Come funziona la comunione dei beni

Scopri quali sono le funzionalità della comunione dei beni, i suoi vantaggi e quando sceglierla

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Silvia Baldassarre

Avvocato Civilista

Iscritta all'Ordine degli Avvocati di Milano nel 2011 dopo il conseguimento della laurea in Giurisprudenza a pieni voti, ha maturato esperienza professionale in diversi studi civilistici di Milano.

Quando stiamo per sposarci, tra le tante cose che siamo chiamati a scegliere vi è anche il regime patrimoniale della coppia. Ciò si traduce nella domanda che capita di sentirsi rivolgere prima di convolare a nozze: comunione o separazione dei beni? Scegliere uno dei due regimi è molto importante ed ha ovviamente delle conseguenze sulla vita dei coniugi.

In questa guida andremo quindi a capire, in sintesi, le reali differenze tra comunione e separazione dei beni, analizzandone i notevoli effetti nel breve e nel lungo periodo.

Comunione o separazione dei beni: quando fare la scelta

La scelta tra la comunione dei beni e la separazione dei beni dovrà essere comunicata al termine di tutte le procedure necessarie per il matrimonio. Andremo quindi a darne comunicazione congiunta davanti all’ufficiale di stato civile nel caso il matrimonio venga celebrato in Comune, o davanti al sacerdote se si è scelto il rito religioso in Chiesa. Al termine della cerimonia, che sia civile o religiosa, la decisione dei due coniugi verrà annotata sull’atto di matrimonio, che disciplina anche gli aspetti economici della coppia.

Se al momento delle nozze non avremo ancora scelto, allora scatterà automaticamente la comunione dei beni, non a caso conosciuta anche come comunione legale. Nel caso in cui i coniugi volessero modificare il regime di comunione o separazione dei beni scelto in origine, possono farlo in qualsiasi momento, ma con un atto pubblico. In questo caso sarà necessario contattare un notaio e chiedere la sua assistenza.

Questo chiaramente implica una successiva spesa, per questo motivo è consigliabile ponderare bene la scelta prima della celebrazione del matrimonio.

Comunione dei beni: cosa succede scegliendola

In Italia, come già detto, il regime legale dei rapporti patrimoniali tra i due coniugi è in automatico quello della comunione dei beni. Se gli sposi non si pronunciano diversamente si troveranno in regime di comunione legale dei beni, e tutto quello che acquisteranno dopo il matrimonio sarà di proprietà comune al 50%, a prescindere da chi ha effettivamente pagato l’acquisto. Vi è comunione dei beni quando gli acquisti compiuti in costanza di matrimonio diventano beni di proprietà comune, salvo alcune eccezioni. Rientrano in comunione legale anche le aziende costituite e gestite da entrambi, i loro debiti, gli utili e gli incrementi delle aziende in comproprietà. Ciò non riguarda invece quei beni considerati espressamente personali dalla legge.

Tutti i beni che sono stati acquistati prima del matrimonio rimarranno di conseguenza di esclusiva proprietà del coniuge che già li possedeva. A non cadere nella comunione sono anche i beni che vengono acquistati da uno dei coniugi per il proprio lavoro e quelli che sono frutto di eredità e donazioni. Allo stesso modo, l’art. 179 del Codice Civile stabilisce che non entrano in comunione neanche i cosiddetti beni personalissimi oltre a quelli già elencati, ovvero i beni di uso strettamente personale di ciascun coniuge ed i loro accessori, quelli ottenuti a titolo di risarcimento del danno, e la pensione legata alla perdita parziale o totale della capacità lavorativa.

Comunione legale: vantaggi e svantaggi

Il principale vantaggio della comunione legale dei beni è da ricercarsi nella sua stessa natura. Essendo un regime automatico in caso di matrimonio, non necessita infatti di ulteriori formalità per essere effettivo. Senza contare che viene tipicamente visto come il regime proprio della “famiglia”, perché i beni di ognuno dei coniugi divengono di entrambi. Uno degli svantaggi è invece il non poter disporre dei beni in modo autonomo senza l’accordo e il consenso scritto dell’altro coniuge. Infatti nel caso dei beni in comunione ciascuno dei coniugi può amministrare i beni in modo autonomo, ma qualora dovessero essere compiute delle scelte che riguardano tali beni, ci deve essere il consenso di entrambi. In più, la comunione non protegge dagli eventuali debiti contratti da uno dei due coniugi, e in caso di separazione o divorzio i beni andranno divisi a metà. Si tratta insomma di un regime adatto a chi dispone di un piccolo patrimonio personale, e collabora in parti più o meno uguali al mantenimento della famiglia.

Quali sono gli effetti della separazione dei beni

Per scegliere la separazione dei beni è richiesta una dichiarazione di volontà da parte di entrambi i coniugi, che può essere conclusa direttamente al momento del matrimonio o successivamente con un atto pubblico notarile. In questo caso, ciascuno degli sposi è proprietario esclusivo di tutti i beni acquistati autonomamente, sia prima che dopo le nozze. Un regime che garantisce di riflesso una maggiore flessibilità nelle scelte economiche della nuova famiglia, senza imporre alcun limite nella gestione del patrimonio. Ciò che si è creato insieme e ciò che è cointestato viene naturalmente diviso in parti uguali. Resta fermo l’obbligo comune di contribuire al mantenimento della famiglia previsto dal codice civile.

Pro e contro della separazione dei beni

A differenza della comunione dei beni, il regime di separazione non necessita della firma di entrambi i coniugi nel momento in cui si voglia sottoscrivere un atto. Ciò elimina di fatto la doppia firma, così come la possibilità che il creditore di uno dei due possa rivalersi sui beni dell’altro. Inoltre, in caso di separazione o di divorzio, sarà più semplice la gestione ed eventuale divisione del patrimonio, per quanto ciò potrebbe andare a svantaggio del coniuge economicamente più debole.

Si tratta insomma di un regime che conviene a chi ha un’impresa commerciale: in caso di fallimento o debiti, l’altro coniuge e i suoi beni non vengono coinvolti; è preferibile anche per il coniuge che ha figli avuti in altro matrimonio o convivenza: in caso di morte, la separazione dei beni semplificherebbe la successione ed eviterebbe magari dei conflitti tra coniuge e figli.