Ecco il primo NFT sostenibile: è italiano (ma qualcosa è andato storto)

Dopo appena 48 ore dal lancio dei "Tokens for Nature", WWF UK ha annullato il suo esperimento di vendita di NFT ecologici

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Sulla carta, l’idea lanciata a inizio anno dalla sezione UK del WWF di finanziarsi grazie alla vendita di token non fungibili (NFT), sembrava geniale, ma è tornata indietro come un boomerang. Dopo la pioggia di critiche lanciata dagli ambientalisti, il WWF ha dovuto abbandonare il suo progetto e ritirare i “Tokens of Nature” dopo appena 48 ore dal lancio sul mercato.

L’ambizioso “Tokens of Nature”

Il progetto del WWF era quello di creare una collezione digitale raffigurante tredici delle specie animali in pericolo di estinzione. Tra queste: il rinoceronte bianco settentrionale, il leopardo dell’Amur e la vaquita. Per ogni specie, il numero di NFT disponibili era legato al numero approssimativo di animali rimasti in natura.

Il 12,5% di ogni vendita di un NFT “Tokens of Nature” sarebbe stato destinato al lavoro di conservazione globale dell’organizzazione, che consiste nell’aiutare a proteggere il futuro delle specie in via di estinzione e dei loro habitat a rischio.

Il WWF, per dare maggiore risalto alla sua collezione ha sfruttato le comunità di due popolari progetti NFT, CyberKongz e World of Women, oltre al mercato NFT OpenSea, in modo da offrire esperienze e opere d’arta esclusive per le rispettive comunità.

Per cercare di mantenere un approccio sostenibile, il WWF aveva scelto la rete blockchain di Polygon che garantisce un consumo minimo di energia per utilizzare la sua blockchain. Prevendendo che il suo progetto di vendere NFT avrebbe attirato le preoccupazioni di coloro che si oppongono agli NFT e, in generale a tutta la tecnologia blockchain perché non sostenibile a livello ambientale, il WWF aveva anche realizzato sul suo sito una pagina che spiegava nel dettaglio la sostenibilità del progetto. Pagina che ora non esiste più e se si prova a raggiungerla si approda a una pagina di errore 404.

Tuttavia, nonostante tutti i suoi sforzi e le sue migliori intenzioni, la collezione è stata aspramente criticata su Twitter e, molti utenti hanno minacciato di cessare le loro donazioni in favore del WWF, questo perché, “creare una collezione NFT va contro tutto ciò che rappresenta l’associazione”.

Cosa sono gli NFT

I token non fungibili, NFT sono la mania più recente del mondo delle criptovalute e stanno guadagnando sempre più attenzione mainstream, tanto che alcuni NFT vanno all’asta anche per milioni di euro.

Un NFT è un certificato digitale unico, scritto in blockchain, che dimostra la proprietà di oggetti da collezione, siano essi digitali o fisici. La maggior parte degli NFT utilizza la tecnologia di Ethereum che, dopo a Bitcoin, è la criptovaluta più inquinante al mondo. Infatti, l’attività di mining per “estrarre” le monete virtuali, richiede grandi quantità di energia e a notevoli emissioni di CO2.

Il rapporto tra Polygon e Ethereum

Come detto, il WWF per produrre i sui NFT aveva deciso di appoggiarsi a Polygon che utilizza una cosiddetta blockchain di Layer-2 legata alla rete Ethereum. Sebbene Polygon affermi che le transizioni sulla sua blockchain utilizzino pochissima energia, non tiene conto dell’inquinamento prodotto da Ethereum per convalidare le sue transazioni.

Ethereum è una criptovaluta estremamente inefficiente dal punto vista energetico. Infatti, l’attività di mining per generare ETH, è estremamente lenta e necessità di numerosi computer dedicati a questa attività che, per funzionare correttamente, non possono essere mai spenti perché devono eseguire costantemente le operazioni. Per dare un’idea su quanto incida negativamente Ethereum sull’ambiente, è stato calcolato che il suo impatto annuale di CO2 è paragonabile a quello di una città come Singapore.

Blockchain di Layer-2, come funziona

Abbiamo già detto che Polygon si basa su una blockchain di Layer-2, ma che cos’è esattamente? I Layer-2 sono applicativi costruiti sopra una “blockchain madre”, pensati per migliorare la scalabilità, l’efficienza e la velocità della “blockchain madre”. Un Layer-2 comporta lo spostamento di una parte dell’onere transazionale di un protocollo blockchain su una blockchain adiacente. Il Layer-2 ha quindi lo scopo di gestire il peso dell’elaborazione dei dati e di riportarli successivamente alla blockchain principale per finalizzare la transazione.

Per semplificare la spiegazione è utile fare un esempio. Si può pensare alla blockchain Layer-2 di Polygon come a una sorta di corsia per il carpooling aggiunta all’autostrada Ethereum. Mentre i passeggeri nella corsia di carpooling potrebbero essere individualmente responsabili di un minor numero di emissioni rispetto alle persone che guidano da sole sul resto dell’autostrada, l’aggiunta di una nuova corsia crea nuovo spazio sull’autostrada per la auto più inquinanti.

Allo stesso modo le soluzioni Layer-2 funzionano in tandem con la loro blockchain principale e, quando quella blockchain è molto energivora, crea più inquinamento. Questo è quanto sostiene Alex de Vries, analista della banca centrale olandese ed esperto di blockchain che in più occasioni ha manifestato le sue preoccupazioni contro le criptovalute e l’enorme quantità di energia che richiedono per essere prodotte.

Le critiche e la retromarcia del WWF

Subito dopo il lancio dei “Tokens of Nature”, il WWF UK è stato subissato su Twitter da una pioggia di critiche provenienti dal mondo ambientalista. Infatti, in molti hanno criticato la scelta di vendere NFT per raccogliere fondi per sostenere i suoi progetti. Visti i numerosi commenti negativi, la sezione britannica del WWF ha deciso chiudere il progetto e sospendere la vendita di NFT dopo appena 48. Inoltre ha dovuto rimborsare gli utenti che li avevano già acquistati.

Dopo il ritiro dei “Tokens of Nature”, il WWF ha cercato di stemperare gli animi attraverso un comunicato stampa in cui ammetteva di aver sottovalutato la questione “ambientale” e come, prima di imboccare la strada di questo mercato, dovuto valutare meglio la situazione e che farà tesoro dei suoi errori per il futuro.