Con elevata probabilità, uno dei traguardi che pare essere più irraggiungibile alla maggior parte degli italiani è proprio la pensione. Con tutte le riforme in atto, scoprire quando si potrà andare finalmente in pensione non è più così semplice! Quindi: come fare il calcolo della pensione per scoprire quando arriverà il meritato riposo?
Su QuiFinanza trovi gli strumenti per calcolare l’età pensionabile e il reddito della pensione. In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza, scoprendo quali sono i metodi di calcolo per la pensione e le principali modalità pensionistiche in atto con le nuove riforme.
Indice
Differenza tra il sistema contributivo e il sistema retributivo
Risulta impossibile effettuare il calcolo della pensione se non si ha ben chiaro il regime cui si appartiene: contributivo, retributivo o misto. Questo tipo di sistema non influisce soltanto sulla somma mensile percepita dal cittadino, ma anche sull’età pensionabile.
Il regime pensionistico contributivo consta in un assegno mensile calcolato in base all’ammontare dei contributi effettivamente versati dal cittadino nell’arco della sua vita lavorativa. I contributi accantonati – definiti “montante contributivo” – sono convertiti in rendita in base all’età di pensionamento in rapporto alle aspettative di vita.
Il regime pensionistico retributivo consta invece ad un assegno mensile calcolato in base alle ultime retribuzioni ottenute dal lavoratore. Si tratta sicuramente di un sistema più vantaggioso per il pensionato.
Dal sistema retributivo al contributivo, passando per il sistema misto
Fino al 1995, il metodo pensionistico vigente era quello retributivo. A causa della sempre maggiore aspettativa di vita della popolazione, questo sistema di pensionamento inizia a diventare troppo oneroso per le casse dello Stato. Così, mediante quella oggi conosciuta come la Riforma Dini, viene dato il via ad un sistema misto. Ancora considerato eccessivamente oneroso, nel 2011 – grazie alla Riforma Fornero, anche conosciuta coma Manovra lacrime e sangue – è stato abolito il sistema misto per adottare il sistema contributivo. Ciò ha provocato un innalzamento dell’età pensionabile e alleggerito di molto gli assegni previdenziali dei pensionati italiani.
Al momento, ci troviamo di fronte – nuovamente – ad un sistema misto. Questo prevede che, per i lavoratori con almeno 18 anni di contributi maturati entro 31 dicembre 1995, si applica il metodo retributivo per gli anni fino al 31 dicembre 2011 e contributivo per gli anni successivi. Mentre, per i lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, si applica il retributivo fino al 1995 e il contributivo per gli anni successivi.
Attuale sistema di calcolo della pensione
L’importo cui ammonta la propria pensione è dipendente da tantissimi fattori, i quali sono strettamente legati al singolo lavoratore:
- Numero totale degli anni di contributi;
- Anni di contribuzione antecedenti il 1996;
- Anni di contributi successivi il 1996;
- Età di uscita dal lavoro (per via dei coefficienti di trasformazione);
- Retribuzioni percepite durante la carriera.
Al momento, considerata la necessità di avere una base di almeno 38 anni di montante contributivo, sarebbe impossibile andare in pensione con il sistema contributivo: dal 1996 sono passati soltanto 25 anni. Va da sé che, chi va in pensione o è in procinto di andarci, potrà andare in pensione con il calcolo del sistema misto.
L’attuale metodo di calcolo della pensione, quindi, prevede:
- calcolo contributivo (L. n. 335/1995): si basa sulla contribuzione accreditata, rivalutata annualmente, e sull’età dell’interessato (si applicano infatti dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo in assegno pensionistico, valori che, espressi in percentuale, aumentano con l’età);
- calcolo retributivo o reddituale: si basa sulle settimane contribuite di un determinato periodo di riferimento e sugli ultimi o migliori anni di stipendio o reddito.
- Si parla di calcolo misto della pensione laddove si attui una combinazione dei due principali sistemi di calcolo vigenti presso l’INPS, retributivo e contributivo. Sistemi similari, con gli stessi principi di calcolo, ma diversi parametri di riferimento, risultano comunque vigenti presso le casse professionali.
In deroga a questo meccanismo c’è un vantaggio per chi ha una carriera pari o più lunga di 18 anni di versamenti prima del 1996 (per chi ha iniziato a maturare contributi nel 1978). In questo caso il diritto al calcolo retributivo vale per tutti gli anni di carriera fino al 31 dicembre 2011, mentre per i successivi anni si passa al calcolo contributivo.
Come effettuare il calcolo della pensione su sistema misto
Come abbiamo visto, il calcolo pensionistico basato sul sistema misto è suddivisibile in due parti: quella retributiva e quella contributiva, da calcolare separatamente.
- Calcolo per il sistema retributivo
Si calcola facendo una media delle retribuzioni percepite e vale circa il 2% per ogni anno di carriera.
- Calcolo per il sistema contributivo
Si accantona annualmente una quota destinata ai contributi. Per i lavoratori dipendenti si mette da parte il 33% della Retribuzione Annua Lorda, la cosiddetta RAL.
Il derivato da questo calcolo viene passato per i cosiddetti coefficienti di trasformazione, parametri che permettono di trasformare il montante dei contributi in pensione. I coefficienti cambiano in base all’età di uscita dal lavoro: più si è giovani all’accesso alla pensione, meno favorevoli all’assegno previdenziale sono questi coefficienti.
Sotto, una tabella che riporta i coefficienti di trasformazioni aggiornati.
Età di pensionamento | Coefficienti |
57 | 4,186% |
58 | 4,289% |
59 | 4,399% |
60 | 4,515% |
61 | 4,639% |
62 | 4,770% |
63 | 4,910% |
64 | 5,060% |
65 | 5,220% |
66 | 5,391% |
67 | 5,575% |
68 | 5,772% |
69 | 5,985% |
70 | 6,215% |
71 | 6,466% |
La mia pensione futura: l’Inps mette a disposizione un simulatore
Per effettuare un calcolo coerente del proprio assegno pensionistico senza perdersi in calcoli complicati, l’Inps mette a disposizione di tutti un simulatore per calcolare la propria pensione e l’età pensionabile.
Simulare la propria pensione è facile e immediato. Tutto ciò che dovrete fare sarà andare sul sito ufficiale dell’Inps e accedere alla pagina dedicata a La mia pensione futura: simulazione della propria pensione. Si tratta di un servizio gratuito che permette di simulare quale sarà presumibilmente la pensione al termine dell’attività lavorativa. Il calcolo si basa sulla normativa in vigore e su tre elementi fondamentali: età, storia lavorativa e retribuzione/reddito.
Stando a quanto riportato dall’Inps, possono usufruire del servizio:
- i lavoratori con contribuzione versata al Fondo pensioni lavoratori dipendenti;
- i lavoratori con contribuzione versata alla Gestione Separata;
- gli iscritti alla Gestione Dirigenti di aziende industriali;
- i lavoratori con contribuzione versata agli altri fondi e gestioni amministrate dall’INPS.
Si tratta di un servizio completo che, con pochi e semplici “click”, permette di:
- controllare i contributi che risultano versati in INPS e comunicare all’Istituto i periodi di contribuzione mancanti tramite la funzionalità di segnalazione contributiva;
- conoscere la data in cui si matura il diritto alla pensione di vecchiaia o anticipata;
- calcolare l’importo stimato della pensione “a moneta costante”, cioè a prescindere dall’andamento dell’inflazione;
- ottenere una stima del rapporto fra la prima rata di pensione e l’ultimo stipendio (tasso di sostituzione);
- ipotizzare la sospensione del lavoro, inserendo la data in cui interrompere l’attività lavorativa;
- modificare la previsione del PIL futuro (+1,5% oppure +1% di incremento annuo nel medio-lungo termine) e il proprio andamento retributivo/reddituale annuale (da 0% – assestato a 5% – brillante);
- scegliere il fondo su cui basare la simulazione.
Come accedere al prepensionamento?
Prevista dal 1° gennaio 2012, in sostituzione della pensione di anzianità, la pensione anticipata permette (lo dice la parola stessa) di anticipare l’età anagrafica del pensionamento, a patto che si rispettino specifici requisiti contributivi.
Questi ultimi, tuttavia, variano a seconda del momento a partire dal quale i contributi pensionistici sono stati accreditati, se prima o dopo il 1° gennaio 1996.
Anzianità contributiva al 31 dicembre 1995
Chi possiede un’anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 può accedere alla pensione, a prescindere dall’età anagrafica, con:
- 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne;
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
Si precisa inoltre che i requisiti citati sono congelati fino al 31 dicembre 2026.
A fronte dell’accesso alla pensione, tuttavia, è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente, eccezion fatta per quanti continuano a lavorare con orario part-time. Nessuna interruzione di contratto è invece necessaria per le attività di lavoro autonomo.
Anzianità contributiva dal 1° gennaio 1996
Coloro che sono in possesso di anzianità contributiva dal 1° gennaio 1996 possono accedere alla pensione anticipata:
- al compimento dei 64 anni di età (uomini e donne), requisito comunque soggetto agli adeguamenti demografici dal 2025;
- in presenza di un minimo di contribuzione effettiva di 20 anni (senza considerare i contributi figurativi);
- a patto che l’ammontare mensile della pensione sia almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale, quest’ultimo pari per il 2023 ad euro 1.409,16.
Anche per la categoria di lavoratori in parola è richiesta, ai fini dell’accesso alla pensione, la cessazione del rapporto di lavoro dipendente.