Rinviato il via libera al Codice della strada: polemiche su autovelox e sicurezza

Slitta ancora il via libera al nuovo Codice della strada: la riforma attira ancora tante polemiche e l'opposizione alza il muro sulle norme criticate

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Nuovo rinvio al via libera del nuovo Codice della strada voluto dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini. L’esame finale della riforma, infatti, slitta nuovamente a causa delle forti polemiche causate da alcune norme previste, con l’opposizione e anche le famiglie delle vittime della strada che incrociano le braccia puntando il dito contro il ministro e vicepremier.

A tanti, infatti, non vanno a genio le norme contenute nel nuovo Codice, che sembra essere di “maglia larga” per la sicurezza stradale, mentre si fa stringente per chi preferisce muoversi “ecologicamente” in bicicletta o monopattino.

Slitta il via libera al Codice della strada

Matteo Salvini è certo che l’ok definitivo arriverà entro qualche giorno, ma allo stato attuale delle cose il Codice della strada non decolla. A frenare il via libera alla Camera sono le tante polemiche sul testo della riforma, che lascia scontente le forze politiche e le famiglie delle vittime.

Il testo, infatti, doveva procedere all’esame finale a Montecitorio, ma dopo le critiche ha subito una frenata e resta in stallo. Ora la riforma dovrà essere votata alla Camera e successivamente passare in seconda lettura in Senato.

Le critiche al nuovo Codice

A far accendere gli animi, e quindi le conseguenti polemiche, sono alcune norme contenute nel nuovo Codice voluto da Matteo Salvini. Su tutte quelle via via sempre più assenti sulla sicurezza stradale, con gli autovelox “criminalizzati”, riferisce il Movimento 5 Stelle, e il no alle zone 30 nelle città.

Ma a far storcere il naso sono anche i nuovi limiti per i neopatentati, così come il pugno duro usato contro bici e monopattini. Il M5s, infatti, attacca: “La riforma griffata Salvini tiene le maglie larghe in tema di sicurezza stradale, criminalizza l’autovelox facendolo passare come macchina spilla-soldi, demonizza le zone 30, va di pannicello caldo con i limiti per i neopatentati. L’unico pugno di ferro lo si mette in atto nei confronti dei cittadini che scelgono di muoversi in bici o monopattino”.

Per questi, infatti, il Codice prevede l’obbligo di targa, casco e assicurazione. In poche parole come fosse un mezzo come auto o moto per potere circolare.

Il Partito democratico poi denuncia la bocciatura degli emendamenti sui dispositivi obbligatori sugli angoli ciechi dei mezzi pesanti. Una norma definita sacrosanta dai dem che avevano l’obiettivo di “combattere una delle principali cause di morte sulla strada”, con tanto di numeri che testimoniano ogni anno 200 morti per questo motivo.

E le associazioni delle vittime della strada chiede addirittura la riscrittura del testo, con l’obiettivo di essere ascoltati nella stesura delle norme. In particolare la richiesta è quella di rivedere il nuovo Codice della strada per quanto riguarda il tema dei limiti di velocità.

La posizione del Mit sul mancato ok

E dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture non tarda ad arrivare la risposta alle polemiche delle ultime ore. Temi, quelli del mancato via libera al Codice alla Camera, che vengono definiti “sconcertanti e appaiono come l’ennesimo tentativo della sinistra di dire sempre e solo No”.

Il dicastero ha sottolineato che la riforma “è frutto di numerosi confronti, anche con decine di associazioni e soggetti istituzionali”.