A soli 4 giorni dall’annuncio di un cambio di rotta in casa Cavalli, ecco che chiude dopo ben 51 anni la storica fabbrica di Roberto Cavalli a Sesto Fiorentino. Dopo che nell’ultimo anno le collezioni erano state disegnate da un team interno, la maison ha scelto un nuovo direttore creativo che prenderà il posto di Peter Dundas e del suo successore Paul Surridge: si tratta di Fausto Puglisi, che dovrebbe portare aria di innovazione. Dopo il lancio nel brand system grazie a Dolce & Gabbana, Puglisi ha vestito alcune delle più grandi star, come Beyoncé e Madonna. Tutto questo però accade in un momento estremamente delicato per l’azienda storica. Lo stabilimento del brand di moda chiude, a distanza din un anno dall’annuncio, la sede di Sesto Fiorentino.
La storia del brand Roberto Cavalli
Roberto Cavalli aveva fondato la sua maison a Firenze nel 1970. Il nonno, Giuseppe Rossi, è stato un artista macchiaiolo, il cui talento era tale da portare alcune delle sue opere a essere esposte persino nelle sale del prestigioso museo toscano degli Uffizi. Il padre, Giorgio, fu tragicamente ucciso dai nazisti nel 1944. Nei corso dei primi anni Settanta Cavalli brevettò un procedimento di stampa su pelle e cominciò a creare patchwork di materiali e colori. Hermès e Pierre Cardin furono tra i primi a interessarsi ai suoi lavori.
Nel 1970 iniziò a presentare al Salon du Prêt-à-Porter di Parigi la prima collezione col suo nome. Portò sulle passerelle il suo jeans di denim stampato, fatto di intarsi di pelle, broccati e stampe animalier. Nel 2015 Cavalli ha ceduto poi la maison al fondo Clessidra, che nel 2019 ha presentato domanda di concordato preventivo: nell’autunno dello stesso anno l’azienda viene rilevata dalla società Vision Investment di Dubai, controllata dal magnate Hussain Sajwani.
Che fine fanno marchio e lavoratori
“Una perdita enorme di competenze, professionalità, lavoro per il territorio” la definiscono Filctem Cgil e Femca Cisl, che con i pochi lavoratori rimasti hanno lanciato un appello alle istituzioni affinché non si ripetano vicende analoghe e si faccia il punto sulla situazione dei lavoratori, sia di quelli che si trasferiranno al Nord sia di quelli, la grande maggioranza, che hanno dovuto optare per l’uscita.
Su 170 lavoratori totali sono solo 30 circa ad avere accettato il trasferimento a Milano. A parte chi già proveniva dalla Lombardia, la stragrande maggioranza degli altri ha accettato il piano sociale ed è oggi alla ricerca di un lavoro. Con l’operazione sono così usciti gli ultimi 20 lavoratori rimasti a Sesto Fiorentino, una perdita gravissima se si pensa che fino al 2016 lo stabilimento accoglieva 350 lavoratori.
Non si conoscono ancora le sorti dell’ex sede toscana del brand, che potrebbe anche sarebbe destinata a rimanere legata alle attività produttive, ma in bilico potrebbe anche esserci secondo i sindacati il futuro stesso del marchio Cavalli.
I sindacati hanno chiesto ora un incontro con la proprietà per conoscerne il piano di rilancio. Sul piano produttivo i volumi sembrano essere molto bassi, e i dipendenti sembrano più impegnati nella vendita nei canali outlet delle rimanenze che nelle attività di sourcing.