, uno su quattro, è stato raggiunto dai cantieri di Open Fiber. Seguono Sardegna e Valle d’Aosta al 30%, Puglia al 31 ed Emilia Romagna al 39%. Oltre il 40%, ma comunque sotto alla media nazionale e in una situazione critica anche Piemonte e Marche.

Brillano invece per avanzamento dei lavori in cantieri in Sicilia, la regione più estesa d’Italia, e Friuli Venezia Giulia. In entrambi i casi però le due regioni superano l’85% ma non raggiungono nemmeno il 90% dell’obiettivo prefissato, rimanendo quindi indietro sulla tabella di marcia originale.

Perché Open Fiber non riesce a completare i lavori

Open Fiber non ha ricevuto trattamenti di favore da parte di Infratel, la società dello Stato committente dei lavori per raggiungere le aree bianche e bianchissime. Negli anni i ritardi nei lavori le sono costati 54 milioni di euro di penali per la violazione del contratto.

Le ragioni per questi rallentamenti sono diverse. Prima c’è stata la pandemia da Covid-19 che ha bloccato ogni cantiere per più di un anno. Subito dopo la guerra in Ucraina e la crisi della catena di produzione con il conseguente blocco del commercio globale hanno fatto alzare di molto i prezzi delle materie prime necessarie per portare a termine i lavori.

Infine, dal 2023, anche il Pnrr ha remato contro Open Fiber. Molte società hanno intrapreso grandi opere per conto dello Stato, finanziate dai fondi europei. Questo ha ridotto drasticamente la disponibilità di operai specializzati proprio nel settore in cui opera Open Fiber, rendendo ancora più complicati i lavori.