Per l’ennesima settimana si nota un miglioramento della situazione epidemiologica nel nostro Paese. Secondo il direttore della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Gianni Rezza, questo “è anche” conseguenza del successo della campagna vaccinale e delle misure comportamentali, “che sarà bene comunque continuare a rispettare”.
L’incidenza dei casi Covid scende ancora, e anche l’indice Rt mostra una tendenza alla diminuzione: come atteso dalla evidente discesa della curva della quinta ondata (non quarta come molti per settimane hanno scritto, perché l’Italia è avanti di una rispetto al resto d’Europa) siamo ben al di sotto di 1.
“Anche se il numero di infezioni è ancora elevato, tante sono ancora dovute alla variante Omicron che è prevalente al 99%, si nota una tendenza al miglioramento della situazione” spiega Rezza (qui gli 8 sintomi “spia” della variante Omicron e quando fare il tampone e qui i nuovi appena scoperti).
I nuovi dati Covid in Italia
E in effetti, osservando i dati dell’ultimo report Iss relativo al periodo 31 gennaio-6 febbraio, continua la discesa dell’incidenza settimanale a livello nazionale, arrivando sotto 1000 per 100mila abitanti: esattamente si fissa a 988, contro 1.416 della scorsa settimana.
L’Iss precisa tuttavia che la valutazione degli indicatori, tra cui l’incidenza settimanale, potrebbe essere meno affidabile a causa del forte ritardo di notifica di 7 Regioni. Detto questo, per i tempi che intercorrono tra l’esposizione al virus e lo sviluppo di sintomi e tra questi e la diagnosi e successiva notifica, verosimilmente molti dei casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione nella seconda decade di gennaio 2022.
Mentre una scoperta italiana fa luce sulle possibili cause delle polmoniti bilaterali da Covid, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 0,89, in diminuzione rispetto alla settimana precedente e al di sotto della soglia epidemica.
Il tasso di occupazione in aree mediche Covid a livello nazionale è in leggera diminuzione, pari al 28%. Il numero di persone ricoverate in queste aree è diminuito da 19.873 a 18.337, con un decremento dello 7,7%. Anche il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva continua a diminuire arrivando al 14,2%, rispetto al 16,0%: il numero assoluto di persone ricoverate in terapia intensiva diminuisce, passando da 1.549 a 1.376, con un decremento relativo dell’11,2%.
Quali fasce d’età sono più colpite adesso
La fascia di età che registra il più alto tasso di incidenza settimanale è ancora una volta quella 0-9 anni, con un’incidenza pari a 1.966 per 100mila abitanti, subito seguita dalla fascia d’età 10-19, dove si registra un’incidenza pari a 1.591 per 100.00 abitanti, entrambe però in continua diminuzione rispetto alle settimane precedenti.
Al momento, l’incidenza più bassa, ma sempre molto elevata, si rileva nelle fasce di età 70-79 con un’incidenza di 435 e 80-89 con incidenza 465, anch’esse in diminuzione rispetto alla settimana precedente.
Solo in Italia, sono oltre 2 milioni e mezzo di bimbi e adolescenti contagiati dal Covid. Dall’inizio dell’epidemia al 9 febbraio sono stati diagnosticati e riportati al sistema di sorveglianza integrata 2.528.024 casi nella popolazione 0-19 anni, di cui 13.632 finiti in ospedale, 323 ricoverati in terapia intensiva e 44 deceduti.
Nella fascia 5-11 anni, in cui la vaccinazione è iniziata il 16 dicembre 2021, al 9 febbraio si registra una copertura con una dose pari a 13,8% e con due dosi pari a 21,5%.
L’Iss ribadisce ancora una volta che l’elevata copertura vaccinale, in tutte le fasce di età, anche quella 5-11 anni, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la terza dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie più fragili, rappresentano strumenti necessari a mitigare l’impatto soprattutto clinico dell’epidemia, anche sostenuta da varianti emergenti.
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Stop al vaccino 6 mesi-5 anni: ecco perché
Per quanto riguarda i vaccini alla fascia dei bimbi più piccoli, dai 6 mesi ai 5 anni, dovremo attendere un pochino. Pfizer e il suo partner tedesco BioNTech hanno annunciato l’intenzione di ampliare i dati da sottoporre all’FDA americana, l’agenzia del farmaco Usa, sul vaccino anti-Covid nei bimbi dai 6 mesi ai 4 anni.
Sui piccoli under 5 “la sperimentazione è in corso”, spiegano Pfizer e BioNTech in una nota, e i dati sulle prime due dosi da 3 microgrammi in questa fascia d’età vengono condivisi con la FDA su base continuativa. I casi continuano ad accumularsi secondo il protocollo di studio e vengono generate via via più informazioni perché i tassi di infezione e malattia rimangono elevati nei bambini di questa età, soprattutto a causa del recente aumento della variante Omicron.
Siccome nel dicembre 2021 Pfizer e BioNTech avevano annunciato che il trial in corso valuterà una terza dose da 3 µg da somministrare almeno 2 mesi dopo la seconda, e considerando che lo studio sta avanzando a un ritmo rapido, hanno deciso di attendere i dati delle tre dosi, continuando a ritenere che” questo schema “possa fornire un livello di protezione più elevato in questa fascia di età”.
Per questo l’ente regolatorio statunitense ha rinviato la riunione precedentemente in programma il 15 febbraio. Le due aziende prevedono che le nuove informazioni saranno disponibili “a inizio aprile”.
Mortalità nei non vaccinati: ecco i dati
Sono stati pubblicati anche nuovi dati sulla mortalità per Covid, che ancora una volta parlano chiarissimo: tra i non vaccinati è 23 volte più alta rispetto a chi è protetto con la terza dose.
Secondo quanto scrivono gli esperti Iss, il tasso di mortalità per Covid standardizzato per età per i non vaccinati è di 103 decessi per 100mila abitanti ed è 9 volte più alto rispetto a quello dei vaccinati con ciclo completo da meno di 120 giorni (12 decessi per 100mila abitanti) e 23 volte più alto rispetto a quello dei vaccinati con booster (4 decessi ogni 100mila).
I nuovi colori delle Regioni da lunedì 14 febbraio
Guardando alle situazioni regionali, 4 Regioni o Province autonome sono classificate a rischio alto, di cui 3 a causa dell’impossibilità di valutazione per incompletezza dei dati inviati e 1 per la presenza di molteplici allerte di resilienza. Si tratta di:
- Sicilia
- Abruzzo (non valutabile)
- Calabria (non valutabile)
- Sicilia (non valutabile)
1 è classificata a rischio moderato per la presenza di molteplici allerte di resilienza:
- Sardegna.
Le restanti 16 Regioni sono classificate a rischio basso. Tra queste, 2 sono però ad alta probabilità di progressione a rischio moderato:
- Toscana
- Umbria.
Ma vediamo intanto quali regioni cambiano colore da lunedì 14 febbraio. Nel giorno di San Valentino, a cambiare colore sono 2 regioni. Entrambe vanno in giallo, ma in senso inverso:
- il Molise, prima in zona bianca, passa in giallo
- la Sicilia, prima in zona arancione, passa in giallo.
Ecco dunque la nuova mappa a colori:
- zona bianca: Basilicata e Umbria;
- zona gialla: Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto e Province autonome di Trento e di Bolzano;
- zona arancione: Valle d’Aosta, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Marche.
Ricordiamo che le Regioni e le Province autonome possono comunque adottare specifiche ulteriori disposizioni restrittive, di carattere locale.