Come funziona la comunione dei beni

Scopri quali sono le funzionalità della comunione dei beni, i suoi vantaggi e quando sceglierla

Quando stiamo per sposarci, tra le tante cose da fare siamo chiamati a scegliere anche il regime patrimoniale della nostra nuova famiglia. Ciò si traduce nella fatidica domanda che tutti ci siamo sentiti fare prima di convolare a nozze: comunione o separazione dei beni? Scegliere uno dei due regimi è molto importante, ed ha ovviamente delle conseguenze sulla vita dei coniugi. In questa guida andremo quindi a capire le reali differenze tra comunione dei beni e loro separazione, analizzandone i notevoli effetti sul breve e sul lungo periodo.

Comunione o separazione dei beni: quando fare la scelta

La scelta tra la comunione dei beni e la separazione dei beni dovrà essere comunicata al termine di tutte le procedure necessarie per il matrimonio. Andremo quindi a darne comunicazione congiunta davanti all’ufficiale di stato civile nel caso il matrimonio venga celebrato in Comune, o davanti al sacerdote se si è scelto il rito religioso in Chiesa. Al termine della cerimonia, che sia civile o religiosa, la decisione dei due coniugi verrà annotata sull’atto di matrimonio, che disciplina anche gli aspetti economici della coppia.

Se al momento delle nozze non avremo ancora scelto, allora scatterà automaticamente la comunione dei beni, non a caso conosciuta anche come comunione legale. Stando alla legge, è comunque possibile cambiare idea e andare a modificare gli accordi anche dopo la celebrazione delle nozze. Il procedimento è piuttosto agevole: ci basterà rivolgerci ad un notaio per comunicare il passaggio dalla comunione legale alla separazione dei beni o viceversa, e sarà lui a provvedere all’apposita annotazione nell’atto matrimoniale.

Comunione dei beni: cosa succede scegliendola

In Italia, come già detto, il regime legale dei rapporti patrimoniali tra i due coniugi è in automatico la comunione dei beni. Se gli sposi non scelgono nulla, sono di conseguenza in regime di comunione legale dei beni, e tutto quello che acquisteranno dopo il matrimonio sarà di proprietà comune al 50%, a prescindere da chi li ha effettivamente pagati. Rientrano in comunione legale anche le aziende costituite e gestite da entrambi, i loro debiti, gli utili e gli incrementi delle aziende in comproprietà. Ciò non riguarda invece quei beni considerati espressamente personali dalla legge.

Tutti i beni che abbiamo acquistato prima del matrimonio rimarranno di conseguenza di nostra esclusiva proprietà. A non cadere nella comunione dei beni sono anche i beni che vengono acquistati da uno dei coniugi per il proprio lavoro e quelli che sono frutto di eredità e donazioni. Allo stesso modo, l’art. 179 del Codice Civile stabilisce che non entrano in comunione neanche i cosiddetti beni personalissimi oltre a quelli già elencati, ovvero i beni di uso strettamente personale di ciascun coniuge ed i loro accessori, quelli ottenuti a titolo di risarcimento del danno, e la pensione legata alla perdita parziale o totale della capacità lavorativa.

Comunione legale: vantaggi e svantaggi

Il principale vantaggio della comunione legale dei beni è da ricercarsi nella sua stessa natura. Essendo un regime automatico in caso di matrimonio, non necessita infatti di ulteriori formalità per essere effettivo. Senza contare che viene tipicamente visto come il regime proprio della “famiglia”, perché i beni di ognuno dei coniugi divengono di entrambi. Uno degli svantaggi è invece il non poter disporre dei beni in modo autonomo senza l’accordo e il consenso scritto dell’altro coniuge. In più, la comunione non protegge dagli eventuali debiti contratti da uno dei due coniugi, e in caso di separazione o divorzio i beni andranno divisi a metà. Si tratta insomma di un regime adatto a chi dispone di un piccolo patrimonio personale, e collabora in parti più o meno uguali al mantenimento della famiglia.

Separazione dei beni: effetti

Per scegliere la separazione dei beni è richiesta una dichiarazione di volontà da parte di entrambi i coniugi, che può essere conclusa direttamente al momento del matrimonio o successivamente con un atto pubblico notarile. In questo caso, ciascuno degli sposi è proprietario esclusivo di tutti i beni acquistati, sia prima che dopo le nozze. Un regime che garantisce di riflesso una maggiore flessibilità nelle scelte economiche della nuova famiglia, senza imporre alcun limite nella gestione del patrimonio. Ciò che si è creato insieme viene invece diviso in parti uguali, fermo restando l’obbligo comune di contribuire al mantenimento della famiglia.

Pro e contro della separazione dei beni

A differenza della comunione dei beni, il regime di separazione non necessita della firma di entrambi i coniugi nel momento in cui si voglia sottoscrivere un atto. Ciò elimina di fatto la doppia firma, così come la possibilità che i creditori di uno dei due vada a rivalersi sui beni dell’altro. Inoltre, in caso di separazione o di divorzio, non sussisterà alcun problema nel dividere equamente i beni acquistati prima o dopo il matrimonio, per quanto ciò potrebbe andare a svantaggio del coniuge economicamente più debole. Si tratta insomma di un regime che dovrebbero scegliere coloro che svolgono un lavoro autonomo o a carattere imprenditoriale.